Le donne comuniste contro il “congresso della famiglia”

L’ Assemblea delle donne comuniste aderisce e partecipa alla mobilitazione e alle iniziative convocate a Verona dalla rete femminista Non Una di Meno e dai movimenti per i diritti civili in risposta e contestualmente al World Congress of Families (WCF) che si terrà in quella città il 29-30-31 marzo

Per le sue caratteristiche, i suoi precedenti e le presenze annunciate, il WCF si preannuncia infatti come un’adunata mondiale contro la libertà delle donne e i diritti civili, per la restaurazione della famiglia gerarchica e patriarcale, supportata da una visione misogina, omofobica, antiprogressista e, più in generale, antistorica e antiscientifica delle relazioni umane.

A dispetto della retorica sulla “difesa della famiglia naturale” e su una inesistente “ideologia del gender”, ciò che il WCF vuole difendere è un’organizzazione gerarchica, classista e sessista della società e della famiglia, portando un attacco al cuore dei diritti conquistati dalle lotte delle donne in Italia, in Europa e ovunque nel mondo (divorzio, aborto assistito e gratuito, riforma del diritto di famiglia, leggi sulle unioni civili).

Basti pensare che presidente del WCF è quel Brian Brown che, dalla sua sede centrale di Washington, dove gode dei pieni favori di Trump, comunicò la sua incondizionata ammirazione a Jair Bolsonaro per la sua «imperturbabile e coraggiosa difesa dei valori pro-familiari e della nostra tradizione giudaico-cristiana» e per il suo impegno suprematista. E che la precedente edizione del Congresso si tenne due anni fa in Ungheria, sotto gli auspici di Orban e del suo partito Fidesz, con la loro truce retorica anti-immigrati e la cupa apologia della “nazione dalla pelle bianca”.

La presenza annunciata dei ministri leghisti Fontana e Salvini, del ministro dell’Istruzione Bussetti, del senatore leghista Pillon autore dell’anticostituzionale disegno di legge che porta il suo nome, della Meloni, del presidente di Family Day Gandolfini e di numerosi altri personaggi della destra più conservatrice e reazionaria che si muovono sulla scena politica internazionale, suona per noi come un’allerta preoccupante. Dopo aver tentato di fare di Verona la città capofila di una campagna nazionale contro la legge 194, che da quarant’anni garantisce alle donne la possibilità di decidere se essere madri o no, in sicurezza e responsabilità), le amministrazioni comunale e regionale leghiste vorrebbero ora farne per tre giorni la capitale della reazione politica e culturale mondiale.

Per questo noi donne comuniste parteciperemo alla mobilitazione democratica, femminista, antirazzista, antifascista che presidierà Verona e altre città ovunque in Italia per tre giorni. Ci saremo per dire che le famiglie di questo paese, qualunque forma scelgano di darsi, quale che sia l’orientamento sessuale, siano esse composte da cittadine e cittadini nativi o immigrati, devono poter contare sulla sicurezza economica e sociale, sul benessere sociale, psicofisico, sessuale garantito da un welfare universale e da politiche di educazione al rispetto delle differenze, di contrasto alle violenze di genere e a tutte le forme di oppressione, discriminazione e violenza sul lavoro, in casa e nella società.

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