Addio ad Abdon Alinovi, comunista gramsciano

di Alexander Höbel, Segreteria nazionale PCI, responsabile Cultura e Formazione

È arrivata ieri da Napoli la triste notizia della scomparsa del compagno Abdon Alinovi: uno dei maggiori dirigenti del Pci nel Mezzogiorno (e non solo) per quasi mezzo secolo.

Nato a Eboli, in provincia di Salerno, nel 1923, di famiglia antifascista, Alinovi era diventato comunista a meno di vent’anni, grazie alla frequentazione di Mario Garuglieri, confinato politico, artigiano fiorentino, già compagno di prigionia di Gramsci a Turi. E in effetti l’impronta e gli insegnamenti gramsciani rimarranno indelebili in tutta la sua vita.

Nel 1944, all’indomani della “svolta di Salerno”, Togliatti indicò proprio Garuglieri come segretario della Federazione salernitana del Pci, e il comunista toscano coinvolse Alinovi nella Segreteria. Eletto vicesegretario provinciale, Abdon lasciò il suo lavoro e iniziò una vita da “rivoluzionario di professione”. Direttore del giornale “Unità proletaria”, lavorò alla costruzione del Partito nella provincia di Salerno, impegnandosi molto nel movimento per la Rinascita del Mezzogiorno, che lottava per la riforma agraria, l’industrializzazione e il rinnovamento del Meridione.

Dopo il 18 aprile del ’48, anche su sollecitazione di Amendola, Alinovi fu nominato responsabile dell’Organizzazione della Federazione comunista napoletana. Si trasferì quindi nel capoluogo campano, inserendosi nel gruppo dirigente impegnato nella costruzione del Partito e nel suo insediamento nelle fabbriche e nei quartieri popolari. Attorno ai Quaderni di rivendicazioni, preparati rione per rione, il Pci costruiva il movimento delle Consulte popolari, e Alinovi fu molto attivo in questo campo così come nelle lotte per la pace, per le quali subì anche un arresto e un processo. Nel 1952 fu tra i promotori della manifestazione che si svolse a Napoli contro l’espulsione dall’Italia di Pablo Neruda. Intanto aveva sposato Giulia, compagna di lotte e di vita, con la quale avrà tre figli.

Nel 1955 Alinovi fu eletto segretario della Federazione comunista napoletana. Fortemente impegnato nella lotta ad Achille Lauro e al “laurismo”, guidò l’opposizione in Consiglio comunale. Alle elezioni politiche del 1958 il Pci ottenne a Napoli un’avanzata clamorosa, aumentando i suoi consensi di circa 50.000 voti, mentre la destra laurina ne perse alcune migliaia. Era l’inizio di uno spostamento a sinistra di vaste masse meridionali, frutto della linea Gramsci-Togliatti-Longo, di cui Alinovi fu un interprete attento.

Nel 1960, su proposta di Togliatti, entra in Direzione nazionale, portandovi un rilevante contributo sul nesso tra battaglia meridionalistica e insediamento del Pci nel Mezzogiorno. Dal 1963 dirige la sezione Enti locali e autonomie del Partito. Durante la Segreteria di Luigi Longo, col quale ha un rapporto molto positivo, Alinovi si sposta in Calabria per svolgere il ruolo di segretario regionale; è lui a organizzare il viaggio di Longo nella regione meridionale alla vigilia delle elezioni del 1968.

Impegnato nella lotta per l’abolizione delle “gabbie salariali”, nel 1969, nei giorni della rivolta di Battipaglia, è inviato sul posto dal Partito. Segretario regionale del Pci campano, favorisce il rinnovamento e il ricambio generazionale. Nel 1970 Alinovi è eletto in Consiglio regionale, e sebbene dall’opposizione avvia un dialogo con la sinistra dc contro Gava e il “gavismo”.

Nel 1976 subentra a Pio La Torre come responsabile della Commissione Meridionale del Pci. Eletto deputato, vive la fase del “governo delle astensioni”, occupandosi in particolare di problemi del Mezzogiorno, camorra, mafia e sviluppo; è a seguito di una sua battaglia che il Consiglio di amministrazione della Cassa per il Mezzogiorno, di cui egli contesta composizione ed emolumenti, viene sciolto e riformato. Membro della Commissione parlamentare antimafia, ne diventa presidente nel 1983. Alla fine dei lavori della Commissione, per la prima volta, la Relazione viene discussa in Aula; sarà pubblicata dalla Camera dei Deputati e poi dall’editore Rubbettino.

Nel 1989, dinanzi alla svolta della Bolognina, Alinovi si schiera col fronte del No, e in tal senso interviene al XX Congresso, nel febbraio 1991. Tuttavia, dopo lo scioglimento del Pci, sceglie di aderire al Partito democratico della sinistra, affiancando all’impegno politico una sempre maggiore attività sul piano della difesa della memoria e della ricostruzione storiografica. Proprio su quest’ultimo terreno, ho avuto il privilegio di conoscerlo e anche di intervistarlo, venendo così a parte di una miniera inesauribile di esperienze, riflessioni e ricordi, e di poter apprezzare la sua memoria davvero portentosa.

Alinovi decise infine di raccogliere tali esperienze, riflessioni e ricordi, e dopo un lungo lavoro, aiutato soprattutto dalla figlia Valeria, nel 2015 pubblicò il volume Rosso pompeiano, un libro molto bello, in cui la memoria e a storia di intrecciano. Nel presentarlo ad amici e conoscenti, scriveva:

Nel 1941 col bel diploma di maturità classica mi accadde di conoscere Mario Garuglieri […] artigiano fiorentino, giornalista socialista dal 1913 conobbe Gramsci nel 1920 a Firenze e visse, dei suoi dodici anni di carcere, gli ultimi quattro nella cella accanto a quella di Antonio Gramsci a Turi di Bari. Dopo la conoscenza di questo comunista gramsciano ha avuto inizio il mio cammino politico. Ve lo narro in dettaglio e vi presento altri giovani tra cui Pietro Amendola. […] Vedrete quel che è accaduto a me e quel che è accaduto a Garuglieri col quale ci siamo rincontrati a Roma, lui delegato di Firenze ed io di Salerno al congresso Pci alla “Sapienza” negli ultimi giorni del 1945 ed i primi del ’46. Quindi, ho ritrovato Gramsci a Firenze e a Turi di Bari, uomo vivo che vive nel ricordo di Garuglieri. Ho ritrovato Togliatti ventottenne a Firenze e quasi cinquantenne a Napoli, dove l’ho ascoltato al Modernissimo e a Pizzofalcone (1944), e seguito al V Congresso […].

Vi pare poco? Agli incontentabili dirò: ho ripensato a quel passato prossimo e vi rendo partecipi delle mie vedute sul presente difficile. Esercitatevi col pensiero critico e col sentimento. Se trovate interessante il percorso narrato, non esitate a segnalare quel che vi è passato per la testa.

Dirigente politico, organizzatore di cultura, Alinovi è rimasto fino alla fine curioso e partecipe di quanto accadeva attorno a lui, nel mondo, in Italia e nella sua città di adozione, non cessando mai di esercitare la sua riflessione critica e di spronare gli altri a farlo. Da lui e dalla straordinaria generazione di militanti e dirigenti comunisti a cui apparteneva avremo sempre tanto da imparare.

 

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