Il Partito Comunista Italiano in Cina: cronaca politica e intervento del segretario, Mauro Alboresi

di Ufficio Stampa

cina

Nelle giornate di Venerdì 21 e Sabato 22 Ottobre, a Pechino, si è svolto il VII° Forum Mondiale Socialista, avente all’ordine del giorno “Sviluppo ed innovazione del marxismo nel 21 secolo”.

A tale assise, organizzata dall’Accademia del Marxismo, parte della CASS (Accademia  Cinese delle Scienze Sociali), hanno partecipato delegazioni di 32 partiti comunisti, in rappresentanza di altrettanti Paesi dei cinque continenti, nonché  diversi studiosi, accademici, esperti provenienti da diverse realtà ( assai significativa la presenza di quella africana ).

La delegazione del Partito Comunista Italiano era composta dal segretario Mauro Alboresi e da  Francesco Maringiò, in rappresentanza del Dipartimento Esteri.

Il VII° Forum Mondiale Socialista  ha rappresentato un’occasione di confronto molto importante, tra diversi soggetti accomunati  dalla convinzione che alla crisi strutturale del capitalismo sia necessario e possibile  rispondere rilanciando l’alternativa di sistema, le ragioni profonde del socialismo, del comunismo.

I lavori della prima giornata, in seduta plenaria, si sono articolati dalle ore 9 alle ore 12,30 e dalle ore 13,30 alle ore 17,30 attraverso 23 interventi preordinati inerenti i seguenti specifici temi:

-natura, caratteristiche e tendenze dell’era del capitalismo finanziario;

-lo sviluppo pacifico del mondo: obbiettivi comuni per tutti i popoli;

-crollo dell’URSS, del blocco sovietico e ripresa del socialismo;

-prospettive del socialismo in Cina sotto la guida di Xi Yin  Ping.

In tale contesto Mauro Alboresi ha sviluppato intervento ( che pubblichiamo di seguito) inerente il tema “Crollo dell’URSS, del blocco sovietico e ripresa del socialismo”.

I lavori della prima giornata sono proseguiti  attraverso un simposio (articolatosi dalle ore 19 alle ore 21,30) nel corso del quale lo stesso segretario del PCI, unitamente ai rappresentanti dei partiti comunisti di Cina, Cuba, Francia, Russia, USA e Sudan sono stati chiamati a rappresentare il loro punto di vista relativamente alla situazione internazionale e le priorità di lavoro dei propri partiti.

I lavori della seconda giornata si sono inizialmente articolati in quattro gruppi ( riunitisi dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 13 alle ore 15,30) per poi concludersi in seduta plenaria ( dalle ore 16 alle ore 17) con le relazioni inerenti gli stessi.

La delegazione italiana, presente nel primo dei gruppi definiti, ha svolto con Francesco Maringiò una relazione  sull’esperienza cinese e sulla sua percezione in Italia, segnatamente da parte delle forze di sinistra, e con Mauro Alboresi, su specifica richiesta, una  comunicazione sul tema delle politiche di welfare in Italia e sull’attacco ad esse portato da parte dell’imperante cultura liberista.

Dalle ore 17 alle ore 17,30 si è svolta la cerimonia di conclusione dei lavori.

Nel sottolineare la generale soddisfazione dei presenti al riguardo si è confermato l’impegno a strutturare sempre più e meglio la relazione tra i diversi partiti comunisti, dando appuntamento al prossimo anno.

mauro

Crollo dell’URSS, del blocco sovietico e ripresa del socialismo.

Intervento a Pechino del segretario nazionale del PCI, Mauro Alboresi

  Il PCI ringrazia sentitamente i compagni del Partito Comunista Cinese per l’invito a questo

 importante VII° Forum di Pechino, dedicato alle questioni del Socialismo.

Tra i punti che sono all’ordine del giorno nella discussione, intendiamo affrontare il punto n°3, “ Crollo dell’URSS, del blocco sovietico e  ripresa del socialismo”.

Mettere a fuoco i motivi della caduta dell’URSS e del blocco sovietico è  assai importante per la definizione di una sempre più precisa e concreta strategia volta alla costruzione del socialismo nel Terzo Millennio.

Consideriamo la caduta del blocco sovietico  un evento storicamente speculare alla stessa Rivoluzione d’Ottobre.

Infatti, sia la Rivoluzione di Lenin che la caduta dell’URSS e dei paesi socialisti, hanno profondamente cambiato, prima nel bene  e poi  nel male, la storia planetaria.

Ed è proprio in relazione al grande impatto che ha avuto  su di essa, e   sul pensiero e la prassi del socialismo, la caduta dell’URSS e del blocco sovietico, che il PCI  ravvisa un deficit di analisi generale.

Il PCI individua, sinteticamente, in sei grandi motivi le basi materiali della caduta dell’URSS e del blocco sovietico, dividendoli in  “motivi strutturali della crisi ” ed in “motivi della crisi finale ”

I “ motivi strutturali della crisi” :

1- la storicamente lunga spinta imperialista volta alla minaccia militare e nucleare contro l’URSS  ed i  Paesi socialisti, che ha costretto l’intero blocco sovietico allo spostamento di immensi investimenti economici dal fronte della ricerca tecnologica e dello sviluppo delle forze produttive  a quello militare, ad una pesante politica di riarmo;

2- la cronica assenza, nell’intera storia sovietica, per motivi storici ed ideologici diversi, di elementi, anche spuri, di dinamizzazione dell’economia.

La rimozione quasi immediata della NEP leninista è emblematica al riguardo.

Altrettanto emblematica è la scelta, specie nella fase alta della “stagnazione economica brezneviana”, di rinunciare ad ogni linea volta  a rivitalizzare l’economia socialista, ad esempio attraverso un nuovo rapporto tra piano e mercato, tra socialismo e mercato.

Si è  rifiutato  ogni progetto che potesse basarsi sull’introduzione del “calcolo economico”, sul passaggio dalla produzione di merci “pesanti”, la caratteristica centrale dell’economia sovietica, alla produzione di merci “leggere”.

Ciò nonostante queste ultime fossero  molto più adatte a riaprire il mercato socialista interno, a soddisfare le esigenze della popolazione dell’intero blocco sovietico, che iniziava a denunciare con forza la mancanza di “merci del quotidiano”,  a lanciare  la sfida, nel mercato mondiale, delle merci “leggere” sovietiche, e così via;

3- il mancato e pieno sviluppo della democrazia socialista, della democrazia sovietica.

Un mancato e pieno sviluppo del rapporto democratico tra Stato e lavoratori, tra potere socialista e popolo che , infine, sfocia in quel grigio e deleterio compromesso sociale degli anni ’70 e ’80, attraverso il quale la classe operaia sovietica, i contadini, gli impiegati, gli intellettuali rinunciano ad uno sviluppo della democrazia socialista,  ad un loro protagonismo sociale, politico e produttivo in cambio di   meno controllo ed intervento dall’alto  nel processo produttivo.

I “motivi della crisi finali ” sono stati:

1 – la non attuazione, e poi la sconfitta, del coraggioso tentativo di Yuri Andropov – tra il 1982 ed il 1984 – di rilanciare il progetto di democrazia sovietica anche quale base materiale per il rilancio di un progetto di nuovo sviluppo delle forze produttive in URSS e nel blocco sovietico;

2 – gli errori drammatici, di linea politica e teorica e di senso strategico, di Michail Gorbaciov e del suo entourage, errori funesti per il socialismo e deviazioni profonde dal suo progetto, anche perché si abbattevano su di un sistema socialista già di per sé in crisi;

3- l’incapacità del gruppo dirigente complessivo del PCUS e dell’Armata Rossa di difendere l’integrità dell’URSS e del blocco sovietico nella fase alta e finale dell’attacco di Eltsin e delle forze imperialiste volto alla disgregazione dell’URSS e dei Paesi Socialisti.

Il PCI avanza tale analisi critica sul crollo dell’URSS, del blocco sovietico, ma  in nessun modo intende liquidare, come  hanno fatto molti ex comunisti, anche in italia, l’esperienza sovietica, che rimane, a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre, un punto di riferimento alto e certo per i lavoratori ed i popoli del mondo, per le lotte rivoluzionarie, antimperialiste  e anticolonialiste internazionali.

Nonostante la caduta dell’URSS e dei Paesi socialisti,  la stessa fase post- sovietica dimostra la vitalità storica del socialismo.

Dopo la caduta dell’URSS, Fukujama, a nome dell’imperialismo e del capitalismo mondiale, tenta di ratificare “la fine della storia” affermando che “ il capitalismo, essendo natura, è e sarà per sempre, mentre il socialismo è un’allucinazione dell’umanità “.

In verità, in poco più di un quindicennio dalla caduta sovietica, una immensa spinta antimperialista e socialista si è diffusa nel mondo, si moltiplicano e si rafforzano le esperienze concrete di natura antimperialista, anticolonialista e socialista.

In questo processo di liberazione degli Stati e dei popoli dall’egemonia imperialista si forma una formidabile coalizione di forze statuali e di popoli che cambia i rapporti di forza nel mondo tra imperialismo e antimperialismo.

Questa coalizione prende il nome di BRICS  e si offre, negli assetti internazionali, come sponda politica ed economica di tanti altri paesi – dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia – in via di liberazione dal giogo imperialista.

Si tratta di un processo rivoluzionario, che intimorisce l’imperialismo USA e le altre forze imperialiste mondiali, che infatti  reagiscono con una nuova aggressività politica e militare.

Sono parte di tale reazione i vari progetti “golpisti” in America Latina, sostenuti dall’imperialismo USA, contro il Brasile, il Venezuela, l’Argentina ed ora El Salvador, le destabilizzazioni mascherate da primavera araba,  le guerre in Medio Oriente; l’espansionismo ad est della NATO (emblematica la vicenda Ucraina), etc.

E’ evidente il tentativo di accerchiare la Russia, di  rimilitarizzare il Giappone e di stringere patti militari con le Filippine e l’Australia al fine   di accerchiare la Cina.

Il PCI riconosce nel titanico sviluppo economico della Repubblica Popolare Cinese, guidata dal Partito Comunista Cinese, il fattore più importante nella nuova lotta di liberazione degli Stati e dei popoli dal giogo imperialista.

Riconosce il ruolo centrale svolto dalla Repubblica Popolare Cinese nella lotta dei Paesi del BRICS.

Il PCI è convinto che l’esperienza cinese  abbia fornito e stia fornendo elementi nuovi e di grande valore scientifico, teorico, per la transizione al socialismo, rafforzando conseguentemente l’arco di forze mondiale volto alla liberazione degli Stati e dei popoli.

Una grande lezione, per tutte le forze comuniste, antimperialiste e rivoluzionarie.

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