di Antonio Frattasi, Segretario Regionale PCI Campania
Da un decina di anni a questa parte ,ad ogni scadenza elettorale(sia che si tratti di elezioni politiche, sia che si tratti di altro tipo di consultazione), le tante anime della composita Sinistra italiana sono alle prese con un dilemma sempre più angosciante: come formare una lista unitaria e competitiva per presentarsi agli elettori con proposte politiche chiare, alternative alle sciagurate politiche neoliberiste, capaci di invertire la direzione di marcia dell’economia italiana e suscitare finalmente entusiasmo tra i militanti ed i simpatizzanti. Purtroppo, dall’ormai lontano ed” indimenticabile” 2008(quando la lista Arcobaleno non riuscì a raggiungere il quorum per entrare in Parlamento) tutte, o quasi tutte, le soluzioni volta a volta individuate, si sono rivelate inadeguate al compito e, tra l’altro, hanno fortemente contribuito a deprimere ancor più gli animi. Nel 2013, la Sinistra si presentò divisa all’appuntamento elettorale delle politiche: SEL (dopo aver partecipato alle primarie del centro sinistra per la designazione del leader) andò con Il Pd di Bersani in una coalizione ristretta che comprendeva il minuscolo Centro democratico di Tabacci; mentre Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi, insieme con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, tentarono di approdare in Parlamento con “Rivoluzione Civile” guidata da Antonio Ingroia. SEL, favorita dallo sbarramento più basso previsto per le forze coalizzate, come è noto, riuscì a centrare l’obiettivo di avere una sua rappresentanza parlamentare (che si spaccò poi subito dopo le europee), mentre tutti i soggetti che avevano dato vita alla lista civica di Ingroia non andarono oltre il 2,2 per cento, percentuale a dire il vero molto modesta, peraltro ben lontana da quelle immaginate durante la campagna elettorale. Da quel terribile febbraio 2013 sono passati quasi 5 anni, ma “il tempo storico-politico” trascorso, in realtà, è molto più lungo: oggi, infatti, ci troviamo di fronte ad un contesto che richiede un diverso e più incisivo approccio alle questioni sul tappeto. Il Partito Comunista Italiano-che sta crescendo e radicandosi in Campania come in tante altre regioni- ha la piena consapevolezza della necessità di un salto di qualità nella proposta politica delle forze della sinistra. Non sono più immaginabili alchimie e funambolismi retorici, camuffamenti, o scorciatoie elettoralistiche che durano lo spazio di un mattino. Occorre presentare all’ elettorato un netto e definito programma politico che, assumendo come asse centrale le lotte contro le fallimentari politiche economiche e sociali imposte dall’Ue, l’uscita dalla gabbia dell’Euro, il ripudio della Nato, indichi soluzioni realmente alternative a quelle sinora imposte dalle classi dirigenti. Del resto che i temi sopra citati mobilitino la partecipazione dei lavoratori e dei precari è stato ampiamente dimostrato dalla bella ed affollata manifestazione indetta a Roma l’11 novembre scorso dalla piattaforma “Eurostop”.
Le prossime elezioni politiche, rappresenteranno, quindi, un vero e proprio spartiacque per la Sinistra.
Sia ben chiaro: la posta in gioco non è esclusivamente quella di ottenere una pattuglia parlamentare da utilizzare come “megafono”, ma quella di dare autentica rappresentanza alle classi popolari colpite dalla crisi economica. La gravità della situazione sociale che sta vivendo il Paese, lo spaventoso attacco alla democrazia, il dramma delle giovani e giovanissime generazioni private di qualsiasi seria prospettiva di futuro, la manifesta volontà del Pd di Renzi di continuare nella sostanziale acquiescenza ai dettami della “Troika”, gli allarmanti rigurgiti di neofascismo che si stanno verificando con ritmo impressionante in tante regioni italiane, i minacciosi scenari di guerra aperti dalla presidenza Trump, le storiche difficoltà del Mezzogiorno, impongono scelte coraggiose, non “politiciste” e di piccolo cabotaggio. Il PCI è, quindi, coerentemente per la costituzione di una lista aperta a tutti coloro (Prc, Rete dei comunisti, collettivi) che ritengono dirimente la discontinuità con le politiche neoliberiste ed antipopolari condotte dal centro destra, e portate avanti anche dal centro sinistra. E’ per questa ragione che, pur con rispetto nei confronti di chi ha compiuto scelte diverse, e pur apprezzando il distacco dal Partito democratico di quei militanti e dirigenti che hanno seguito Bersani e D’Alema nella nascita di Mdp, noi comunisti siamo critici verso la proposta politica e programmatica rappresentata dalla neocostituita lista” Liberi ed Eguali”, che vede la presenza anche di Sinistra italiana e di Possibile. Sul rapporto con il Pd e sulla ricostituzione di un rinnovato centro sinistra, infatti, nelle parole di tanti dirigenti di Mdp (e di Sinistra italiana) ravvisiamo, con profondo rammarico, permanenti ambiguità e illogiche nostalgie di una stagione politica ormai definitivamente appartenente al passato e, per giunta, priva della benché minima spinta innovativa.
Abbiamo, invece, espresso, a ragion veduta, un giudizio positivo sulla convocazione dell’assemblea romana da parte del collettivo “Je so ‘pazzo” e sul suo esito, caratterizzato da due elementi che reputiamo promettenti: la grande partecipazione giovanile e popolare, la chiarezza politica. Questa prospettiva è, a nostro avviso, convincente, fecondamente percorribile, e può rappresentare un autentico fattore di rinnovamento della politica italiana. E’ proprio il caso di dire: “Hic Rhodus, hic salta”.