dal PCI di Milano
A Milano, venerdì 21 ottobre, presso lo storico e prestigioso Centro Culturale “Concetto Marchesi”, prosegue la campagna nazionale del PCI dall’inequivocabile titolo “Fuori l’Italia dalla NATO”. Il convegno dovrebbe iniziare alle 20.30, ma fuori, nelle strade milanesi, c’è l’inferno di un traffico sconvolto ( finalmente!) dallo sciopero dei mezzi pubblici e dall’invasione delle automobili. Chi sta dirigendosi al “Concetto Marchesi” è in grandissimo ritardo, bloccato nel traffico impazzito. Alle 20.30 la sala è pressoché vuota, ma la presidenza decide di aspettare i ritardatari. Ed è una buona scelta, poiché pian piano la sala del “Marchesi” si riempie. Ed è compito di Vladimiro Merlin, del PCI di Milano, di aprire il dibattito. “ Nella decisione di inviare i soldati italiani in Lettonia – esordisce Merlin – è possibile rintracciare la profonda natura politica del governo Renzi, un governo totalmente subordinato agli USA e alla NATO, che partecipa servilmente al disegno di aggressione e provocazione militare dell’imperialismo americano contro la Russia. Un disegno, quello USA e NATO, che davvero evoca scenari tragici di guerra mondiale e al quale Renzi si accoda senza battere ciglio”. “E’ del tutto chiaro – prosegue Merlin – il significato ultimo dell’invio del contingente militare italiano in Lettonia: esso si aggiunge agli altri corpi USA e dell’Alleanza Atlantica inviati ai confini russi nell’intento di accerchiare la Russia e “promettere” a Putin l’attacco militare, se Putin non si piegherà ai voleri USA”… L’ aggressività imperialista segna di sé, in questa fase, ogni area del mondo, dall’Oriente al Medio Oriente, dall’Africa all’America Latina e mai come oggi è necessario costruire coscienze, specie tra i giovani, tra i lavoratori, segnate dalla categoria centrale dell’antimperialismo. E’ il compito primario del Partito Comunista Italiano. Questo è il senso anche di questa nostra iniziativa al “Concetto Marchesi”, questa sera”. “ Ciò che è accaduto in Ucraina – afferma ancora Merlin – con l’utilizzo, da parte degli USA e della Nato e con la complicità dell’Ue, delle orde nazi fasciste per prendere il potere a Kiev e nell’intera Ucraina, è qualcosa di orrendo che mai più avremmo voluto vedere, dopo la sconfitta della Germania nazista. Ma ciò è accaduto e la dice lunga sugli intenti e le strategie degli USA e della NATO”. “ Ed è rispetto a ciò- conclude Merlin – che appare davvero drammatica la crisi, anche in Italia, del movimento contro la guerra. Ricostruirlo deve essere uno dei compiti centrali del PCI, anche se il lavoro potrà svolgersi, all’inizio, nel deserto”.
Interviene poi Bruno Casati, presidente del Centro Culturale “ Concetto Marchesi”. Casati ricostruisce la storia intera della NATO, dal 1949 ad oggi, rievocandone tutte le terribili tacce di sangue lasciate nel mondo. “ E’ del tutto evidente – afferma Casati – che la natura profonda della NATO sia già rintracciabile nella sua data di nascita, nel 1949, quando la NATO si costituisce in profonda controtendenza all’esigenza mondiale di lavorare per la pace, dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. La NATO si costituisce nel 1949, esplicitamente, per ergersi contro il prestigio mondiale che avevano conquistato l’URSS e il Partito Comunista Sovietico attraverso la vittoria sul nazifascismo, prestigio che, assieme alle grandi conquiste sociali sovietiche, espandeva nel mondo l’ideale comunista. Per gli USA tutto ciò era un pericolo e contro tale pericolo nasce la risposta armata della NATO. E si può dire che la NATO del 1949 sarà per sempre la NATO di guerra e portatrice di guerra in tutto il mondo. Il Patto di Varsavia nasce solo nel 1955, sei anni dopo la NATO e si scioglierà nel 1991, a Praga. Ma la NATO non intraprende il cammino di scioglimento indicato dal Patto di Varsavia: essa approfitta della propria “splendida solitudine” sul piano internazionale per trasformarsi in una NATO planetaria, in un gendarme mondiale e armato sino ai denti dell’imperialismo americano”. “Di fronte a tanta aggressività militare – prosegue Casati – vuoto e abbandonato appare il fronte della pace. Occorrerebbe che tornassero in campo, come una volta, i “partigiani della pace” e spero ed auspico che gli odierni partigiani del “NO” al referendum di Renzi rimangano in campo anche dopo il 4 dicembre, per divenire i nuovi partigiani per la pace”.
Interviene di seguito Mariella Cao, la “piccola, grande donna” che guida da decenni la lotta contro le basi nucleari NATO in Sardegna e portavoce del Comitato Sardo “Gettiamo le Basi”. Mariella Cao racconta della vera e propria occupazione militare, da parte degli USA e della NATO, di tutta la Sardegna e racconta degli orrori che provoca, tra la popolazione, l’uranio delle Basi e dei Poligoni di tiro : “I casi di leucemia e malattie gravi prodotte dall’uranio, anche tra i bambini, sono molto più numerosi di quelli che sono stati raccontati finora – è la premessa di Mariella – solo che da parte dei genitori di questi bambini c’è sempre stata una forte reticenza a parlare, dettata soprattutto dalla paura di subire ritorsioni o addirittura di perdere il proprio impiego nell’Esercito. E non solo da parte dei militari, visto che l’eventuale chiusura di una base interforze porterebbe alla perdita di lavoro anche per centinaia di civili. Nel paese di Escalaplano, per esempio, a una manciata di chilometri dal poligono di Quirra, dove in 2.600 abitanti nei primi anni Duemila si è raggiunto un picco di 14 bambini con gravissime malformazioni genetiche, la regola ufficiale era quella di tacere. Qualsiasi cosa accadesse. E dunque, se i casi non venivano denunciati negli ospedali, era come se non fossero mai esistiti. Un copione che si è ripetuto anche nei comuni di Jerzu, Ballao e Tertenia”. “Alle mamme di questi bambini – prosegue Mariella – veniva detto senza tanti giri di parole: nascondeteli in casa. E così loro, un po’ per paura un po’ per vergogna, eseguivano. “ Chi non ha trovato il coraggio di parlare, o si è ostinato a sostenere che le anomalie genetiche fossero soltanto un caso, non è però da biasimare – riflette la fondatrice di “ Gettiamo le Basi” – immaginate cosa significa, per la madre di un bambino che sta morendo, prendere coscienza che la malattia di suo figlio non è dovuta a una coincidenza o a una tremenda sfortuna, ma a dei responsabili in carne e ossa, che guadagnano su questa situazione. Rendersene conto può portare alla disperazione. O alla follia. Non hanno taciuto, ma hanno gridato tutta la loro rabbia e il loro dolore, invece, la mamma di Maria Grazia (nata con malformazioni evidenti alla testa e morta due anni fa, a 25 anni) e il fotografo Stefano Artitzu, la cui figlia è nata senza le dita della mano destra. Ad un certo punto Artitzu ha anche fondato un comitato composto da padri e madri di bambini nati con anomalie genetiche, con l’obiettivo di trovare informazioni e chiedere giustizia”. “Poi però ci siamo sciolti – afferma Mariella – perché era come combattere contro i mulini a vento, una battaglia troppo dolorosa, dove oltre alle difficoltà di dover lottare ogni giorno dovevamo subire maldicenze ed esclusione sociale. Una situazione che conosce bene anche Mauro Pili, ex Presidente della Regione Sardegna, oggi deputato alla Camera e componente della nuova commissione d’inchiesta che ha appena aperto i lavori”. E – riferisce Mariella Cao – ha detto Mauro Pili: “già nel 2002 fu chiesto alla popolazione civile che abitava nei pressi di Salto di Quirra di sottoporsi a uno screening genetico, ma solamente una piccolissima parte accettò. Gli interessi in gioco solo altissimi e chi indaga trova sempre il freno a mano tirato. E la commissione ancora oggi, dopo sei mesi, sta cercando di partire avvolta da un silenzio imbarazzante”.
Il Convegno è chiuso da Fosco Giannini, della segreteria nazionale del PCI e responsabile del dipartimento esteri : “ Lo scorso 26 giugno, a San Lazzaro di Savenna, Bologna, concludendo il congresso costituente del Partito Comunista Italiano, il compagno Mauro Alboresi – prossimo segretario nazionale del PCI – afferma, in modo inequivocabile, che per ciò che riguarda la posizione dei comunisti sulla NATO vi è una sola linea. “Fuori l’Italia dalla NATO”. Perché questa posizione così netta da parte del PCI? “ La NATO – prosegue Giannini – è il vero dominus del pianeta e dentro sé ha irreggimentato un altro pezzo del mondo: nel 1999 Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria (Paesi dell’ex Patto di Varsavia); nel 2004 Estonia, Lettonia e Lituania (già parte dell’ex Urss),Bulgaria, Romania, Slovacchia (anch’essi dell’ex Patto di Varsavia) e Slovenia (già parte dellaJugoslavia); nel 2009 l’Albania (un tempo membro del Patto di Varsavia) e la Croazia (già parte della Jugoslavia). Tra la crisi dell’URSS e lo scioglimento del Patto di Varsavia, la NATO, nonché sciogliersi, si scatena: 1989 attacco a Panama; 1991 all’Iraq; 1999 alla Jugoslavia; 2001 all’Afghanistan; 2003 secondo attacco all’Iraq; 2011 alla Libia; 2013 alla Siria. Attraverso la parola d’ordine dell’ “esportazione della democrazia” e della “civiltà occidentale”, vengono ferocemente massacrati popoli, distrutti Stati sovrani e interi sistemi sociali, ritenuti d’ostacolo al piano di dominio globale. Al fine di concretizzare tali progetti di conquista gli USA e la NATO non hanno scrupoli e collocano al loro fianco,evocandole, organizzandole, sostenendole economicamente e militarmente, le peggiori spinte terroristiche, come i talebani afghani, la stessa al- Qaida e l’Isis. Sin dalla propria nascita, 1949, la NATO mostra la propria natura imperialista e la propria, totale vocazione alla guerra. Tuttavia, nel corso della storia, tale vocazione subisce brusche accelerazioni. E una brutale accelerazione alla guerra totale la NATO l’ha subita in quest’ultimo scorcio storico. Per quale motivo? Dopo la scomparsa dell’URSS l’imperialismo volle credere alla “fine della storia”. Nulla di più idealista e sbagliato: un intero mondo, dall’America Latina all’Africa e all’Asia, reagisce e, in poco più di un quindicennio, mette in campo, oggettivamente, un vasto fronte volto, di nuovo, a spuntare le unghie all’imperialismo: i BRICS. La NATO e gli USA, già liberati per la guerra totale dall’assenza del contrappeso sovietico, dispiegano un progetto di aggressione militare sul piano planetario, puntando innanzitutto ad accerchiare, attraverso la collocazione di un numero sempre maggiore di basi NATO ai confini di Russia e Cina, le potenze BRICS dell’oriente ( a ciò serve l’aggressione nazi fascista targata NATO in Ucraina) e puntando altresì ad attaccare, attraverso l’aggressione politica ed economica, la potenza BRICS dell’America Latina, il Brasile, dopo aver tentato per anni di destrutturale – proseguendo in tale disegno – la rivoluzione venezuelana”.
“ Non è dunque un caso – afferma Giannini -, in questo contesto di accentuazione spasmodica dell’ attuale aggressività bellica degli USA e della NATO, che la spesa militare mondiale, in questi ultimi anni, sia giunta alla cifra iperbolica di 5 miliardi di dollari al giorno, una spesa complessiva trainata e in gran parte determinata proprio dalla NATO”.
“Ma qual è – prosegue il responsabile esteri del PCI – l’impatto in Italia delle politiche belliche USA e NATO? Intanto, l’Italia spende, solo per mantenere gli ufficiali e i soldati USA sul nostro territorio ( da Aviano alla Maddalena, da Ghedi a Camp Derby, da Niscemi a Vicenza) 400 milioni di euro all’anno. Ai quali vanno aggiunti 80 milioni di euro al giorno per “spese militari generali”, spese in gran parte trainate dal progetto bellico USA e NATO impiantato in Italia. A nessuno può sfuggire cosa possa significare, in termini di taglio generale al welfare e alla spesa sociale italiana, una simile spesa militare complessiva. Ma è l’estensione territoriale dell’occupazione militare USA e NATO in Italia a lasciare – una volta che questa stessa occupazione è messa a fuoco nei suoi termini complessivi – stupefatti, sconcertati e, soprattutto, inquietati. Sono 130 le basi USA e NATO dichiarate in Italia, ma oltre 20 basi militari USA sono totalmente segrete e non ufficializzate, 20 basi ( alle quali occorre aggiungere una settantina di insediamenti militari e residenziali USA) di cui non si conosce né la locazione territoriale né la natura dell’arsenale militare, con ogni probabilità – è il senso del segreto – armi nucleari. Molte “pistole fumanti” cioè – per riutilizzare lo slogan USA e di Tony Blair per attaccare l’Iraq – in giro per l’Italia. Impressionante ( quanto sconosciuta a livello di massa) è la capillarizzazione sull’intero territorio nazionale delle basi USA e NATO: dalla Lombardia alla Calabria, dal Piemonte all’Emilia Romagna, dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia, dal Veneto alla Basilicata, dalla Sicilia alla Sardegna, in quasi tutte le regioni italiane vi sono basi USA e NATO, con presenze particolarmente significative – sia dal punto di vista della quantità che della “qualità” militare – in Friuli Venezia Giulia, in Emilia Romagna, in Lombardia, in Puglia, in Campania, nel Lazio, in Sardegna, in Sicilia in Toscana, in Veneto. Dai campi di addestramento per le truppe NATO ( anche per interventi bellici sul fronte mondiale), ai Poligoni di tiro; dai radar ricchi di radiazioni che portano tumori e leucemie alle popolazioni locali, alle stazioni di telecomunicazioni volte a trasformare l’intera Penisola in una gigantesca tolda naturale per il controllo del Mediterraneo e del mondo; dagli aeroporti e alle basi aeree dell’Us-Air-Force alle squadriglie di sottomarini nucleari dell’Isola di Maddalena; dagli immensi depositi e magazzini militari, come quello di Camp Darby, in Toscana, alle centrali operative per combattimenti aeronavali, come quello di Palombara, in Sicilia; dalle portaerei nucleari al porto di Gaeta alla Caserma Ederle di Vicenza ( città ove ormai vivono circa 15 mila americani) ove si addestra e si tiene sempre pronto alla guerra uno dei più forti reparti USA in Europa, la 173° brigata aerotrasportata, l’unità d’assalto già “scatenata” in Iraq e Afghanistan: l’intero territorio nazionale italiano è capillarmente, profondamente e pericolosamente militarizzato. Vi è poi il problema, drammatico, delle armi nucleari. Ordigni atomici di cui non viene ufficializzata la presenza nel nostro Paese, ma di cui ormai si è a conoscenza. Una ricerca della Fas, la Federation of American Scientists , del luglio 2014, documenta come l’Italia custodisca il numero più alto di armi nucleari statunitensi schierate in Europa: 70 bombe nucleari, di cui 20 a Ghedi, in provincia di Brescia e 50 nei bunker USA di Aviano ( Pordenone). Con spese di gestione pesantissime e tutte a carico italiano e pericoli ( oltre quelli relativi a possibili utilizzi militari e a possibili e tragiche ritorsioni sulle stesse basi nucleari USA e NATO in Italia) di contaminazioni radioattive sulle popolazioni dei territori che “ospitano” le bombe alla Hiroshima e Nagasaki”.
“ Ed è a partire da questa consapevolezza – conclude Giannini – che il PCI si è attrezzando per una lunga e vasta campagna nazionale che popolarizzi la parola d’ordine “Fuori l’Italia dalla NATO” e si sta già muovendo per allargare il più possibile un fronte comunista, antimperialista, di sinistra e democratico che ponga di nuovo la questione, centrale per la pace e la democrazia in Italia, di liberarsi del tallone di ferro della NATO”. Così Fosco Giannini.
Iniziata tardi per il traffico impazzito, l’assemblea finisce molto tardi, ma senza perdere nessuno dei partecipanti. Dopo le relazioni degli oratori seguono domande. E, soprattutto, uno dei giovani presenti al Convegno chiede a Merlin la tessera del PCI. E si iscrive al Partito.