di Fosco Giannini e Lucia Mango
La costituzione del nuovo governo M5S-Lega, che vede il professor Giuseppe Conte presidente del Consiglio con i vice presidenti Luigi di Maio e Matteo Salvini, chiama immediatamente le comuniste e i comunisti, la sinistra di classe, ad un’analisi politica sull’Esecutivo, sulla fase e sulle prospettive.
E’evidente che la vittoria elettorale dell’asse giallo-verde, e la conseguente formazione del loro governo, apra una fase completamente nuova nel nostro Paese, una fase che potrebbe essere segnata dall’apertura di inedite contraddizioni (seppur condotte principalmente da destra, in virtù della sussunzione da parte di gran parte delle forze della sinistra italiana moderata nello spirito liberista di Bruxelles) tra il governo italiano e l’Unione europea. Da queste nuove contraddizioni emerge il primo compito dei comunisti e delle forze della sinistra di classe: immergervisi, analizzarle e dare loro un segno di classe, anticapitalista, antimperialista, comunista. Occorre smascherare la critica populista e di destra sull’Ue della Lega, e spingere la critica ai Trattati, che proviene dal M5S, su posizioni più radicali e di classe, riconsegnandola alle forze della sinistra anticapitalista, al movimento dei lavoratori complessivo e al senso comune di massa.
Un compito difficile, per i comunisti e il Fronte di classe e di popolo che dobbiamo mettere in campo: ma la possibilità che un governo giallo-verde inizi ad aprire alcune contraddizioni nelle relazioni Italia-Ue (sinora gestite dall’asse PD-Berlusconi e satelliti moderati in senso totalmente subordinato) è un’occasione che i comunisti non dovrebbero farsi sfuggire, coinvolgendo le forze della sinistra di classe, al fine di mutare la barra politica generale, di cambiare i rapporti di forza e di costruire una massa critica politica e sociale finalmente significativa a favore del Fronte comunista, di sinistra e di popolo.
La natura ideologica e politica del M5S e della Lega, priva di densità anticapitalista e antimperialista, non può farci sperare in una lotta radicale contro l’Ue e il suo “mandante”: il capitale transnazionale europeo. E’ da questo deficit dell’asse giallo-verde che possono ripartire le lotte della sinistra di classe, anche a partire dalle probabili contraddizioni che il nuovo governo potrebbe aprire.
Ad un progetto di classe, che i comunisti e il Fronte dovrebbero mettere in campo in alternativa agli inutili belati dell’asse giallo-verde, si dovrebbe assommare una lotta contro l’imperialismo USA, le politiche di guerra della NATO, la presenza delle Basi USA-NATO in Italia e le spese pesantissime per il riarmo. Anche questo si presta ad essere un terreno proficuo di manovra per i comunisti e il Fronte, in relazione alla già avvenuta inversione di tendenza ,in senso filo USA e filo NATO, del M5S e dell’orientamento essenzialmente filo Trump e filo USA (al di là delle occasionali posizioni su Putin) della Lega. Le posizioni più critiche verso gli USA e la NATO, che il M5S ha avuto prima dell’attuale involuzione governi sta, guidata dalla maggioranza costituitasi attorno a Di Maio, assieme all’attuale subordinazione ad essi, rappresentano un ulteriore terreno di contraddizione, che i comunisti dovrebbero mettere a valore attraverso la denuncia e la lotta. Anche la Lega, su questo terreno internazionale, dimostra già un riallineamento moderato e più filo occidentale e molto governativo, che dovrebbe essere “pane per i nostri denti”.
La stessa analisi politica dei nuovi ministeri dovrebbe essere materia per la messa a fuoco della linea dei comunisti e del Fronte. Di Maio al Lavoro saràin grado di garantire il progetto del reddito di cittadinanza, con il quale ha conquisto l’intero Sud d’Italia? Siamo fortemente scettici, poiché per cogliere questo obiettivo (come il rafforzare e rilanciare del welfare) occorrerebbe una nuova e mai praticata politica fiscale che, a partire da una forte patrimoniale, tendesse a ridistribuire la ricchezza sociale, cancellando immediatamente il fiscal-compact dalla Costituzione e dalla prassi politica generale, un orientamento generale che non pare davvero essere – allo stato delle cose – nelle corde della maggioranza attuale dei pentastellati. Ricorderà, di Maio, che un tempo i “grillini” erano duramente contrari al jobs-act e alla precarizzazione strategica e di massa del lavoro, quella voluta dal PD?
Danilo Toninelli (M5S) alle Infrastrutture sarà in grado di riprendere il filo “grillino” della lotta contro la TAV e le grandi opere di cemento, profitto e follia o, invece, si adeguerà – in un patto di scambio con la Lega – ad un “berlusconismo” di ritorno”? Anche questo dovrebbe chiamare alla lotta i comunisti ed il Fronte.
Salvini agli Interni.. come si dice, basta la parola. La pulsione di destra, che segna di sé la Lega, specie sul terreno dell’immigrazione, dei diritti sociali, della difesa e del riarmo individuale in stile americano, dovrebbe aprire un cratere sociale per la lotta.
Giovanni Tria all’Economia è essenzialmente un uomo di Berlusconi, colui che scrisse il Programma stesso di Forza Italia, con un filo diretto – politico e “culturale”- con Brunetta, l’economista principe del Cavaliere. Non possiamo aspettarci politiche antiliberiste e libere dai vincoli dell’Ue da parte di Tria, né una liberazione, a favore degli interessi popolari, dal dominio del sistema bancario e finanziario. Altro terreno di lotta per le forze di classe.
Agli Esteri è andato Enzo Moavero Milanesi, già ministro con Monti e Letta e sottosegretario con Ciampi. Una linea, quella di Moavero Milanesi, di totale garanzia per gli interessi USA, NATO e Ue, che la dice lunga sul grado di involuzione dell’asse giallo-verde e sulla rapida metamorfosi (forse non definitiva) del M5S e della Lega in prossimità del governo. Sul terreno della politica internazionale pare già del tutto evidente che la lotta d’opposizione dei comunisti sarà una stringente necessità.
Elisabetta Trenta (M5S) alla Difesa, da quel poco che sappiamo di lei non possiamo aspettarci politiche militari nuove rispetto a quelle filo atlantiche sinora portate avanti da Forza Italia e dal PD. E anche in relazione alla nefasto progetto di costruzione dell’Esercito europeo, la Trenta sembrerebbe(al di là della supposta contrarietà dell’asse giallo-verde all’Ue, che allo stato delle cose appare più una paura delle classi dominanti che la realtà delle cose) completamente in linea con le politiche degli ultimi governi, con le politiche di riarmo italiano ed europeo dell’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti (PD) e con l’Alta Rappresentante agli Affari Esteri dell’Ue, Federica Mogherini, guarda caso anche lei del PD, “renziana”.
Su Marco Busetti all’Istruzione ha già scritto tutto in modo chiaro, su questo stesso sito del PCI, il compagno Luca Cangemi, che in virtù della natura liberista di Busetti già chiama le forze più avanzate alla lotta. Ma il M5S non era duramente critico con “La Buona Scuola” di renziana memoria?
Giulia Grillo (M5S) alla Salute, un terreno politico decisivo per definire la natura di un governo. Le lunghissime liste d’attesa, i ticket, la fine degli investimenti proprio sul piano sanitario, i contratti dei lavoratori della Sanità pubblica bloccati da anni e anni, il mancato turn over del personale, medico e paramedico, che va in pensione: dalla lotta vera ai Trattati europei si decide la politica del ministero della salute. Allo stato delle cose, viste le mediazioni al ribasso che sono servite per mettere in campo questo governo, crediamo poco ad una rivoluzione positiva, a favore dei cittadini, dei malati. Qui, sul piano della difesa e dello sviluppo della salute pubblica, i comunisti possono davvero organizzare un Fronte, nella lotta contro la prevedibile subordinazione della Grillo, e cogliere un vasto consenso di massa.
Paolo Savona al Ministero degli Affari Europei. Ce l’ha fatta, infine, Mattarella, con ricatti e demonizzazioni, a indebolire la spinta critica di Savona verso l’Ue. Savona non ha mai teorizzato in modo conseguente l’uscita dell’Italia dall’Euro: come ormai fanno in tanti, sia sul fronte politico che accademico ( la Merkel, economisti tedeschi e francesi, accademici di diversi Paesi dell’Ue, la stessa Deutsche Bank, che per la crisi in cui versa – è del 42% in meno la perdita di valore delle azioni della banca tedesca dal primo gennaio 2018 ad oggi – riflette veramente sulla possibilità di chiudere con l’Euro) anche Savona ha studiato e riflette in modo scientifico sulla possibilità di un’alternativa a quest’Euro. Ma l’uscita dall’Euro non appare più- viste le condizioni in cui il governo Conte è nato – un obiettivo perseguibile dall’asse giallo-verde. Non è tempo che siano i comunisti e le forze intellettuali e politiche della sinistra di classe a rilanciare un’alternativa ad una moneta unica nata solamente come mezzo per l’imposizione di un modello iperliberista sovranazionale?
E ancora: si cambierà la Legge Fornero? La Lega ha ottenuto grandi consensi di massa attorno a questa proposta. La farà propria, questa declamazione elettorale, Giuseppe Conte? Il punto è che la Legge Fornero non si cambia se non si attua un grande trasferimento di ricchezza dall’alto verso il basso, in modo, diciamo, socialista o almeno socialdemocratico classico, che non è nelle corde – crediamo – di questo governo.
Come vediamo, grande è il terreno di manovra possibile, di lotta; grande è la possibilità, per i comunisti e la sinistra di classe di riorganizzare consenso, ricostruire i legami di massa, aprire contraddizioni profonde e positive all’interno dello stesso M5S, nell’obiettivo di liberare la grande (elettoralmente e socialmente) area di sinistra “grillina” dall’attuale direzione di Di Maio, e di portarla sul fronte dell’alternativa.
Il governo Conte appare sin dalla sua nascita come un cane che abbaia ma non morde. E non può mordere perché la sua natura non è di classe. Poiché la destra e la sinistra – al di là delle svaporate parole di Di Maio – esistono, nell’essenza politica, sociale e culturale, oggi più che mai. E nello scarto che c’è tra le promesse bibliche fatte al popolo dal M5S e dalla Lega e la loro natura “interna” al sistema capitalistico, una nuova prateria può aprirsi per i comunisti e la sinistra di classe. A condizione che la lotta inizi, che per l’unità ( specialmente d’azione) del Fronte non si richieda la cancellazione delle culture politiche diverse, comuniste, di sinistra e di movimento; a condizione che l’unità non si concepisca come un’improvvisa, e suicida, nuova precipitazione organizzativistica e partitica. Comunisti, sinistra di classe, forze dei movimenti, intellettuali, studenti, lavoratori, popolo, donne e uomini: il cemento dell’unità non può essere un’unica tessera, un unico e nuovo simbolo che azzeri le altre storie e gli altri simboli; il cemento, la passione unitaria necessaria, risorgeranno dalla lotta comune, dall’unificazione non delle organizzazioni, dei movimenti, in un’unica, nuova e asfittica organizzazione suprema, ma dall’unificazione degli obiettivi di lotta, dagli interessi comuni della rinnovata e ritrovata classe, dalla piazza vissuta collettivamente, dall’odore, che può tornare, della vittoria.