a cura di Juri Carlucci, del dipartimento esteri PCI
Gli Stati Uniti d’America colpiscono ancora duro contro Cuba, il suo popolo e la sua economia, con buona pace della riconciliazione, della riapertura delle rispettive ambasciate a L’Avana e a Washington, dei permessi di viaggio e dei voli diretti tra i due stati.
Quello che pubblichiamo è un documento ufficiale della Amministrazione a stelle e strisce. Il presidente USA Donald J. Trump fa mettere nero su bianco, sulla scorta di una legge americana del 1917, la”Trading with the Enemy Act”, la prosecuzione dell’embargo contro Cuba, in procinto di scadere il prossimo 14 settembre. Un pugno nello stomaco per un’isola tormentata da un uragano dietro l’altro, che conta intere province alluvionate e in stato d’allerta con morti e migliaia di turisti in fuga.
L’8 settembre scorso Trump ha firmato un memorandum alla Casa Bianca, sulla scorta di una direttiva del giugno passato che annullava il lavoro della presidenza Obama, diretta al Segretario di Stato e al Segretario del Tesoro, determinando la continuazione dell’embargo contro Cuba, fino al settembre 2018, “negli interessi nazionali”.
Trump ha giocato la carta degli esuli cubani durante le elezioni per la presidenza nel 2016 e sente che l’elettorato repubblicano della Florida va ringalluzzito ora che l’uragano Irma lasciata Cuba punta su Maimi, sotto coprifuoco. E sa anche che la Legge conferisce al presidente USA il potere di sorvegliare o limitare qualsiasi traffico tra gli Stati Uniti e i suoi nemici in tempi di guerra. Ma la guerra contro Cuba è una invenzione degli Stati Uniti guidati a suo tempo da J.F.Kennedy (1962 “Proclama 3447”), che videro sfumare il controllo, la commercializzazione e l’esportazione delle risorse naturali dell’isola e dei traffici che la attraversavano.
Cuba non si arrende e resiste. Nell’ultima settimana, stante il terribile passaggio del’Uragano Irma, molte città cubane con l’Avana in testa, hanno omaggiato la Rivoluzione, con giornate dedicate agli eroi che hanno combattuto contro il blocco economico e finanziario e contro il terrorismo. A Fabio Di Celmo, giovane italiano ucciso venti anni fa da una bomba nell’hotel Capocabana all’Avana, è stato dedicato un incontro nell’Istituto Cubano di Amicizia fra i Popoli mentre dall’11 settembre a Washington avrà luogo la terza giornata contro el bloqueo caratterizzata da un summit di giovani medici del latino america che denunceranno quali e quanti danni l’embargo contro Cuba ha causato nel settore sanitario.
Fortunatamente Cuba nella sua lotta straordinaria non è sola. L’embargo sottrae all’isola dei Caraibi circa 4 miliardi di dollari di introiti ogni anno (calcolo stimato per difetto), ma non sono poche le cancellerie che inviano ministri ed esperti sull’isola per chiudere negoziati di partenariato in ogni settore. L’embargo è anacronistico ormai e lo scorso anno nella votazione all’ONU 191 Paesi votarono contro questa coercizione con le uniche astensioni di Israele e degli Stati Uniti che lo propongono.
Il Partito Comunista Italiano si schiera a fianco delle forze rivolzionarie cubane e di tutte le Organizzazioni internazionaliste che chiedono che venga immediatamente tolta ogni restrizione all’isola guidata dal compagno Presidente Raoùl Castro, compresa la restituzione del territorio di Guanatanamo occupato dalle forze armate degli Stati Uniti. Il PCI continuerà a costruire iniziative politiche a fianco di Cuba, contro il terrorismo e l’imperialismo di ogni risma, ponendo al centro del dibattito l’autodeterminazione dei popoli, la lotta rivoluzionaria apice dello scontro nella lotta di classe e la solidarietà fra comunisti/e di ogni Paese.