da ‘Il Manifesto’
di Fosco Giannini*
Sabato 25 febbraio, a Roma, presso l’hotel Universo, via Principe Amedeo 5b, dalle ore 10.30 sino alle 18.30, si terrà un convegno organizzato dal PCI: “I Comunisti e l’Unione Europea- Per una critica radicale alle politiche liberiste e per l’unità sovranazionale delle lotte dei comunisti”. Al Convegno parteciperanno: Agostinho Lopes, del partito comunista portoghese; Charis Polycarpou, dell’Akel di Cipro; Viktoriia Georghevska, del partito comunista ucraino; Veronika Yukhina, del partito comunista di Lughansk (Donbass); un dirigente nazionale del partito comunista di Spagna e un dirigente nazionale del partito della rifondazione comunista. Interverranno al convegno gli economisti italiani: Emiliano Brancaccio, Sergio Cesaratto, Luciano Vasapollo e Domenico Moro.
Obiettivo dichiarato del convegno, per il PCI, è quello di approfondire il confronto politico tra le forze comuniste europee sulla questione dell’UE e, conseguentemente, rafforzare i legami in vista del progetto più alto: costruire lotte comuni sovranazionali – assieme alle forze politiche e sindacali anticapitalistiche- contro le politiche liberiste imposte da Bruxelles e contro il costituendo esercito europeo.
Il PCI ritiene che il più grande pericolo per la pace e per l’intera umanità è oggi rappresentato dagli Us e dal suo braccio armato: la Nato. Ed è a partire da ciò che mette al primo punto la lotta contro le guerre imperialiste e l’obiettivo dell’uscita dell’Italia dalla Nato. Ma sappiamo anche che un altro polo imperialista si va aggiungendo, nel quadro mondiale, ai due da tempo consolidati (Usa e Giappone) e questo terzo polo è quello dell’Ue. Essa non era all’ordine del giorno della storia: velocizzarne violentemente il processo di costruzione è stato un progetto funzionale agli interessi del grande capitale transnazionale europeo, che aveva ed ha bisogno, per partecipare alla lotta per la conquista dei mercati internazionali, di aumentare la propria potenza economica, produttiva e mercantile e ciò attraverso le più classiche politiche liberiste: attacco ai salari, ai diritti e allo stato sociale e ciò attraverso un piano sovranazionale, continentale.
Questa è l’essenza del Trattato di Maastricht e dell’Euro, la sola moneta al mondo senza Stato, una moneta che è servita ad arricchire Berlino e costruire miseria di massa in tanti Paesi dell’Ue. E’ sotto gli occhi di tutti una contraddizione drammatica: la genuflessione di tanta parte della sinistra politica e sindacale dei Paesi dell’Ue ai dettami liberisti ha liberato gli spiriti animali delle destre populiste e nazionaliste, che a partire da una critica all’Ue ripropongono un progetto complessivo razzista e neofascista.
Non c’è alternativa, dunque: occorre come il pane che le forze comuniste e della sinistra anticapitalistica dell’Ue ritrovino le strade dell’unità e della lotta comune, per un progetto strategico che non consideri l’Ue e l’Euro l’ultima fase della storia. Il capitale transnazionale europeo ha trovato da tempo la propria unità nello stesso progetto liberista dell’Ue. I partiti comunisti e l’intera sinistra anticapitalista devono trovare la loro unità nella lotta comune e in un progetto completamente alternativo all’Ue. Questo è il senso ultimo del convegno organizzato dal PCI a Roma, sabato 25 febbraio.
* segreteria nazionale Pci, responsabile dipartimento esteri
[…] I comunisti e L’Unione Europea […]