di Luca Battaglia – PCI, Federazione di Torino
Sette uomini pronti a decidere il futuro di altri sette miliardi. Le strategie economiche globali passano in questi giorni per Torino, o meglio per la Reggia di Venaria, e il dissenso viene continuamente tacitato o bellamente ignorato perché nulla possa disturbare il manovratore.
Il PCI sceglie per tanto di ritrovarsi sugli stessi temi a due passi dalla torre d’avorio nel quale si esilieranno gli strateghi dell’internazionale dello sfruttamento.
Il terreno è di quelli difficili, la disoccupazione ha abbassato parecchio il livello minimo di diritti a cui i lavoratori non sono disposti a rinunciare, il “job-act” ha fatto il resto.
Oggi si può essere licenziati senza giusta causa, con pretesti economici anche bislacchi. Lo testimoniano durante la serata alcuni lavoratori della Comital, l’azienda a lungo produttrice degli allumini Cuki e Domopak acquistata e fatta chiudere da un concorrente francese, e un gruppo di addette dei servizi in appalto della stessa Reggia che si sono viste tagliare di un terzo i salari dal nuovo aggiudicatario.
La risposta delle associazioni padronali è un cocktail di tecnologia e lavoro precario dal roboante nome di Industria 4.0. Non a caso Giorgio Cremaschi, primo a intervenire dopo i saluti di Pietro Bellino e Giustino Scotto d’Aniello (segretari di Venaria e della Regione Piemonte), parla proprio di “una bolla di bugie costruita negli ultimi 35 anni e diventata oramai senso comune. Un processo iniziato con la marcia dei quarantamila e la sconfitta di Mirafiori del 1980 che utilizza i giovani come scusa per truffare tutti, giovani e vecchi. Tutta la legislazione del lavoro nel mondo dei G7 punta ormai a togliere potere individuale, inattivando le garanzie dell’Art. 18, e collettivo, con la riduzione della rappresentanza sindacale”.
“La precarietà – prosegue il rappresentante di Eurostop – è uno strumento per ricattare il lavoratore e costringerlo ad accettare sempre meno tutele. In questa narrazione irrompono ogni tanto però delle notizie che fanno ben sperare, come quella che vede i piloti Ryanair mettere in questi giorni la compagnia aerea con le spalle al muro”.
Il giuslavorista Piergiovanni Alleva, responsabile nazionale Lavoro del PCI, specifica che: “La chiave per la distruzione dei contratti di lavoro sta anche nel far credere che solo la solidarietà verticale, quella del datore nei confronti del dipendente, funzioni. Un trionfo del paternalismo che ha aperto la strada agli abusi dei contratti a tempo determinato. Ammortizzatori sociali che puntavano a salvaguardare anche la continuità occupazionale, come la cassa integrazione, vengono oggi sostituiti dalla Naspi, un sussidio assolutamente non rivolto alla tutela sociale avendo come pre-requisito la perdita del posto di lavoro. Quello che serve è una proposta per tornare al lavoro dignitoso, la nostra è di ridurre da cinque a quattro i giorni a chi lavora e coprire gli spazi aperti con nuove assunzioni”.
Gli interventi proseguono con il segretario provinciale di Rifondazione (nonché componente della direzione nazionale) Ezio Locatelli. “Le ricette neoliberiste non riescono a farci uscire dalla crisi e il rischio è quello di uno stato di guerra permanente. Basti pensare alle crisi migratorie e a come vengono trasformate in valvole di sfogo. Noi dobbiamo marciare uniti e pretendere che al centro della discussione vengano rimessi i diritti dei lavoratori”.
Giusi Greta Di Cristina, coordinatrice della serata, passa il microfono a Fosco Giannini, responsabile esteri del PCI, per le conclusioni politiche. “Quello del G7 è il gruppo che dagli anni ’70 in poi ha prodotto l’orrore nel mondo. Alle loro scelte si deve il processo iperliberista che divarica le condizioni di privilegio dei pochi da quelle sempre più difficili delle masse. Il nostro compito è di avanzare un progetto per questo paese che argini la violenza sanguinaria del capitalismo. Le risorse economiche che oggi impegniamo per mantenere le basi Usa e Nato sul nostro territorio nazionale sarebbero più che sufficienti per invertire la rotta”.
“Quello in corso è un vero e proprio colpo di stato transazionale del grande capitale contro i diritti dei lavoratori. Siamo di fronte a un movimento per la pace debolissimo e una crescente subordinazione atlantica del PD, un partito che si candida a colmare il vuoto lasciato 25 anni fa dalla Democrazia Cristiana. Per questo dobbiamo lavorare, già partendo da questo tavolo, a un’alternativa sociale e politica, alla ricostruzione di un’opposizione di classe di massa”.
Si chiude così una serata molto partecipata, punto di partenze per organizzare una contrapposizione più forte e unitaria dei comunisti al G7 e al capitalismo internazionale.