Dichiarazione di Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola e università e di Vito Francesco Polcaro della commissione università e ricerca del PCI
È stato reso noto lo schema del decreto legislativo di “semplificazione delle attività degli Enti pubblici di ricerca (EPR)”, in attuazione della delega contenuta nella legge del 7 agosto 2015. Questo schema è ora all’esame delle competenti commissioni parlamentari, per i pareri di rito, prima della definitiva approvazione da parte dell’esecutivo. Ricordiamo che questo è il quarto intervento di riordino degli EPR in 15 anni e già questo fatto indica che, nella politica della ricerca c’è qualche cosa di sbagliato: è infatti evidente che, cambiando gli assetti di questi Enti ogni pochi anni, essi non riusciranno mai a funzionare correttamente a regime-hanno dichiarato Luca Cangemi responsabile Scuola e Università e Vito Francesco Polcaro della commissione Università del PCI. D’altra parte, quest’ulteriore riordino conferma il danno essenziale compiuto dalle “riforme”berlusconiane: il taglio degli organici. Permane, infatti, il limite dell’80% delle spese per il personale sul fondo di finanziamento ordinario, che non solo ha già subito fortissime riduzioni negli ultimi 15 anni, ma che viene ulteriormente decurtato per istituire un “fondo premiale”, sulla gestione del quale per altro viene detto poco o nulla. Chiunque lavori nella ricerca invece sa bene che la risorsa fondamentale è quella umana: lo strumento più raffinato, la sede più prestigiosa e meglio organizzata non serve a nulla se ad usufruirne non c’è un corpo di ricercatori ben preparati ai quali un contratto a tempo indeterminato permetta di avere il tempo e la tranquillità di affrontare problematiche scientifiche sempre più complesse. Certamente quindi possiamo apprezzare alcune delle semplificazioni derivanti da questo testo, come l’esenzione dal mercato elettronico obbligatorio dei beni e servizi funzionalmente dedicati alla ricerca, il fatto che gli EPR possano stabilire autonomamente le norme per il rimborso delle missioni, l’esclusione dal ricorso alla mobilità per l’assunzione dei ricercatori e tecnologi e qualche altra norma, ma ancora una volta il governo non interviene sul nodo che strangola la ricerca italiana: la ormai drammatica carenza di personale e di finanziamenti.-hanno concluso Cangemi e Polcaro.