di Alexander Höbel (resp. Cultura del Pci)
La scomparsa di Gerardo Marotta, creatore e anima dell’Istituto italiano per gli studi filosofici, costituisce una perdita gravissima per Napoli, per il Mezzogiorno e per l’intero Paese. Dopo l’esperienza giovanile nelle file del Partito comunista italiano, animatore del Gruppo Gramsci, dell’associazione Cultura nuova e dei Circoli del cinema insieme a Renato Caccioppoli, nel 1975 diede vita a quell’Istituto italiano per gli studi filosofici che per oltre quarant’anni è stato un faro nella vita culturale e civile di Napoli e d’Italia, con un respiro internazionale che ha contribuito a sprovincializzarla. Per quattro decenni, investendo l’intero patrimonio personale e familiare, con un sostegno dello Stato che ha vissuto alterne vicende, Gerardo Marotta – affiancato dal segretario generale dell’Istituto, prof. Antonio Gargano – ha fatto vivere un Istituto che, coi suoi seminari, i suoi convegni, le sue borse di studio, le sue pubblicazioni, il suo lavoro con le scuole, ha avviato sulla via della ricerca numerose generazioni di giovani, costituendo un punto di riferimento per le persone di tutte le età amanti del sapere. Erede della grande tradizione dell’umanesimo meridionale di Giordano Bruno e Tommaso Campanella, oltre che dei rivoluzionari della Repubblica partenopea del 1799, Marotta ha sempre cercato di sanare quella frattura tra cultura e politica, cultura e popolo, che vide in quella lontana vicenda, sempre al centro della sua riflessione, una pagina drammatica e dolorosa.
In questa opera per molti versi titanica, il sostegno delle istituzioni e del mondo politico è stato del tutto insufficiente. Nel 2009 il ministro dell’Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, affermando che “con la cultura non si mangia”, tagliò drasticamente le sovvenzioni statali all’Istituto, condannandolo a una crisi che si è via via aggravata, fino a mettere in pericolo 270.000 volumi sul totale dei circa 300.000 della Biblioteca; volumi che tuttora, vergognosamente, non hanno ancora trovato una collocazione adeguata.
La figura di Gerardo Marotta, esile ma sempre appassionato, sotto l’inconfondibile cappello di feltro nero, rimarrà nella memoria di tutti coloro i quali hanno avuto il privilegio di conoscerlo. La sua vicenda è emblematica dello stato di un Paese e d classi dirigenti che negli ultimi decenni, sulla base della “dittatura dell’economico”, hanno avuto verso la cultura un atteggiamento di indifferenza, incuria e talora di vero e proprio disprezzo, lasciando soli coloro i quali, come Marotta, si sono battuti per renderla patrimonio vivente di tutta la collettività.
Con le nostre piccole forze, cercheremo di contribuire a portare avanti la sua battaglia. Ma oggi vogliamo soprattutto esprimere il nostro sentito cordoglio per la sua scomparsa e la nostra vicinanza ai familiari e a tutti i collaboratori dell’Istituto.
[…] I comunisti piangono la scomparsa di Gerardo Marotta, faro di cultura e umanità in un paese portato… […]