MILANO: IL 5 NOVEMBRE CONTRO IL POTERE DELLE MULTINAZIONALI. IL PCI ERA PRESENTE

di Maria Carla Baroni, PCI Milano

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All’A.R.C.I. Bellezza, una delle principali sedi per le iniziative della sinistra milanese, si è tenuta il 5 novembre una giornata di lotta contro il potere delle multinazionali, che avvolgono come una piovra il pianeta e i suoi abitanti, portando ovunque distruzione del suolo e dell’ambiente, sfruttamento del lavoro, malattia e morte. In particolare la giornata europea di mobilitazione è diretta contro l’approvazione definitiva del C.E.T.A., che, dopo il passaggio favorevole al Parlamento europeo, dovrà essere approvato dai Parlamenti dei Paesi membri della U.E.

Ciò richiederà vario tempo, durante il quale bisognerà impegnarsi al massimo, soprattutto in Italia, in quanto il governo, con Renzi e con il ministro Calenda in prima fila, si era battuto perché fosse sufficiente l’approvazione del Parlamento europeo.

Il Comitato Stop TTIP Milano, di cui il P.C.I. milanese è parte attiva, mette in guardia contro la pericolosità del C.E.T.A, talora considerato il fratello minore del T. T. I. P. in quanto l’altro contraente sarebbe “solo” il Canada: ma in Canada, peraltro Paese assai vasto ed economicamente importante, ci sono le filiali di 40.000 imprese statunitensi, per cui sarebbe facile usare il C.E.T.A. come cavallo di Troia per far passare poi il T.T.I.P. tra U.E. e U.S.A.

Il Comitati Stop T.T.I.P. ha organizzato la sua mobilitazione in un salone animato da un mercato contadino, con piccole aziende agricole della Bassa Lombardia che settimanalmente sono presenti in vari luoghi della città con i loro prodotti sani e saporiti, in particolare con mele “brutte ma belle dentro”, che in parte sono vendute e in parte regalate al volontariato sociale per le istituzioni che accolgono persone in difficoltà.

Vi sono stati dibattiti e incursioni musicali, ma il pezzo forte è stata la videoconferenza con Pablo Ernesto Piovano, fotografo argentino che da anni documenta le malattie, le spaventose malformazioni neonatali e le morti dovute al Roundup, erbicida contenente glifosato e diossine, che rappresenta l’80% del fatturato della Monsanto.

Vaste aree dell’Argentina sono coltivate a soia transgenica – con semi Monsanto – in grado di resistere a qualunque erbicida tranne al Roundup della Monsanto! Il cerchio del profitto – chiudendosi – si allarga e la soia arriva poi, per la maggior parte, in Cina,dall’altra parte del pianeta.

Malformazioni e morti atroci – queste in Argentina – non dovute a eventi isolati, per quanto prevedibili, come la fuoriuscita della diossina dall’Icmesa di Seveso nel 1976 e l’esplosione del reattore nucleare di Cernobyl nel 1986, ma alla progettata, programmata, sistematica e continuativa distruzione della vita per massimizzare il profitto di una multinazionale. Una multinazionale statunitense, come statunitense fu l’Agente Arancio contenente anch’esso diossine, che, a distanza di 50 anni, continua a causare in Vietnam la nascita di milioni di bambini deformi o gravemente menomati.

 

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