Considerazioni

Dipartimento Lavoro del PCI

OSSERVATORIO NAZIONALE MORTI SUL LAVORO Attivo dal 1° gennaio 2008 con lavoro volontario da Carlo Soricelli: Morti sul lavoro nel 2021 al 21 dicembre. Ci sono stati 1382 morti complessivi per infortuni sul lavoro, 682 sono morti sui luoghi di lavoro, gli altri sulle strade e in itinere, che sono considerati a tutti gli effetti morti sul lavoro dalle Istituzioni, non ci sono in questi numeri i lavoratori morti per covid. 


Si abbia coscienza che quei numeri sono PERSONE, lavoratrici e lavoratori che non hanno più un futuro. Persone che vengono dimenticate presto da chi dovrebbe tutelare la loro sicurezza perché “lorsignori” hanno altro a cui pensare. Certo una frase di circostanza non si nega a nessuno, specialmente quando c’è una tragedia considerata più tragedia di tutte quelle altre che accadono ogni giorno, più volte al giorno.

Si abbia coscienza che la colpa non può essere individuata in un imprecisato destino, in qualche fumosa tragica fatalità. Questi sono concetti che servono a giustificare e coprire le vere cause della stragrande maggioranza di questi “omicidi bianchi”. Cause che sono insite in un modello di sviluppo che considera il profitto prioritario rispetto alla vita e alla salute delle persone.

Un modello nel quale il mercato e l’impresa valgono molto di più di chi lavora, anzi sono gli unici valori ammessi. Un modello che impone regole basate sulla competizione, sulla fatica, sull’alienazione, sullo sfruttamento.

Un modello nel quale la precarietà è normale, anzi necessaria. Così come i bassi salari, l’età lavorativa e gli orari dilatati in maniera insopportabile. Un modello nel quale “rubare il lavoro” delocalizzando è qualcosa di normale.

Un modello nel quale i diritti di chi lavora diventano privilegi e i privilegi dei ricchi sono considerati loro inalienabile diritto.

Un modello nel quale le persone che lavorano sono soltanto ingranaggi che permettono a pochi di accumulare ricchezze spropositate. Sono solo parti di una macchina infernale che vengono gettati via quando non servono più a garantire sempre maggiori guadagni a chi fa della speculazione e dello sfruttamento le ragioni di una vita egoista e indifferente.

Trionfa una precarietà invasiva e totalizzante che deve essere accettata come unica maniera di lavorare. Una sistuazione che tiene chi lavora (dipendenti e autonomi, tutti sono coinvolti) sotto il continuo ricatto di essere licenziato, di perdere il lavoro, di diventare sempre più povero. Una precarietà che toglie sicurezza nel futuro e che uccide. Di questa precarietà sono noti i fautori. Sono i “padroni”. Sono quelli che, al governo e nelle istituzioni, stanno dalla parte dei più ricchi, quelli che operano per il loro tornaconto individuale a scapito del benessere collettivo.

E si abbia coscienza, infine, che il cambiamento necessario non sarà mai un caso e neppure qualcosa dovuto alla “provvidenza” o un “gentile regalo”.

One Comment

  1. Alberto Fortunato

    Credo che manchi una cultura sul lavoro, il rispetto del lavoro e di come deve essere affrontato. Questa cultura lo sihs SE IL LAVORO E CENTRALITA’ DELLA VITA.Una educazione che deve avvenire dalle scuole dell’infanzia , perché il lavoro non deve essere sinonimo di morte ma di vita.Ho diretto cantiere con più di 1500 operai in circa due anni non ho avuto nessun piccolo incidente di un operaio.Spiegavo da Comunista che prima della produzione c’era la vita, e che si potevano ottenere grandi risultati di produzione . Un esempio che ritengo importante: Lsvoravo in Camerun con un geologo che fece la domanda ad una impresa Americana che stava costruendo una condotta di gasolio dal Ciad a Duala sul mare.il geologo fece un primo colloquio , il responsabile le diede un libro dello spessore di un vocabolario e disse :quella è ‘la tua stanza vai a studiare le norme che contiene il libro ci rivediamo fra un mese.IL LIBRO CONTENEVA TUTTE LE NORME DI SICUREZZA DEL COMPRTAMENTO IN CANTIERE.

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