di Stojan Spetic, Comitato Centrale PCI e Dipartimento Esteri
Finalmente il sogno di Viktor Orban si è avverato. Il suo governo ha chiesto perentoriamente pieni poteri ed il parlamento glieli ha concessi messo sotto pressione dall’emergenza coronavirus. In pratica è un colpo di stato, legittimato a posteriori. Basti pensare che Orban ha già annunciato che i pieni poteri saranno esercitati con l’ausilio della polizia e dell’esercito ungherese e che il Governo si arroga il diritto di annullare norme ed ordinamenti eventualmente approvate dalle camere. Non solo, Orban ha dichiarato che governerà attraverso decreti che non avranno bisogno di essere approvati dal parlamento. Alla stretta sui media ha aggiunto ora una norma che punisce le notizie false il che significa essenzialmente censura sui giornali, radio, televisioni e reti social.
Per fare ciò ha approfittato del fatto che i popoli europei erano distratti dall’emergenza sanitaria ed economica conseguente alla pandemia e la pur tanto proclamata “sensibilità democratica” dell’UE è andata scemando riducendosi al minimo. L’imminente crisi economica e di conseguenza di aspri conflitti sociali potrebbe diventare l’alibi per politiche più repressive. La Francia di Macron e l’Italia dei “decreti sicurezza” ne sono la prova.
Del resto l’UE che in passato aveva sanzionato l’Austria, quando l’esponente filonazista Jorg Haider aveva assunto l’incarico di governatore della Carinzia, da alcuni decenni tacitamente approva gli atteggiamenti autoritari e poco rispettosi dei fondamentali diritti umani e delle minoranze nei paesi del cosiddetto “gruppo di Višegrad“ ed appoggia spudoratamente il regime filonazista in Ucraina.
Più o meno quasi tutti i paesi europei sono percorsi da pulsioni autoritarie e nazionaliste. Così anche la vicina Slovenia dove da un mese governa la destra. Il governo precedente di centrosinistra si è dimesso piuttosto che rispettare gli accordi col partito della Sinistra unita per quel che riguarda l’abolizione della sanità integrativa privata obbligatoria per tutti. Il premier Marjan Šarec si è dimesso subendo le pressioni della lobby delle mutue assicurative. I partiti di centro neoliberali si erano già smarcati ed hanno fatto il “salto della quaglia” eleggendo come premier Janez Janša, leader dell’estrema destra, amico e protetto di Orban, che ha immediatamente sostituito i capi di polizia ed esercito cui avrebbe voluto dare poteri suppletivi per contrastare sia la pandemia che il flusso migratorio della rotta balcanica. Non c’è riuscito, essendogli mancati i due terzi di voti previsti dalla Costituzione.
Determinante il voto contrario dei deputati della Sinistra unita e, pur con titubanze, dei socialdemocratici.