IL PCI CONTRO IL COLONIALISMO FRANCESE E A FIANCO DEL FRONTE POPOLARE IVORIANO, DEL POPOLO DELLA COSTA D’AVORIO E PER LA LIBERAZIONE DEL PRESIDENTE LAURENT GBAGBO

Pubblichiamo l’intervento che il compagno Sandro Scardigli ( del Dipartimento Esteri PCI e responsabile regionale Settore Esteri e Pace del PCI / Toscana) ha svolto alla “Festa della Libertà 2018”, organizzata dal Fronte Popolare Ivoriano presso il Circolo “Parco Verde” di Quarrata ( Pistoia) sabato 5 maggio 2018

Laurent Gbagbo è un prigioniero politico della Francia che, prima con Chirac e poi con Sarkozy, ha fatto di tutto per rovesciare il suo Governo e tutelare i propri interessi economici.

L’economia della Costa d’Avorio è di tipo neo coloniale. I francesi sono i primi fornitori e primi clienti dello Stato ivoriano, con 240 filiali e 600 società a capitale francese in tutti i settori strategici. France Telecom Orange controllano le comunicazioni, Bnp Paribas Crédit Lyonnaise le banche. La convertibilità della moneta – il Franco CFA – è garantita dal Tesoro francese. Bouygues ha il monopolio dell’acqua potabile e dell’elettricità, oltrechè forti interessi nell’edilizia. Bolloré ha sei sedi in Costa d’Avorio e controlla tutti i trasporti e il porto di Abidijan.

Prima dell’elezione di Gbagbo (che nei primi anni del suo mandato, iniziato nel 2000  e seguito dopo pochi anni dallo scoppio della guerra civile, stava riuscendo ad impostare una politica economica di impronta socialista, soprattutto nel campo scolastico e sanitario) France Télécom controllava il 51% di Sitrail, che gestisce la ferrovia tra Abidijan e Ouagadougou ed era in posizione quasi monopolistica nel settore dei trasporti, del tabacco e in molti altri settori strategici tra cui il petrolio, la nuova risorsa della Costa d’Avorio. Il Presidente Gbagbo si oppose alle ulteriori privatizzazioni colpendo gli interessi di Parigi.

Nel 2010 Gbagbo si ripresentò alle elezioni presidenziali contro Alassane Ouattara, ex ministro del vecchio dittatore filo francese Houphouet-Boigny. Dopo il secondo turno, Ouattara fu proclamato il 2 dicembre quarto Presidente della Costa d’Avorio, con il 54,1% dei voti. Ma il Consiglio Costituzionale invalidò i risultati del Nord e annunciò la riconferma di Laurent Gbagbo con il 51,45% dei voti. Per diversi mesi il Paese ripiombò in una situazione di scontro armato. L’11 aprile 2011, Laurent Gbagbo fu arrestato dalle forze di Ouattara, sostenute dall’esercito francese.

Alassane Ouattara si proclamò presidente il 6 maggio 2011 e la sua nomina avvenne nella capitale Yamoussoukro il 21 maggio 2011, alla presenza di numerosi Capi di Stato, tra i quali Nicolas Sarkozy.

Secondo fonti attendibili, pochi giorni prima di togliere il potere al Governo democraticamente eletto di Gbagbo, l’Eliseo era in trattative con lui. Le discussioni si sarebbero incentrate sulla ricchezza del sottosuolo ivoriano. L’allora Presidente francese chiese al suo omologo Gbagbo di riservare alla Francia l’80% dei proventi del petrolio del bacino del Golfo di Guinea. Del restante 20%, il 10% avrebbe dovuto essere trasfuso al Burkina Faso e il resto alla Costa d’Avorio. Di fronte al categorico rifiuto del Presidente ivoriano eletto la Francia decise di bombardare la sua residenza e schierare i ribelli.

Dalla cacciata di Gbagbo Total ha ottenuto una buona quota degli idrocarburi, dopo aver completato l’acquisizione del secondo blocco petrolifero offshore nel Golfo di Guinea.

Il succo del problema è chiaro: Gbagbo metteva in discussione gli interessi francesi e andava quindi messo da parte, con il paravento giudiziario di una presunta e mai dimostrata violazione sistematica dei diritti umani da parte della sua amministrazione e il deferimento al Tribunale Penale Internazionale.

Con Ouattara la Costa d’Avorio è tornata ad essere quella di Houphouet-Boigny, padre padrone del Paese e fedele curatore degli interessi francesi, oltreché uno dei mandanti per conto dell’Occidente dell’assassinio di Thomas Sankara, amato leader rivoluzionario del Burkina Faso,

Nei decenni la Francia e i suoi Presidenti, anche quelli di “Sinistra”, hanno continuato a tenere sotto stretto controllo le ex colonie africane, cercando di imporre Capi di Stato e di Governo corrotti, senza disdegnare di trarne un vantaggio anche personale. Chi non ricorda i diamanti regalati dall’”imperatore” centrafricano Bokassa a Giscard d’Estaing?

A volte questi Capi di Stato si sono rivelati a dir poco degli ingrati, come Sarkozy che, dopo aver imposto la deposizione del leader libico Gheddafi, ha fatto in modo che questi venisse ammazzato e non potesse quindi rivelare di aver lautamente finanziato la sua campagna per essere eletto Presidente.

La triste situazione del popolo ivoriano non è dissimile da quella vissuta dalla maggior parte degli altri popoli africani e del Terzo Mondo. Questa sorte è determinata da un ordine mondiale deciso e dominato dal capitalismo imperialista, guidato da pochi Paesi con alla testa gli USA, che non esitano a usare tutta la loro forza politica, finanziaria, militare, per mantenere nella povertà Stati potenzialmente ricchissimi.

Non ci si può quindi stupire se centinaia di migliaia di persone, vittime della guerra, della fame e della repressione politica, fuggono dalle loro terre, spesso per morire annegati nel Mar Mediterraneo.

Occorre aiutarli a casa loro, è vero, ma il miglior aiuto in questo senso sarebbe il rovesciamento dei Governi imperialisti occidentali, esecutori degli interessi del capitale nazionale e transnazionale.

In meno di vent’anni dal crollo dell’URSS, una grande spinta antimperialista e socialista si è diffusa nel Terzo Mondo, dove si sono moltiplicate esperienze concrete di natura antimperialista, anticolonialista e socialista. In primo luogo in America Latina, ma anche in un Paese asiatico come il Nepal, dove due Partiti Comunisti hanno ottenuto la maggioranza assoluta alle Elezioni e governano insieme il Paese.

La coalizione politico-economica dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), seppur danneggiata dal Colpo di Stato parlamentare reazionario in Brasile, offre oggi una sponda politica ed economica a tanti altri Paesi, dell’America Latina, dell’Asia, dell’Africa, per la loro emancipazione dal neo colonialismo e dal giogo imperialista.

Il Partito Comunista Italiano riconosce nella Repubblica Popolare Cinese, guidata dal Partito Comunista, l’elemento centrale di questa alleanza politico-economica, che è oggi il fattore più importante della nuova lotta di liberazione degli Stati e dei popoli dall’imperialismo occidentale.

La Cina Popolare sta dimostrando in molti Paesi africani come si possa investire in progetti di reciproco sviluppo e vantaggio economico. I neo colonialisti francesi e occidentali fomentano in Africa guerre civili e dittature, la Cina crea infrastrutture e fornisce aiuti fondamentali per lo sviluppo autonomo degli Stati africani.

Facciamo i nostri auguri militanti ai compagni e alle compagne del Fronte Popolare Ivoriano per il successo della loro lotta, che mira a ridare ai cittadini della Costa d’Avorio il diritto di eleggere liberamente il loro presidente e a Laurent Gbagbo la libertà e agibilità politica che gli permetta di presentarsi come candidato di fronte al suo popolo.

Il nostro pensiero va anche a un altro prigioniero politico arrestato, come Gbagbo, per aver messo al primo posto i bisogni e gli interessi del suo popolo rispetto a quelli dell’imperialismo: il compagno Luiz Ignacio Lula da Silva, ex Presidente e futuro Presidente del Brasile, di questo ne siamo certi.

Il Partito Comunista Italiano si impegnerà sempre a sostegno delle lotte per l’autodeterminazione del popoli e per il Socialismo, per la fusione in un’unica classe cosciente dei lavoratori e delle lavoratrici di tutti i Paesi, in Italia e nel mondo.

Viva l’internazionalismo proletario! Viva la solidarietà antimperialista dei popoli!

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