Nessun rimpianto degli scienziati italiani per l’uscita di scena [speriamo definitiva! NdR] di Renzi. Parola di NATURE.

Con quest’articolo sul nostro sito inizia l’impegno nel dipartimento Scuola, università e ricerca del Prof. Gianni Strazzulla che, in queste settimane, ha aderito al PCI. Il compagno Gianni Strazzulla è una personalità prestigiosa del mondo scientifico e culturale: docente di Fisica stellare e di Fisica Sperimentale presso l’ università di Catania, ha sviluppato attività internazionali di ricerca con numerosi istituti ed Atenei dalla Francia al Brasile, dall’Olanda all’Argentina. Collabora con le più importanti riviste di astronomia ed e’ membro del Pool of Reviewers of the European Science Foundation. Per molti anni è stato Direttore dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania.

Il legame profondo con il mondo della scienza e della ricerca è stato un tratto caratteristico della presenza dei comunisti del nostro paese. La ricostruzione di questo legame è un compito fondamentale che oggi ci poniamo.

Luca Cangemi, Responsabile Scuola, Università, Ricerca del PCI.

Nell’ultimo numero (15.12.2016) l’autorevole rivista scientifica NATURE dedica un articolo sulle reazioni degli scienziati italiani alle dimissioni del governo Renzi. L’articolo è firmato da Alison Abbott corrispondente dall’Italia.

I ricercatori italiani, nota Nature, non sono particolarmente dispiaciuti. Nei quasi tre anni di governo, Renzi ha promesso molto ma non solo non ha mantenuto nulla, ma ha addirittura interferito scorrettamente negli affari accademici.

Ad esempio, nella legge di bilancio non è previsto alcun significativo aumento del budget per le universita’ e gli enti della ricerca pubblica per il 2017. Rimane inalterato il fatto che i fondi pro capite per la ricerca in Italia, sono tra i più bassi in Europa. Renzi ed il suo governo non sono riusciti a realizzare nulla di quanto promesso e ripetutamente richiesto dalla comunità scientifica come, ad esempio, una significativa sburocratizzazione per gli enti di ricerca.

Alcune iniziative del governo sono state davvero sconcertanti. Tra queste appare di particolare ed inaccettabile gravità la questione delle così dette cattedre Natta [si tratta di Giulio Natta, premio Nobel per la Chimica nel 1963. NdR ]. Si tratta di 500 cattedre universitarie pensate soprattutto per tentare di far rientrare “cervelli” in giro per il mondo. La cosa incredibile è il fatto che le 25 commissioni di concorso previste per la scelta di questi super-professori (avrebbero pure uno stipendio più alto) sarebbero di nomina governativa. Tutto questo, ovviamente, senza che la comunità scientifica [almeno quella ancora liberamente pensante. NdR] sia stata resa partecipe.

L’articolo di Nature guarda anche al prossimo futuro paventando, alle prossime [?!?! NdR] elezioni una vittoria dei movimenti populisti e di protesta, in particolare del Movimento 5 stelle i quali, a giudizio di Elena Cattaneo, neuro scienziata di calibro internazionale e senatrice a vita, e citata nell’articolo di Nature non hanno la ricerca scientifica come punto qualificante del loro programma. La Cattaneo è comunque cauta dichiarando che un paio di “populisti” nell’attuale parlamento hanno mostrato più apertura mentale verso le problematiche della ricerca scientifica dei membri degli altri partiti.

Fin qui Nature, a noi non resta che dire che, come comunisti italiani, siamo consapevoli che la ricerca scientifica va sburocratizzata e meglio finanziata anche per evitare che finisca con l’essere funzionale agli interessi forti delle multinazionali (ad esempio del farmaco, dell’informatica, della ricerca militare). La scienza libera, la ricerca di base, sono per noi essenziali allo sviluppo culturale e materiale delle masse.

Prof. Gianni Strazzulla

One Comment

  1. Red News | Protestation

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