Di Giorgio Langella, dipartimento lavoro PCI
Il 15 dicembre 1969, Giuseppe “Pino” Pinelli morì precipitando dal quarto piano della questura di Milano.
Successe durante un interrogatorio condotto dal commissario Calabresi. Pinelli fu accusato della strage di Piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre. Un attentato di chiara matrice fascista che diede inizio a quella che prese il nome di ‘strategia della tensione’, la quale che aveva come protagonisti fascisti e “apparati deviati” dello Stato.
Fu un susseguirsi di attentati e violenze che furono commessi con il chiaro obiettivo di frenare il grande movimento di lavoratori e studenti che chiedeva maggiore giustizia e diritti. Era una massa di comunisti, socialisti, anarchici, democratici, anticapitalisti che lottava per una società e un modello di sviluppo completamente diversi da quelli che vi erano allora e che ci sono stati tramandati fino ad oggi. Quest’ultimi sono diventati parte fondamentale del “pensiero unico” e sono ritenuti ormai indiscutibili.
Di Pinelli si scrisse, allora, che era colpevole. I giornali lo dipinsero come un “mostro” che, una volta scoperto, si suicidò gettandosi dalla finestra lasciata aperta.
Non era vero nulla.
Giuseppe Pinelli era innocente.
Della sua morte non fu mai fatta giustizia.
Oggi, che è diventato abituale stravolgere la memoria e la storia, vogliamo ricordare Giuseppe Pinelli, staffetta partigiana a 16 anni, ferroviere, anarchico, marito e padre.
Vogliamo ricordare che se Piazza Fontana fu chiamata da molti ‘Strage di Stato’, quello di Giuseppe Pinelli si potrebbe definire ‘omicidio di Stato’.
Ricordate! Giuseppe Pinelli era un uomo buono e coerente con i suoi ideali di giustizia e solidarietà. Per questo era considerato un pericoloso ribelle.
Ricordate Giuseppe Pinelli che aveva 41 anni quando gli fu strappata la vita in una gelida giornata di dicembre di 52 anni fa.
Verissimo.