Napoli. Altro che Rivoluzione Arancione… Trasparenza e legalità

di Salvatore Galiero, Segretario Provinciale PCI Napoli  e Antonio Frattasi, Segretario Regionale PCI Campania

Nei mesi scorsi ha preso avvio, partendo dalla Municipalità di Avvocata- Montecalvario ed estendendosi poi a Scampia-Chiaiano -Piscinola e Bagnoli- Fuorigrotta, il preoccupante fenomeno del passaggio di consiglieri municipali dai gruppi di Napoli a Sinistra agli arancioni. O tempora o mores.

Decenni fa si sarebbe parlato di deleterio trasformismo (qualcuno ricorderà quel che accadeva nei primi anni Sessanta nel consiglio comunale di Napoli), oggi, conformandosi allo spirito dei tempi, i protagonisti di queste non edificanti vicende nobilitano il loro passaggio parlando di “scelte meditate assunte per il bene della città”.

Premesso che è un diritto dell’eletto poter cambiare idea sulla propria appartenenza politica, sarebbe comunque corretto che chi rappresenta i cittadini nelle assemblee elettive non dimenticasse   di aver chiesto, lo scorso anno, un posto in lista a quelle stesse forze politiche che ha poi abbandonato per altri e più promettenti lidi.

Questi comportamenti a dir poco disinvolti sono del resto perfettamente in linea con quello che sta accadendo quotidianamente e con il clima di conformismo che si respira a Napoli.

Se è certamente vero che in tutte le campagne elettorali prevalgono, nei candidati sindaci, la   demagogia a buon mercato e le facili promesse, è altrettanto vero che mai si era registrato nella nostra città l’enorme divario tra gli annunci di epocali cambiamenti se non di   messianici proclami   di palingenetiche rivoluzioni arancioni, e la dura realtà del primo anno di governo cittadino.

Tutto quel che sta avvenendo è in evidente e palese contraddizione con i temi agitati durante la campagna elettorale dello scorso anno.

Non è nostro costume assumere atteggiamenti catastrofisti, ma sarebbe politicamente ed eticamente poco dignitoso non denunciare una realtà che è sotto gli occhi di tutti.

Ci limitiamo soltanto a ricordare la vicenda Bagnoli, quella dei trasporti e, infine, il becero accordo “tripartisan” nella Città metropolitana sui 27 staffisti, una spartizione che avrebbe fatto arrossire persino i più spregiudicati leader dorotei.

Non comprendiamo come si possano chiedere al Governo finanziamenti per ripianare perdite al Bilancio Comunale quando poi si procede alla lottizzazione di posti di lavoro usufruendo di risorse pubbliche e dando uno schiaffo alle migliaia di giovani disoccupati napoletani.

Il PCI prende la distanza da queste azioni politiche e di governo in quanto Napoli merita una vera rivoluzione culturale e non i falsi proclami di chi vuole assurgere a protagonismi personali e familiari.

E’ giunta l’ora che la Sinistra riprenda l’iniziativa politica, che la smetta di svolgere un ruolo caudatario ed ininfluente.

Per tutte queste ragioni il PCI chiede ai partiti di Napoli in Comune a Sinistra un’Assemblea pubblica nella quale discutere con i militanti, i simpatizzanti, e gli elettori di tutte le questioni che riguardano il governo cittadino ed il futuro di Napoli.

Se questa richiesta dovesse essere disattesa, i comunisti del PCI prenderanno atto che non sussistono più vincoli di solidarietà tra i soggetti che diedero vita all’esperienza di Napoli in Comune a Sinistra e non faranno più far parte di alleanze che, per superficialità e politicismo, finiscono con il recidere il rapporto di fiducia con i ceti popolari, naturali referenti dei comunisti.

 

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