Dichiarazione di Fabio Rapisarda, segretario provinciale del PCI Rapisarda
I dipendenti del call center “Qè” di Paternò, da quattro mesi ormai senza stipendio né tutele, nonostante il loro continuo impegno e lavoro senza alcuna retribuzione, si sono sentiti affermare dalla direzione aziendale, che nessuna prospettiva è possibile. I proprietari dell’azienda dopo averla indebitata per oltre 6 milioni di euro, anche a causa di manovre speculative, lasciano centinaia di lavoratori senza paga, senza TFR senza alcuna prospettiva lavorativa in un territorio, come quello paternese, già duramente colpito dal dramma occupazionale. Il nostro timore è che la dichiarazione di fallimento possa essere una manovra pilotata, per chiudere le commesse non più appetibili e con i soliti prestanome riappropriarsi solo di quelle più appetibili, a scapito di chi vive solo del proprio lavoro. Il Partito Comunista Italiano chiede un impegno del ministero dello sviluppo economico, che intervenendo nella trattativa si faccia garante nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici,e si schiera al loro fianco in questa battaglia di dignità.