USA/UNESCO. Il Pci condanna la scelta USA di uscire dall’UNESCO

Unesco

di Fosco Giannini, segreteria nazionale PCI, responsabile dipartimento esteri

Il PCI condanna recisamente la scelta del presidente Donald Trump e dell’Amministrazione USA di uscire dall’Unesco (l’organizzazione delle Nazioni Unite – NU- avente il compito di promuovere la collaborazione scientifica, la cultura e l’istruzione nel mondo e, dunque, le relazioni pacifiche fra i popoli e gli Stati) e stigmatizza e denuncia con forza gli argomenti utilizzati per tale uscita: il fatto che l’Unesco avrebbe, secondo Washington, “un pregiudizio anti israeliano”. Il PCI critica profondamente l’argomentazione USA a partire da un rilievo concreto: tutta la storia dell’ultimo mezzo secolo dimostra, in verità, che, al contrario da quanto affermato da Trump, sono gli USA ad aver sempre agito sulla base di un doppio, nefasto e sanguinario pregiudizio ciecamente filo israeliano e antipalestinese, che ha portato gli USA ad essere complici dello sterminio, della diaspora e delle sofferenze del popolo palestinese perpetrati da Israele, nonché primi sostenitori del suo riarmo, anche nucleare, e della sua politica imperialista nel Medio Oriente.

A dimostrazione di una linea di continuità imperialista che unisce i vari presidenti USA, la Casa Bianca aveva già smesso di finanziare l’Unesco dal 2011, dopo la decisione dell’organizzazione delle NU di includere in sé la Palestina come Stato membro. L’attuale scelta di Trump di uscire dall’Unesco – che radicalizza e porta alle estreme conseguenze quella del 2011 di non finanziare quest’ala delle NU – è stata presa in seguito alle recenti risoluzioni Unesco, dirette a condannare quella politica israeliana volta ad estendere sempre più i propri, illegittimi, violenti ed impuniti insediamenti nei territori della Cisgiordania e alla decisione assunta dalla stessa organizzazione delle NU, nello scorso luglio, diretta a definire il centro storico di Hebron, nei Territori Palestinesi Occupati da Israele nella Cisgiordania, come “World Heritage Site”, cioè un territorio del patrimonio dell’umanità, ratificando così l’illegalità di quell’ occupazione militare d’Israele che anche in questo territorio genuflette a sé il popolo palestinese.

Il PCI leva la sua voce indignata contro l’ulteriore e gravissima mistificazione degli USA: da criticare non è, infatti, l’Unesco, che sulla questione della brutale politica degli insediamenti israeliani aggiunge la propria condanna a quella di tanta parte del mondo: da criticare aspramente e sul piano planetario devono essere sia Israele, che con la politica degli insediamenti illegittimi estende e rafforza la propria occupazione sui territori palestinesi, innalza il già altissimo livello di sofferenza del popolo di Palestina e porta colpi mortali ad ogni processo di pace e gli stessi Stati Uniti d’America, sempre inclini a parteggiare per gli usurpatori e mai per i popoli colpiti per la loro ricerca di giustizia e libertà.

In questo contesto e conseguentemente alla gravissima scelta di Trump di far uscire gli USA dall’Unesco, scelta che acutizza ancor più un quadro internazionale già pericolosamente segnato dalle pulsioni di guerra degli USA e della NATO, non è apparsa di certo sorprendente la decisione di Israele di seguire immediatamente gli USA nella loro decisione. C’è, casomai, da rimarcare lo “stile” attraverso il quale questo accodamento è avvenuto, uno stile che la dice lunga sulla natura dell’alleanza USA e Israele e chiarisce quanto Israele abbia bisogno degli USA per perpetrare la propria lotta cieca contro il popolo palestinese e quanto gli USA abbiano bisogno di Israele come proprio cane da guardia militare per tutto il Medio Oriente.

Subito dopo la dichiarazione di Trump relativa all’uscita degli USA dall’Unesco, infatti, l’ambasciatore di Israele nell’organismo delle NU, Carmel Shama-Hacohen, ha prontamente raccomandato al capo di governo israeliano, Benjamin Netanyahu, di “unirsi prontamente e rapidamente alla scelta USA”, raccomandazione subito fatta propria, naturalmente, dal governo israeliano.

Di fronte a tutto ciò, di fronte all’ennesimo atto politico irresponsabile e violento dell’Amministrazione Trump, il PCI auspica una reazione, in Italia, delle forze comuniste, di sinistra e democratiche volta a condannare le scelte degli USA e di Israele e solidarizzare con il popolo palestinese e la sua lotta. E ciò tanto più di fronte alle prime reazione del mondo filo israeliano italiano, come quella dell’autorevole e molto televisivo (pour cause) giornalista Paolo Mieli, che dalle colonne del Corriere della Sera sembra già invitare il governo italiano a seguire le orme degli USA e di Israele.

Da parte sua, il PCI sente il dovere politico e morale di dichiarare la propria, totale, solidarietà all’Ambasciata Palestinese in Italia, all’Ambasciatrice Mai Alkalia e a tutto il popolo palestinese in lotta.

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