UCRAINA: BRUCIATO IL CAMPO ROM “LYSA HORA”, A KIEV. PROSEGUE L’ORRORE NAZISTA.

di Fosco Giannini

Il 20 aprile ricorre il compleanno di Adolf Hitler. Cosa c’è di meglio, per i neonazisti di Kiev, quelli che hanno portato al potere in Ucraina il “Quisling” filo americano Poroshenko, quelli organizzati dalla NATO, pagati dagli USA, tollerati, coperti e utilizzati dall’Unione europea in funzione anti russa e anticomunista, cosa c’è di meglio, per il violentissimo e truce gruppo nazista ucraino “S14”, che festeggiare il Fuhrer attaccando ( il 20 aprile ultimo scorso, appunto) il grande campo Rom della collina di Lysa Hora ( Monte Calvo), nella periferia di Kiev?

Nulla di meglio, per l’ “S14”, di rinverdire “le gesta” delle squadracce hitleriane, delle “SS”, della “SA”, niente di meglio, per rievocare i loro pogrom contro gli ebrei, i comunisti, gli zingari, i gay nella fase della nascita del nazismo che preannuncia i lager, che entrare armati di pistole, pugnali, spranghe , gas urticanti e lanciafiamme per devastare, mettere a fuoco e distruggere il campo Rom di Lysa Hora, dove vivono circa 150 persone, delle quali molte ( tra cui diversi bambini ) rimangono ferite, ustionate, colpite duramente dall’attacco nazista.

Come finivano i pogrom al tempo di Hitler? Dopo l’attacco contro le vittime designate c’era la deportazione. E così è stato anche quest’ultimo 20 aprile: dopo la distruzione totale del loro campo, i Rom di Kiev sono stati costretti, dal gruppo “S14” e dalla polizia locale agli ordini di Poroshenko, ad andarsene verso alcuni paesi dei Carpazi, ad oltre 500 chilometri da Kiev. E poiché – testimonianza del Partito Comunista Ucraino e di Amnesty International –  diversi Rom, tra cui famiglie con bambini, non sono riusciti a trovare i biglietti dei treni , il loro viaggio è iniziato anche a piedi, con sulle spalle ciò che è rimasto della loro vita.

Il gruppo “S14”, che ha come nume tutelare il famigerato leader fascista del secondo dopoguerra, Stepan Bandera, non è certo nuovo a questi orrori: lunga è la scia dei suoi attacchi contro altri gruppi e campi Rom, contro i comunisti, contro i sempre più sparuti e intimoriti gruppi di sinistra, le associazioni ebraiche, i gay, le lesbiche, le discoteche Lgbt o i cui  giovani frequentatori  non piacciono né alla visione nazifascista della vita dell’ “S14”, né  a quella del regime Poroshenko.

Lo scorso 8 marzo, a Kiev, l’ “S14” ha attaccato platealmente e violentemente una manifestazione femminista, minacciando poi di morte una leader del movimento Lgbt, Elena Shevcenko e imponendo ai giornalisti presenti di non scrivere nulla, pena la morte.

Come dimostra anche il fatto che l’attacco al campo Rom del 20 aprile è stato rivendicato con enfasi, da parte dei nazisti dell’ “S14”, persino sul loro profilo face book, è chiaro a tutti la completa libertà d’azione di questo gruppo e la totale complicità  di esso con la polizia di Kiev e col regime Poroshenko.

D’altra parte, tutto il percorso di avvicinamento al potere e della presa del potere, da parte di Poroshenko, di questo “amico degli amerikani”, sono stati contrassegnati dalla violenza delle diverse squadracce naziste organizzate  e armate dalla NATO, in totale funzione anti russa.

L’Ucraina è sotto il tallone di ferro nazifascista e il mondo occidentale tace: chi non ricorda l’orrore di Odessa, del 2 maggio 2014, quando i fascisti di Poroshenko incendiarono il Palazzo dei sindacati, dove morirono bruciate vive 40 persone, mentre attorno al palazzo in fiamme le squadracce nere innalzavano cori hitleriani? Il Partito Comunista dell’Ucraina, l’ultima Resistenza antifascista, sta pagando un prezzo enorme per la sua lotta: i suoi dirigenti e i suoi militanti sono continuamente attaccati, colpiti, perseguitati, emarginati nei posti di lavoro, imprigionati, assassinati. Lo stesso Segretario Generale del Partito Comunista dell’Ucraina, il compagno Piotr Symonenko, è continuamente sotto il mirino dei gruppi fascisti e della polizia del regime.

In questo orrendo contesto è chiaro, a coloro che vogliono vedere, che anche l’ultimo pogrom contro il campo Rom di Lysa Hora ha un preciso mandante: il governo Poroshenko, come emanazione diretta del potere USA e NATO, attori internazionali dalle mani grondanti sangue.

E che gli USA e la NATO svolgano ormai senza più potersi nasconde il loro ruolo di assassini internazionali, è ormai chiaro a molti nel mondo, chiaro persino agli amici della Casa Bianca, che per loro interesse tollerano e sostengono l’orrore.

Chi tenta ancora di salvarsi la faccia, nel bagno di sangue mondiale ( dall’Iraq alla Libia, dalla Siria all’Ucraina, dall’America Latina allo Yemen) che il mondo imperialista e capitalista ha già versato e sta tuttora impunemente versando, è l’Unione europea. Che tuttavia ha ormai la stessa responsabilità degli altri assassini internazionali. D’altra parte, l’Ucraina di Poroshenko e del gruppo “ S14” non è forse un Paese associato all’Ue? E ciò senza che Bruxelles, per spirito neoimperialista, per anticomunismo conseguente e subordinazione agli USA e alla NATO, riesca a dire una sola parola di fronte agli orrori nazisti che il governo del Paese a sé associato va quotidianamente perpetrando?

La costruzione dell’Ue è ancora in divenire: ma non nascono così, nell’orrore e nel sangue, i nuovi imperialismi?

 

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