Scusate il disturbo se ricordiamo le vittime della Marlane

di PCI – FGCI federazioni del Veneto

marlane

Oggi, 12 ottobre 2016, dovrebbe ricominciare il processo d’appello relativo alla vicenda della Marlane-Marzotto di Praia a Mare. Una spaventosa tragedia del lavoro con oltre cento vittime dovute a condizioni lavorative a dir poco precarie e con un disastro ambientale del quale, dopo tanti anni, è difficile quantificare le proporzioni e la gravità.

Quasi due anni fa, il 19 dicembre 2014, ci fu la sentenza assolutoria per tutti gli imputati eccellenti (padroni e dirigenti della marlane, della Lanerossi e della Marzotto). Rimane, nella memoria dei pochi che lottarono (e che continuano a farlo) perché venga fatta giustizia, Gaetano Marzotto che, per escludere qualsiasi responsabilità da parte della dirigenza veneta della Marzotto, durante la sua testimonianza dichiarò: “ci occupavamo solo dei nostri soldi”. Una frase che ben evidenzia come “lorpadroni” siano indifferenti alla vita e alle condizioni di lavoro dei lavoratori.

Nella sentenza assolutoria fu scritto “il fatto non sussiste”. Allora sostenemmo che le oltre cento vittime, su poco più di mille persone che lavorarono alla Marlane in tutti gli anni di attività dello stabilimento, erano un fatto reale. Dicemmo che l’inquinamento era un fatto reale e che difficilmente si poteva affermare che allora venne fatta giustizia. C’erano dichiarazioni e testimonianze (alcune accolte solo nel processo d’appello) che denunciavano condizioni di lavoro e pratiche di smaltimento degli scarti di lavorazione “normalmente” indecenti.

Tutti furono assolti e tutto rimase e continua a rimanere avvolto nel silenzio della “grande” informazione nazionale. Qualche notizia, soprattutto riguardo l’assoluzione, e poi nulla. Del resto, se il “fatto non sussisteva”, le oltre cento vittime non potevano “fare notizia”, erano solo (e forse) un piccolo numero di una statistica ritenuta poco interessante per l’opinione pubblica. E così i morti, come scrivemmo allora e come diciamo adesso, hanno continuato a morire.

Oggi, 12 ottobre 2016, non c’è nessuna notizia sul processo di appello. Oggi, come allora, vogliamo almeno ricordare che il silenzio uccide e gridiamo che, nelle tragedie del lavoro e per il lavoro, siamo tutti coinvolti. Nessuno escluso.

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