COREA DEL NORD E COREA DEL SUD: A PANMUNJON INIZIALI E POSITIVI SEGNI DI PACE

di Fosco Giannini

Il Partito Comunista Italiano giudica di grande importanza, sul piano mondiale e al fine della distensione internazionale, l’incontro avvenuto, lungo la linea di demarcazione del villaggio di Panmunjom, al confine delle due Coree, tra il Presidente della Repubblica Popolare della Corea del Nord, Kim Jong-un, e il leader della Corea del Sud, Moon Jae-in.

Di grande rilievo saranno gli esiti del summit che si svolgerà, significativamente, presso la Peace House, in territorio nord coreano. Tuttavia, i benché piccoli segnali che già in queste prime ore si sono manifestati nell’incontro tra i due leader (specificatamente, attraverso una plateale rottura del protocollo, l’improvviso invito, da parte di Kim Jong-un a Moon Jae-in, di entrare, mano nella mano, in territorio nord coreano, attraversando il confine) fanno ben sperare. Come fanno ben sperare sia il messaggio scritto da Kim Jong- un sul libro degli ospiti (“Una nuova storia inizia adesso,  punto di partenza di una nuova era di pace”), che la prima dichiarazione di Moon Jae-in (“La nostra pace è possibile e noi la vogliamo”). Persino la Casa Bianca è riuscita ad emettere un comunicato positivo (“In occasione dello storico incontro tra i presidenti della Corea del Sud e del Nord, auguriamo al popolo coreano ogni bene e speriamo che i colloqui facciano progressi verso un futuro di pace e prosperità per l’intera penisola coreana”).

Il PCI sottolinea il fatto che, naturalmente, l’incontro tra i leader delle due Coree non sia stato un prodotto del caso, ma l’esito di un lungo e prezioso lavoro portato essenzialmente avanti da Pechino e da Pyongyang (il cui leader, Kim Jong-un, entra in Corea del Nord 70 anni dopo l’ultima visita politica nord coreana), con la disponibilità importante della Corea del Sud.

La pace, una nuova collaborazione internazionale, non sono di certo obiettivi ancora conquistati, dopo questo primo incontro sul confine intercoreano, anche perché rimane ben viva e minacciosa la pulsione imperialista e di guerra dell’imperialismo USA come rimane aggressivo, anche in queste ore segnate dall’incontro nel territorio di di Panmunjom, l’atteggiamento giapponese. Non per niente, differenziandosi dai pur burocratici ma positivi commenti dei due governi coreani e degli USA, il ministro degli Esteri nipponico, Taro Kono, ha di molto raffreddato gli entusiasmi internazionali affermando che “Solo alla fine giudicheremo e solo quando andremo a Seul per conoscere nel dettaglio l’esito dell’incontro”.

Mentre sia Kim Jong-un che Moon Jae-in sembrano, allo stato delle cose, davvero e sinceramente spingere ad una soluzione di pace (fortemente sospinto dalla Cina) ciò che inquieta è certamente l’intero mainstream occidentale, che in modo totalmente unidirezionale punta a delineare un progetto di pace e di nuova distensione che si basi solo su di una Corea del Nord denuclearizzata, lasciando invariati tutti gli altri contesti di riarmo e pulsione alla guerra che pullulano attorno a quel Paese, in Asia e sul piano internazionale. Ciò che ancor più inquieta, naturalmente, è che questo stesso disegno di disarmo unilaterale spiegato al mondo dal mainstream occidentale, non può che essere il riflesso della più profonda e vera  politica internazionale statunitense.

E’ del tutto evidente che se gli attori internazionali che stanno attorno all’incontro che si sta svolgendo in queste ore lungo il confine delle due Coree avessero come unico obiettivo, ai fini della pace, quello di denuclearizzare la Corea del Nord e rimanesse invece inalterato tutto l’imponente, continuamente attivo  e minaccioso assetto di guerra che gli USA hanno dispiegato in Corea del Sud, nei mari del Sud della Cina e nei porti delle Filippine con la loro VI Flotta militare (dotata anche di missili nucleari) e inalterato rimanesse il potente riarmo giapponese in funzione anti cinese e anti Corea del Nord, è del tutto evidente che, in questo quadro totalmente squilibrato, un esito positivo dell’incontro non sarebbe per nulla facile e scontato.

Nel pericolo di guerra mondiale che ogni giorno gli USA e i Paesi imperialisti (ultima la Francia di Macron, che dopo la recente minaccia alla Siria, si è dichiarata pronta, in questi giorni, a battersi contro il nucleare iraniano) implementano grazie alla loro politiche aggressive, ciò che sarebbe prioritariamente auspicabile e per il quale un movimento mondiale contro la guerra dovrebbe con più forza battersi, sarebbe, innanzitutto, quello di un progetto di denuclearizzazione sul piano mondiale, cosa ben diversa dalla richiesta di denuclearizzare solamente la Corea del Nord, santificando invece il poderoso (già centinaia di testate atomiche di guerra, che vanno moltiplicandosi grazie all’aiuto USA) riarmo nucleare di uno Stato, Israele, che oggi perpetua ferocemente le proprie politiche di espansione imperialista in Medio Oriente, uno Stato imperialista e colonialista, Israele, cui nessuno, curiosamente, chiede di fermare il proprio, incessante, processo di crescita del nucleare bellico.

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