SIRIA: GLI USA ANCORA A CACCIA DI PETROLIO. IL PCI CONDANNA GLI ENNESIMI ATTI DI GUERRA DI TRUMP E SI SCHIERA A FIANCO DEL GOVERNO ASSAD E DEL POPOLO SIRIANO

di Juri Carlucci, Dipartimento esteri PCI

Chi è il legittimo presidente della Repubblica italiana? Sergio Mattarella. Chi è il legittimo presidente della Repubblica francese? Emmanuel Macron. Chi è il legitimo presidente della Repubblica Araba di Siria? Bashar al-Assad. Si parte da qui, da nozioni elementari, per capire quale sfregio stia subendo il diritto internazionale in questi anni in Medioriente, ed in particolare in Siria, nel caos che da sette anni regna in Siria grazie alla destabilizzazione inoculata dagli Stati Uniti d’America, amministrazione Obama. Bashar al-Assad, partito Ba’th, ha stravinto le elezioni del 2014, a cui hanno preso parte dopo 50 anni, diversi partiti. Metà della comunità internazionale non ha trovato di meglio da fare che non riconoscere, in piena guerra civile, tale elezione, l’altra metà però l’ha fatto: Cina, Russia, India, Venezuela, Brasile, Sud Africa… etc. Cosa dovrebbe fare un legittimo presidente se non tenere uniti i popoli che dimorano in uno Stato? Se non tenere saldo il comando cacciando con la forza i terroristi e gli attori stranieri ,appunto estranei ed invasori? Se non salvaguardare le risorse naturali, le finanze e l’ economia nazionale ? Dovrebbe o no difendere la propria storia, la propria cultura e i propri confini territoriali? La verità è che il Governo siriano, chiedendo alla Federazione russa, vecchio alleato dai tempi dell’ Unione sovietica, di schierare l’aviazione e i migliori equipaggiamenti militari, ha mandato in tilt i piani di Washington, che aveva orchestrato l’ennesima “primavera araba” per installare un governo fantoccio a Damasco, in chiave anti-iraniana, per spartirsi in seguito la ricca torta delle esportazioni di greggio e gas.

Le cause della guerra in Siria, insomma, sono sotto gli occhi di tutti. Un attacco, un complotto delle forze reazionarie occidentali e delle lobby del petrolio, dei governi capitalisti e guerrafondai che da 200 anni cercano di spartirsi il mondo.

La Federazione russa, intervenendo massicciamente in Siria su preciso invito del legittimo governo di Damasco, ha dichiarato nelle scorse settimane “Vittoria”, ritirando quasi tutte le sue truppe, lasciando in alcune zone l’aviazione a sorvegliare. Ma la guerra non è affatto terminata ovunque. Sacche di ribelli ben foraggiati si addensano ad Idib. Dovrebbero avere armi scadenti, usurate e di corta gittata; invece, all’inizio di febbraio, il mondo si accorge che questi “ribelli” riescono nell’impresa di buttare giù un caccia russo che volava ad oltre tremila metri di altezza. Il pilota russo, eiettandosi, ha lottato sino alla fine, ma caduto in territorio nemico è stato brutalmente ucciso. Il vice presidente della Commissione Difesa e Sicurezza del Consiglio della Federazione russa, Franz Klintsevich, accusa: “I MANPADS, cioè i Man-portable air-defense systems, in possesso dei miliziani ribelli siriani, sono stati forniti dagli Stati Uniti attraverso paesi terzi”. La risposta su Idib è tuttora in corso.

La Siria è una sola. I fronti di guerra aperti sono ancora tanti. Uno di questi è Deir ez-Zor. Una città e un governatorato sopraffatto dalla guerra civile, sottomesso sino alla riconquista avvenuta nel novembre del 2017, agli uomini affiliati al cosiddetto Califfato. Qui è tornata a sventolare la bandiera siriana dopo centinaia di morti e un lunghissimo assedio. Qui a Deir ez-Zor ci sono i pozzi petroliferi. La guerra in Siria passerà ai libri di storia come la guerra per il controllo degli idrocarburi. Nelle scorse settimane, nella zona, duri scontri tra i militari dell’esercito governativo siriano e le “forze siriane democratiche” hanno incendiato nuovamente l’aria. Quel petrolio è petrolio siriano che deve essere gestito dal legittimo governo siriano. La scena è stata apocalittica. Le truppe militari di Assad, recatesi in massa nei pressi di Deir ez-Zor per riprendere il totale controllo sull’estrazione del greggio, sono state barbaramente trucidate a centinaia dall’aviazione USA. Un massacro. In questa zona contesa vigono in questi mesi accordi di intesa per regolare il periodo post-bellico e per evitare appunto che ci rimetta la pelle qualcuno, ma qui vi è stato un atto vigliacco ed indegno. Nessuna strategia militare: gli Stati Uniti hanno passato per le armi un battaglione di uno stato sovrano! Immediatamente la stampa a libro paga USA, dandone notizia, ha sussurrato che anche la Russia sapeva, che anche la Russia era d’accordo, che insomma gli alti gradi militari russi hanno preso in cabina di regia le decisioni in tempo reale mentre lo zio Tom premeva il grilletto. FALSO. Vi proponiamo la dichiarazione del Ministero della Difesa russa, che non ammette smentita: “L’incidente ha dimostrato ancora una volta che il vero scopo della permanenza illegale degli Stati Uniti in Siria non è più quello di combattere lo Stato islamico, ma la conquista e il controllo delle risorse economiche appartenenti alla Siria”.

Il congresso del Dialogo Nazionale Siriano. Un capitolo importante lo lasciamo alla diplomazia che sta cercando di far tornare il sole sulla Siria senza estromettere nessuno dei siriani che ha preso parte, governo ed opposizione, alla guerra. Il passo più avanzato è avvenuto di recente in Russia, a Sochi, dove Putin e Lavrov, capo della diplomazia, sono riusciti nell’intento di mettere (quasi) tutti intorno al tavolo dei negoziati, con una sorpresa. Un esercito di 1.511 delegati siriani sono arrivati nella città russa di Sochi per partecipare al Congresso nazionale di dialogo siriano con 107 di loro che rappresentano la cosiddetta opposizione esterna: lo ha riferito il comitato organizzatore del congresso. La maggior parte dei delegati, ha spiegato il comitato, sono arabi ma sono rappresentati anche altri gruppi etnici tra cui curdi, assiri, yazidi, armeni, circassi, ceceni, daghestani, abkhazi, turcomanni e drusi. La sorpresa, oltre i numeri importanti è stata la presenza, inaspettata, dell’Ambasciatore Staffan De Mistura, Alto rappresentante ONU per la Siria. Cosa significa? Significa forse che la sfida dell’ONU a USA e Francia (che cerca di far incriminare Assad e non farlo rieleggere) è stata così consegnata? E’ la prima volta che una conferenza sulla Siria riesce ad andare in porto, anche se non è risolutiva. Lo schiaffo più duro lo prende Israele, che aveva cercato in tutti i modi di orientare l’azione delle passate conferenze sulla Siria e di imporre la cacciata di Assad e l’instaurazione di un “protettorato” NATO a Damasco. Staffan de Mistura è l’unico diplomatico che poteva fare un passo così deciso. Una conferenza di pace, quella di Sochi, che si è chiusa con un documento congiunto, primo passo per ristabilire pace fra i popoli che vivono in Siria.

 

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