di Laura Baldelli
“Tides” è un docu-film di Alessandro Negrini, originale, profondo, poetico che ruota attorno al fiume Foyle, che segna un confine naturale tra Derry con i suoi cittadini cattolici e Londonderry con i suoi cittadini protestanti nell’Irlanda del nord. Il film inizia con i fotogrammi di un film d’epoca del 1012 di Alice Guy-Blanchè, regista pioniera del cinema muto, dove un bimbo raccoglie le foglie cadute e riappende sugli alberi e il film si chiude con le foglie riappese sugli alberi. Questo ed altri filmati d’epoca privati, fanno del docu-film “un film nel film”.
“Tides”, tradotto in italiano è “Maree” ed è il fiume il soggetto narrante con la voce femminile, custode della memoria, della Storia e delle storie e dei sogni infranti. Nel film non ci sono persone intervistate, che raccontano le loro storie sul confine-fiume, ma è il testimone-fiume che parla delle loro vite e per questo il racconto si snoda come un fiume, che pur andandosene, comunque rimane. Sono due i luoghi del film: quello geografico e quello dei sogni infranti e accantonati a causa della guerra civile tra cattolici e protestanti e della dominazione britannica.
Il film ha meritatamente vinto molti festival cinematografici, Negrini è anche ottimo sceneggiatore e il commento narrante è di grande poesia-civile, la musica di Cris Ciampoli ha un registro nostalgico e le sonorità sono elaborate per ricreare suoni immaginari per i sogni che vanno sempre protetti. Il montaggio di Stuart Sloan ha avuto un ruolo decisivo, in quanto il regista ha riscritto più volte la sceneggiatura di pari passo con il montaggio del materiale girato, grazie anche al crowfunding organizzato per completare il film.
Le storie emergono attraverso filmati privati in superotto delle famiglie di quei luoghi, che sono un vero e proprio tesoro di umanità…due comunità che evitarono d’incontrarsi, separate dalla religione, dalla politica, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei divertimenti. Quei filmati però non raccontano la guerra civile, ma la felicità, sono momenti intimi, un punto di vista interessante che fa del cinema di Negrini un cinema di poesia come lo intendeva Pasolini. Bellissime sono le immagini sul fiume ghiacciato dove s’incontrano i cittadini delle due sponde e giocano, dimenticando confini e conflitti, così nelle sale da ballo.
I filmati privati, ci raccontano frammenti di felicità e di storie minime, che esprimono una involontaria poesia, che il regista definisce “poesia dei vinti”. I vinti sono gli Irlandesi cattolici, vinti dal potere economico del capitalismo inglese, sfruttati anche in guerra, con i loro sogni infranti e dimenticati a causa della guerra civile…….ma le foglie sugli alberi si possono riappendere, come il gioco del bambino del film d’epoca.
Negrini afferma che ha voluto raccontare “la vertigine immaginifica dei vinti di ogni tempo” e “parlare a tutti coloro che si sono dimenticati ciò che erano nati per essere”. Era questo il non-luogo, il territorio onirico fatto della memoria di pezzi lontani della nostra vita, il luogo dei sogni dimenticati. Oggi la maggioranza dell’umanità sembra condannata all’oblio obbligatorio, sogni infranti dalle guerre, dai cambiamenti climatici, dalle crisi economiche…..tutto riconducibile al neoliberismo, rapace delle vite di tutti.
La parola “sogno” e il suo significato, oggi subiscono una specie di avvelenamento semantico, così abusati da perdere valore, in un mondo che ha relegato i sogni al possesso materiale, ma il regista compie un’operazione di riappropriazione soggettiva, di risveglio di quella vita esiliata dentro di sé.
Tutta la struttura del film è come un flusso di correnti che unisce elementi diversi: dal privato alla Storia con il filmato della BBC, che documenta il 15 giugno 2010, quando il primo ministro conservatore David Camerun, dopo 38 anni, ha chiesto scusa da parte del Regno Unito, per la strage del Bloody Sunday del 1972 a Derry, quando le truppe britanniche aprirono il fuoco sulla folla e morirono 14 persone, che lo stesso premier chiamerà per la prima volta “innocenti”. Le 14 famiglie delle vittime non si sono mai arrese e hanno avuto giustizia per i loro morti e per tutto il popolo irlandese. In Italia un evento del genere sembra improbabile e impossibile, con tutti i segreti di stato che attraversano la nostra storia, anche se recentemente la tenacia e il coraggio di Ilaria Cucchi hanno infranto il muro di omertà dell’Arma dei Carabinieri e dello Stato italiano.
Il regista che vive da molti anni in Irlanda, era presente quel giorno memorabile e definisce gli Irlandesi come “gente mai doma” e afferma di aver ripreso l’evento come regista-cittadino, perché si sentiva dentro la Storia.
Negrini è regista di un cinema-civile che si esprime con la poesia, unico strumento per restare umani.