di Francesco Maringiò, Direzione nazionale PCI
Il presidente della Repubblica del Nepal, Bidhya Devi Bhandari, ha dato l’incarico a Khadga Prasad Sharma Oli, presidente del Partito comunista del Nepal marxista-leninista unificato (Cpn-Uml), per la formazione del nuovo governo. Le elezioni si sono celebrate il 26 novembre ed il 7 dicembre scorso ma la nomina della presidenza è stata ritardata dalla Commissione Elettorale che ha atteso anche il rinnovo della camera alta del parlamento, avvenuta la settimana scorsa.
Nella prima tornata sono stati eletti i 275 membri della Camera dei Rappresentanti, mentre nella seconda i 59 membri dell’Assemblea Nazionale perché il Nepal, dopo la costituzione promulgata nel 2015 è diventato una Repubblica democratica federale bicamerale, in cui sono stati devoluti molti dei poteri nazionali alle sette province, che devono tuttavia ancora scegliere il proprio nome (al momento sono indicate sui documenti ufficiale con un numero che va da 1 a 7), la capitale e negoziare il budget con Kathmandu. Passaggi, questi, molto delicati e che potrebbero riaccendere disordini etnici e proteste.
Alle elezioni del novembre e dicembre scorso i comunisti del Cpn-Uml si sono uniti con il Partito Comunista Nepalese – Centro Maoista guidato da Pushpa Kamal Dahal (conosciuto col nome di Prachanda) nell’Alleanza di Sinistra, che ha vinto 174 seggi alla Camera dei rappresentanti (l’unica che vota la fiducia; in particolare, i comunisti hanno conseguito 121 seggi, mentre i maoisti 53), ed hanno preso la maggioranza in sei delle sette province. A questi si aggiunge la grande maggioranza di 39 seggi della camera alta (rispettivamente 27 eletti tra le fila dei comunisti e 12 in quelle dei maoisti). Oltre ai partiti dell’Alleanza di Sinistra, gli altri che hanno superato lo sbarramento del 3% nella quota proporzionale sono stati il Partito del Congresso (che esprimeva il premier uscente, partito sul quale l’India ha una forte ascendenza) il Rastriya Janata (molto legato alla regione del Terai) e il Forum socialista federale (un partito federalista e socialista). Inoltre, prima dell’avvio della legislatura, verranno nominati 3 membri dal Presidente.
Quello che nascerà, in base all’articolo 76, comma 2, della Costituzione sarà, dunque, un esecutivo di coalizione.
Si tratta comunque di un fatto storico: i comunisti del Cpn-Uml (il cui partito partecipa regolarmente ai meeting dei partiti comunisti ed al network Solidnet e che sono molto attivi nella promozione di incontri internazionali e nella rivitalizzazione di organizzazioni comuniste internazionali di massa come il Consiglio Mondiale della Pace e la Federazione Mondiale della Gioventù Democratica) ed i Maoisti si sono spesso trovati su sponde opposte in parlamento ed il processo di riavvicinamento (che oltre alle elezioni riguarderà anche l’unità tra i due partiti) rappresenta un lungo processo politico che affonda le radici nella storia del paese e che vede nella fine del lungo periodo di guerriglia maoista avvenuto nel 2006 il suo punto di svolta. Infatti la democrazia parlamentare è stata adottata nel 1990 ma la lotta contro la monarchia (che per due secoli ha rappresentato la sola forma di governo del paese) è proseguita fino al 2008, quando venne abolita dopo un lungo periodo di lotta politica e militare che ha spesso visto le due organizzazioni su fronti diversi. Proclamata la repubblica, c’è stato un lungo processo politico per la scelta e l’adozione della nuova costituzione (avvenuta nel 2015), con una dialettica politica molto articolata. Quello che verrà formato sarà il primo governo dopo l’adozione della nuova costituzione dove, attraverso l’elezione per il parlamento federale e le assemblee statali, i singoli Pradesh ed i loro gruppi etnici esprimeranno i loro rappresentati.
L’alleanza tra Cpn-Uml e Npc-Mc è la prima tappa di un processo che porterà, nelle intenzioni dei dirigenti e dei militanti delle due organizzazioni, ad un’unica organizzazione. Per tali ragioni è stato scelto di allearsi alle elezioni, scegliere un sistema di nomina del premier a rotazione ed eleggere una commissione congiunta che studierà questioni inerenti agli aspetti ideologici e politici che dovranno essere affrontati nel corso del processo unitario.
Ho avuto l’onore di conoscere K.P. Oli (come è comunemente conosciuto il nuovo premier) nel corso di un viaggio in Nepal nel 2012. Al centro dell’analisi del leader comunista c’era il processo costituzionale, che avrebbe portato alla stabilità del paese sconvolto da anni di guerra e l’avvio di una politica economica che permettesse al paese di svilupparsi (il Nepal è uno dei paesi più poveri al mondo). Tutto ciò accompagnato da una visione internazionale attenta e precisa, anche nell’individuazione della politica che il paese deve adottare per non essere condizionato dai due giganti continentali che la cingono ai confini.
Nato in una famiglia di bramini, K.P. Oli ha iniziato giovanissimo la sua militanza politica ed ha trascorso 14 anni in carcere in quanto oppositore della monarchia allora al potere. Dopo la liberazione è diventato dirigente del Partito comunista del Nepal marxista-leninista unificato ed è entrato in parlamento. È stato ministro degli esteri (1994-1995, 2006-2007), vice primo ministro (2006) e primo ministro (ottobre 2015-agosto 2016).
La sua elezione a premier rappresenta una speranza per il popolo nepalese per scrivere una nuova pagina della storia del paese e dare stabilità alla nuova democrazia himalaiana. Le difficoltà sono tante, a partire dalla necessaria opera di ricostruzione, dopo il terribile incidente che ha ucciso 9.000 persone e distrutto intere aree del paese.
L’Asia si conferma ancora una volta una regione interessante, dove si determinano gran parte degli equilibri mondiali, soprattutto nel passaggio egemonico tra un mondo segnato dall’egemonia statunitense ad un nuovo equilibrio di poteri che vede il protagonismo di paesi guidati da forze comuniste (o comunque non omologate a l’ordine mondiale internazionale) e popolari.
Il Partito Comunista Italiano si congratula con Partito comunista del Nepal marxista-leninista unificato per il successo nelle elezioni e con il compagno Khadga Prasad Sharma Oli per la sua elezione a premier. Le sfide sono immense a partire dalla promozione della pace, della stabilità e dello sviluppo del paese, ma soprattutto siamo convinti che il principale contributo dei compagni nepalesi sia quello di riuscire a costruire una società più inclusiva e più prospera, dando stabilità al processo democratico e costruendo una pagina nuova ed importante della democrazia del paese.