LO SCOGLIO

di Lombardi Lamberto, membro del Comitato Centrale del PCI

Pur messi come siamo, sotto la neve e sotto i mortai, come recitava una vecchia canzone, a volte sono preso a pietà per certi sforzi sudaticci e imbarazzanti che i nostri ‘democratici’ profondono da decenni cercando di mostrare il piglio e la sicumera del vincitore indiscusso.

In fondo essi hanno un sogno bellissimo, che la bandiera della democrazia e delle sue sorti sventoli tanto nel presente come nel passato, ammantando tutti con la sua aura di bontà e giustizia, fugando indegne nubi e chiarendo a tutti che non esiste altro futuro e, naturalmente, che per questo futuro non esistono altri protagonisti che loro, come nel passato.

E a ondate successive, senza requie, dopo un’avanzata inarrestabile di migliaia di chilometri, sferrano i loro attacchi finali, incessantemente annunciati alla radio.

Chi ha vinto la seconda guerra mondiale? I democratici. Chi ha liberato il campo di Auschwitz? Ma i democratici, ovviamente. Altri protagonisti? No, non ne parliamo nemmeno, complici di Hitler!

Per arrivare alla più recente storia del nostro Paese, dove però ci si incarta parecchio: le stragi? Certo sono di Stato per mano dei fascisti ma, senza dubbio, poi ha vinto la democrazia. E perchè erano commissionati tali crimini? Per sovvertire l’ordine democratico, sempre ovviamente. E come si sarebbe dovuto sovvertirlo? Impedendo ai comunisti l’avanzata elettorale e l’ingresso nel governo. Ma allora i comunisti erano i rappresentanti di questo ordine democratico da sovvertire!  Silenzio.

Ma allora in piazza della Loggia i comunisti erano davvero le vittime designate! Ancora silenzio.

E se mossi dalla nostra leggendaria crudeltà volessimo affondare ancora il colpo? Se avanzassimo l’ipotesi che la strategia della tensione si sia conclusa col raggiungimento dei suoi obiettivi che prevedevano la chiusura della stagione del compromesso storico, chiusura puntualmente realizzata con l’omicidio Moro? Per i mandanti ha vinto la democrazia e per i democratici pure. Come la mettiamo con quel dubbio atroce che in piazza ci si vada non per ricordare le vittime dei fascisti ma le vittime innocenti ma necessarie per il trionfo della democrazia, di questa democrazia? Sempre silenzio.

Qualcuno recepisce questo dubbio, qualche storico se ne fa carico? E i giornalisti? E i politici? Tutti troppo democratici per approfondire e fare il loro mestiere fino in fondo, parrebbe. Nel frattempo gnam! Se famo dù spaghi, nella terra dei cachi.

Ma i dubbi pesano e l’avanzata irresistibile sembra fermarsi contro questo scoglio. Sì, ci siamo ancora, non sappiamo per quanto, aspettando Rokossovsky che, temo, non arriverà.

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