di Bruno Steri, Comitato Centrale PCI
In queste ore, il Presidente degli Stati Uniti e il suo establishment stanno decidendo circa la possibilità di un intervento bellico diretto contro la Siria di Bashar al Assad, il cui esercito è accusato di aver utilizzato armi chimiche nei confronti della popolazione civile. Sui media occidentali si moltiplicano resoconti e foto che documenterebbero i terribili effetti di tale uso. La Russia sostiene ufficialmente che si tratta di notizie false (false flag), per nulla inaspettate in quanto preparate e alimentate da tempo: segnatamente, da quando l’esercito siriano, sostenuto da Russia e Iran, ha conseguito successi decisivi contro i cosiddetti “ribelli” e le bande di tagliagole presenti nel Paese mediorientale (concretamente supportate da Usa e Israele). Siamo dunque tornati davanti al medesimo bivio davanti a cui l’umanità si era trovata nel 2013, quando l’allora Presidente Obama fu sul punto di intervenire militarmente in Siria, anche allora sollecitato da una forte campagna propagandistica che denunciava l’uso di armi chimiche da parte delle truppe di Assad: un intervento cui Obama rinunciò essendo dissuaso dai suoi consiglieri e dall’apparato di intelligence, dopo che il MIT di Boston provò che l’attacco chimico era stato originato nel territorio controllato dai “ribelli”. D’altra parte sappiamo che la Siria ha dismesso il suo arsenale di armi chimiche a partire dal 2013 proprio sotto il controllo di Usa e Onu. Così come sappiamo che i rappresentanti siriano e russo all’Onu hanno più volte denunciato il possesso di tali armi da parte dei gruppi ribelli.
Per questo diffidiamo di campagne “buoniste” dietro cui spuntano le sagome di missili e bombe. In questi ultimi due decenni sono stati troppi i conti che non tornano. Con il pretesto di impedire l’uso di “armi di distruzione di massa” (con un Segretario di Stato, l’ineffabile Colin Powell, che andava agitando in pieno Consiglio di Sicurezza dell’Onu una bottiglietta di antrace quale prova del possesso di armi biologiche da parte dell’Iraq di Saddam Hussein, prova rivelatasi fasulla) è stato compiuto il genocidio di un popolo (mezzo milione di morti civili iracheni, secondo PLOS Medicine). Stessa tecnica pseudo-propagandistica per preparare l’opinione pubblica all’intervento in Libia, un’aggressione che ha letteralmente spianato un Paese lasciandolo preda di miseria e scorribande tribali: si denunciava l’esistenza di fosse comuni (indicate come contenenti a migliaia gli oppositori di Gheddafi), le stesse che si rivelarono poi cimiteri ordinari e vecchie sepolture. E così via mentendo sino ai nostri giorni, in cui si alza il tiro e per il “caso Skripal” si mette sul banco degli imputati la stessa Russia: ma poi si finisce nel ridicolo, con il Primo Ministro inglese Teresa May e Boris Johnson, Segretario di stato per gli Affari Esteri, sbugiardati dagli stessi scienziati militari inglesi i quali hanno rifiutato di certificare le accuse a Putin.
Ed ora siamo daccapo. Qualcuno dovrà pur urlare a Donald Trump: il popolo italiano non vuole nuove avventure belliche, nuove carneficine. Dovrebbe farlo un redivivo movimento contro la guerra.
Segnaliamo inoltre, come suggerito da Marco Palumbo alcuni link di scritti che segnalano incongruenze o altri particolari che mettono in dubbio anche ai più prevenuti la vericidità dell’ attacco con armi chimiche in Siria.
Grazie mille per l’articolo e per i link suggeriti, concordo in pieno e condivido. Volevo segnalare anche un’iniziativa nata a Berlino, al Coop Anti-War Cafe, si tratta di un messaggio di pace e giustizia -alla luce degli ultimi eventi internazionali- e dell’invito a sottoscrivere e diffondere. Questo il Link in italiano: http://multipolare-welt-gegen-krieg.org/2018/04/10/mondo-multipolare-contro-la-guerra-nvito-alla-solidarieta-internazionale-con-russia-cina-venezuela-cuba-siria-e-tutti-i-paesi-che-sostengono-la-pace-e-la-diplomazia/