di PCI -coordinamento Calabria
Nell’ambito della campagna “Fuori l’Italia dalla NATO” promossa su tutto il territorio nazionale dal Partito Comunista Italiano, si è svolto nella serata di apertura della Festa Rossa di Polistena 2016 l’incontro dibattito “L’Italia ripudia la guerra – per la difesa e il rilancio dell’articolo 11 della costituzione”. I lavori seguti da una numerosa platea sono stati introdotti e coordinati dal compagno Fabio Russo (Sez. di Polistena e CC). Russo, dopo aver sottolineato l’importanza e l’attualità dell’articolo 11, ha ribadito la necessità di difendere la carta costituzionale da ogni attacco e in special modo dal tentativo di riscrittura messo in atto dall’attuale maggioranza di governo trasversale Renzi-Alfano-Verdini, invitando a votare NO al referendum confermativo previsto per il prossimo autunno. Di seguto, nel suo intervento, Giuseppe Politanò (Capogruppo consiliare di “Avanti Polistena”) si è soffermato sui caratteri storici che hanno portato all’inserimento dello stesso articolo nella costituzione, ricordando come i padri costituenti, avendo scelto di usare non casualmente il termine “ripudiare” al posto del più ambiguo “rinunciare”, abbiano voluto trasmettere il senso di orrore lasciato dal secondo conflitto mondiale, mantenedo così viva la memoria dei bombardamenti, dei lutti e dello sgomento popolare. Lo stesso ha poi sottolineato come nella seconda parte dell’articolo 11 vi è “in condizione di parità con gli altri stati” la ferma volontà dell’Italia di promuovere ed aderire alle organizzazioni internazionali che operano per “la pace e la giustizia tra le nazioni”, come ad es. l’ONU. Francesco Stilo (Responsabile provinciale FGCI e CC) ha ricondotto la discussione ai giorni nostri, ripercorrendo brevemente lo sciagurato percorso intrapreso dalla NATO dopo lo scioglimento dell’URSS. Il ruolo dell’Italia infatti, all’interno dell’organizzazione militare più aggressiva ad oggi esistente, è quello di vassallo sotto il comando USA, in netta contraddizione, nella maniera più illogica, con l’interesse nazionale, arrivando ad esempio a fornire basi militari ed appoggio sul campo, ad un’avventura tra le più sporche che il nuovo millennio ricordi: la guerra contro la Libia socialista di Mu’ammar Gheddafi.
In questo, ha affermato Stilo, ha avuto un peso decisivo il ruolo dei media, i quali sono riusciti a trasformare e a distorcere in brevissimo tempo l’immagine di un paese e di un governo, che rappresentava il faro avanzato dell’Africa, possedendo livelli di benessere e di stabilità nettamente superiori al resto del continente. Così, per il dominio geopolitico dell’area e per “qualche barile in più” si è preparato il terreno al radicamento del fondamentalismo islamico in termini culturali e del cosiddetto Califfato. “Non si stupisca adesso il popolo, se assistiamo a massicce migrazioni di massa e non piangano lacrime di coccodrillo i dirigenti europei per i tanti morti del mediterraneo”. Le conclusioni, affidate al compagno Fosco Giannini (Segreteria nazionale PCI – Responsabile esteri), hanno rappresentato un condensato della migliore tradizione PCI. Giannini, infatti, ha abilmente ricondotto alla sintesi una pluralità di argomenti. Dopo aver sottolineato l’importanza del potere che scaturisce dal linguaggio, non ha fatto macare un riferimento ad Antonio Gramsci, il quale, dopo aver abbandonando definitivamente i propri studi di glottologia, si dedicò anima e corpo all’edificazione del partito comunista, divenendone uno dei massimi dirigenti. Giannini ha quindi denunciato con forza il ruolo destabilizzante per la pace nel mondo ricoperto dalla NATO. La guerra per lo smembramento della Jugoslavia, la guerra in Afghanistan, lo spaventoso conflitto Iracheno (in cui sono state impiegati i famigerati ordigni al fosforo bianco) che ha causato secondo diverse stime più di 300.000 morti, la guerra in Libia, in cui l’Italia è stata abbondantemente coinvolta, e la recente destabilizzazione della Siria, rappresentano, secondo Giannini, i tasselli di un disegno più ampio di dominio del pianeta. In questo contesto, il nostro paese, si trova a giocare, in perfetta contraddizione con il dettato costituzionale, il ruolo di stato subalterno agli interessi bellici USA. Sul territorio italiano sono infatti presenti 113 basi USA note al pubblico, di cui 3 in Calabria. All’interno di queste strutture vengono “conservati” circa 90 ordigni con testata nucleare (che ci espongono al pericolo di divenire bersaglio privilegiato in un eventuale conflitto su vasta scala) e vengono effettuati esperimenti, come nel caso del MUOS di Niscemi, con sofisticate installazioni che irradiano l’aria di onde elettromagnetiche. “Con le radiazioni non si scherza!”, ha esclamato l’ex senatore comunista, sottolineando come nei pressi di questi impianti si regitra un preoccupante aumento dei tumori e delle leucemie. Per tutti questi motivi il Partito Comunista Italiano, dopo i tentennamenti degli ultimi decenni, oggi, grida con forza: “Fuori l’Italia dalla NATO!”.