Il 21 agosto del 1964 moriva il compagno Palmiro Togliatti. Un doveroso tributo.

di Giorgio Langella, coordinamento PCI Veneto.

togliatti

Forse, tra noi, è superfluo commentare la statura politica del “migliore” o fare l’impietoso paragone con la fauna di “nani e ballerine” che oggi popola lo scenario politico italiano.

Voglio ricordare qui quello che disse nel suo discorso all’Assemblea costituente l’11 marzo del 1947 rivolgendosi alla vecchia classe dirigente “prefascista”:

“Colleghi, io sento rispetto, e anche più che rispetto, per gli uomini che siedono in quest’aula e che appartengono ai gruppi che furono parte integrante di questa vecchia classe dirigente. Non ho nessun ritegno a rivolgere loro, per certi aspetti della loro attività, l’appellativo di maestri, sia con la «m» maiuscola o minuscola, non importa. Sono sempre disposto ad ascoltare i loro consigli; però non posso non sentire e non affermare che anche questi uomini portano una parte della responsabilità per la catastrofe che si è abbattuta sul popolo italiano. Perché voi avevate occhi e non avete visto. Quando si incendiavano le Camere del lavoro, quando si distruggevano le nostre organizzazioni, quando si spianavano al suolo le cooperative cattoliche, quando si assaltavano i municipi con le armi, o si faceva una folle predicazione nazionalistica, non dico che voi foste complici diretti, ma senza dubbio eravate in grado di dire quelle parole che avrebbero potuto dare una unità a tutto il popolo, animandolo a una resistenza efficace contro quella ondata di barbarie; voi non foste all’altezza di questo compito; e non è per un caso che non avete trovato gli accenti che allora era necessario trovare.” Oggi vogliono distruggere la nostra Costituzione, quella bella, quella nata dalla Resistenza. Lo fanno per obbedire ai potenti che li comandano, a chi chiede di cancellare le Costituzioni democratiche (nate dopo la vittoria contro il nazi-fascismo) perché prevedono la protezione dei diritti dei lavoratori e il diritto alla protesta contro chi vuole cambiarle. Lo fanno realizzando molto di quanto previsto dal “piano di rinascita democratica” della P2. Infine, ancora oggi, sono molti che, pur credendosi democratici e antifascisti, non solo “non vedono” il pericolo autoritario, ma chiudono gli occhi di fronte ai tanti segnali reazionari che si trovano nelle leggi imposte dal governo Renzi e approvate da parlamentari “eletti” grazie a una legge dichiarata incostituzionale nei suoi punti fondamentali.

E allora, rileggiamo con attenzione e nella sua interezza il discorso che tenne Togliatti quell’11 marzo 1947, perché in esso non è racchiuso solo il nostro passato più glorioso, ma anche, vista l’attualità e la modernità di come sono trattati temi fondamentali, il nostro futuro. Si notino la statura morale, culturale e politica delle argomentazioni, lo sguardo rivolto al futuro delle generazioni che seguiranno e non ai vili benefici immediati di parte e si capirà come sia impensabile esimersi dal votare NO al prossimo referendum costituzionale. E come, invece, sia necessario e doveroso lottare, come diceva chiaramente Togliatti, perché la Costituzione nata dalla Resistenza sia attuata “secondo quei principî di libertà, di uguaglianza, di giustizia sociale, che sono l’essenza dell’ideologia delle classi lavoratrici, in tutte le forme in cui essa può manifestarsi”.

Viva la Costituzione della nostra Repubblica Democratica fondata sul Lavoro. Viva il Partito Comunista Italiano.

Viva tutte le compagne e tutti i compagni ovunque siano.

 

 

 

 

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