Divieto di bandiere rosse sulla tomba di Gramsci: il PCI denuncia la censura e il revisionismo storico

Ieri 27 aprile 2025, abbiamo assistito ad un fatto gravissimo: il divieto di esporre bandiere rosse presso la tomba di Antonio Gramsci, nel Cimitero acattolico di Roma.

Un divieto che offende non solo la nostra memoria storica ma i valori più profondi della libertà e della democrazia che va di pari passo con gli episodi di ieri a Dongo e dei giorni scorsi ad Ascoli ed in altre parti d’Italia in un vergognoso clima di revisionismo storico.

Antonio Gramsci, fondatore del Partito Comunista d’Italia, martire del fascismo, pensatore e rivoluzionario, è un patrimonio non solo del movimento comunista, ma dell’intera umanità che crede nella giustizia sociale, nella libertà e nella dignità dei lavoratori.

Vietare il colore rosso, vietare le nostre bandiere, equivale a tentare di cancellare la storia. Ma la storia non si cancella con un’ordinanza né con un atto d’autorità.

Il rosso delle nostre bandiere rappresenta il sangue dei martiri che si sono battuti per un mondo migliore, i sogni di emancipazione di milioni di oppressi, la lotta contro ogni forma di dittatura e ingiustizia.

Non possiamo accettare che, proprio nel giorno in cui onoriamo Gramsci, ci venga impedito di esprimere pacificamente la nostra identità politica e culturale.

Il Partito Comunista Italiano non può che denunciare questo atto di censura che ricorda i metodi che il fascismo attuò proprio nei confronti di Antonio Gramsci.

ENRICO PIERACCINI

PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Segretario provinciale della Spezia

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