Dipartimento Lavoro PCI
È utile riportare un paio di affermazioni che il presidente del consiglio dei ministri pronunciò il 29 settembre scorso alla conferenza stampa di presentazione del Nadef e che avevamo riportato il 9 ottobre scorso in un articolo intitolato “Nasci, consuma, lavora, crepa”.
Diceva Draghi “Vorrei esprimere il più sentito cordoglio del governo, mio, per i morti sul lavoro che ieri e oggi hanno funestato la scena e l’ambiente psicologico ed economico del Paese. La più sentita vicinanza ai familiari e ai loro cari”. E poi “c’è l’esigenza di prendere provvedimenti immediatamente, entro la settimana prossima. E poi affronteremo i nodi irrisolti”.
Provvedimenti immediati … da inizio anno al 30 settembre scorso gli “omicidi bianchi” per infortunio nei luoghi di lavoro erano 543; ad oggi sono diventati 612 (fonte Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli). Un aumento impressione e, purtroppo, costante. Una situazione insostenibile oggi come lo era il 30 settembre di quest’anno e in ogni mese di tutti gli anni.
Nel frattempo ci sono le dichiarazioni del ministro Brunetta secondo le quali non ci saranno più controlli a sorpresa dal momento che, prima di ogni verifica, l’azienda sarà contattata per programmare le operazioni di controllo (fonte quifinanza.it). Il ministro si riferisce agli accertamenti fiscali, ma sorge legittimo il sospetto che queste “semplificazioni” possano essere estese anche ad altri campi, visto che “lo scopo delle misure previste dal ddl concorrenza è anche quello di garantire il rispetto della continuità dell’attività di impresa e favorire la ripartenza” (come riferisce quifinanza.it).
Nel frattempo l’età pensionabile “minima” viene, di fatto, allungata con la “quota 102” a 64 anni (nella precedente “quota 100” era di 62 anni) con 38 anni di anzianità contributiva e ci si prepara a un pronto ritorno senza sconti alla “legge Fornero” (67 anni che aumenteranno nel tempo) così che chi lavora dovrà affrontare maggiori pericoli dovuti all’età avanzata (non è un caso che tra i morti per infortunio una grande percentuale sia composta da persone che hanno superato i 60 anni).
E così ci si deve chiedere quali possano essere i “provvedimenti immediati” dei quali parlava Draghi, se ci sarà qualche cambiamento a favore dei lavoratori o se si è trattato solo di promesse e frasi di circostanza.
La realtà è quella che il massacro di lavoratrici e lavoratori continua e non si capisce come il governo e il Parlamento possano (o vogliano) affrontarlo e contrastarlo. Un massacro dovuto (come abbiamo avuto occasione di ripetere moltissime volte) a molteplici cause quasi tutte riconducibili a un sistema basato soprattutto sul profitto e sulla precarietà. Un sistema che non può garantire sicurezza e benessere a chi lavora.
Quello che dobbiamo dire e pretendere è chi comanda non può continuare a farci credere che si miglioreranno le cose con promesse che non possono o non vogliono mantenere. Nessuno regalerà niente a lavoratrici e lavoratori. Né un lavoro sicuro e meno faticoso, né retribuzioni adeguate, né un contrasto alle delocalizzazioni e alla precarietà. Questi sono diritti che dobbiamo conquistare con la lotta iniziando, magari, da quello sciopero nazionale generale che stiamo chiedendo da tempo. È venuto il tempo anche per i sindacati di passare da ipotesi di futuri scioperi (che il presidente di Confindustria Bonomi definisce “ricatto”) a fatti concreti che possano cambiare nella realtà i rapporti di forza oggi sfavorevoli a chi vive del proprio lavoro. Se non ora, quando?