Intervento del compagno Paulo Costa, del Segretariato del Partito Comunista Portoghese al Parlamento Europeo, alla manifestazione nazionale del PCI del 16 marzo u.s. a Firenze
a cura di Fosco Giannini e Annita Benassi
Nel salutare tutti i compagni e le compagne presenti, vorrei ringraziare il PCI per l’invito e l’opportunità di partecipare a questa manifestazione e di condividere con voi l’analisi e l’esperienza del PC Portoghese.
In Portogallo la battaglia politico-elettorale per il Parlamento Europeo del 26 maggio, così come per il parlamento portoghese il 6 ottobre, sono inseparabili dalla situazione politica, sociale ed economica del Paese.
Contrariamente alla situazione vissuta nel 2014, segnata da un grande sentimento di inquietudine e di sfiducia nel futuro, è presente oggi in Portogallo un sentimento che, anche se contraddittorio, valuta favorevolmente la situazione del Paese, che è il risultato sia di una percezione complessiva della nuova fase della vita politica nazionale, dopo le elezioni dell’ottobre 2015, che della materializzazione concreta di ciascuno dei progressi e delle conquiste raggiunte come risultato dell’azione determinata dal PC Portoghese e della lotta dei lavoratori e del popolo portoghese.
In questo quadro, il governo di minoranza del Partito Socialista cerca, nascondendo compromessi e convergenze con PSD e CDS, di prendere misure che per sua stretta volontà e scelta non adotterebbe, come mai prima ha adottato, data la sua sottomissione agli interessi del grande capitale e dell’Unione europea.
Intanto PSD e CDS effettuano manovre, concordate con il grande capitale, per apparire liberi da ogni responsabilità di esecutori di politiche di destra, sostenendo oggi l’opposto di ciò che facevano in passato, a cui aspirano a tornare, se ce ne fossero le condizioni.
PSD e CDS sfruttano demagogicamente reali insoddisfazioni che giustamente sono presenti in molti settori della vita del Paese, di fronte a problemi che essi hanno contribuito a creare e che l’attuale governo di minoranza del Partito Socialista, per scelta politica, non vuole risolvere.
Nello stesso tempo, a partire dalle forze politiche e dai centri del capitale, sono strumentalizzati temi marginali, miranti non solo a mettere in secondo piano le principali questioni che si presentano al Paese, ma anche ad attivare processi di attacco al PC Portoghese, di populismo, di concezioni antidemocratiche e reazionarie.
In questa situazione, il PC Portoghese affronta le elezioni per il Parlamento Europeo come un’importante battaglia politico-elettorale per affermare, attraverso il rafforzamento dello stesso PC Portoghese e della CDU, la necessità e la possibilità di una rottura con le linee dell’Unione europea volte alle diseguaglianze, dipendenze e abdicazioni nazionali imposte al Paese e al popolo portoghese, indicando la strada di un’alternativa patriottica e di sinistra che affronti, senza esitazioni, la questione della sottomissione all’Euro e alle imposizioni e ai condizionamenti dell’Unione europea, recuperando per il Portogallo gli strumenti necessari al suo sviluppo sovrano, in un quadro di un’Europa di pace, cooperazione e progresso.
Cioè, interveniamo nella battaglia politico-elettorale per dare più forza al PC Portoghese e alla CDU, per rafforzare la lotta in difesa dei diritti e gli interessi dei lavoratori e del Paese, per combattere posizioni conservarci e reazionarie, per consolidare nuove avanzate e per costruire un’alternativa patriottica e di sinistra.
In questo senso sviluppiamo un’azione che, assieme alla denuncia e all’identificazione dei responsabili delle politiche di destra e delle cause che hanno portato all’attuale situazione del Paese, affermi la necessità e il contenuto della politica patriottica e di sinistra che il PC Portoghese porta avanti e sia dunque la motivazione di un voto al PC Portoghese e alla CDU.
A questo scopo mobilitiamo e prepariamo l’insieme delle organizzazioni militanti del Partito per i difficili compiti che ci aspettano; per giungere ad un ampliamento dell’espressione unitaria della CDU e il coinvolgimento pieno di coloro che ci appoggiano, a partire dalle diverse realtà settoriali e l’impegno di tutto il Partito in una campagna basata su di un ampio contatto di massa, con i lavoratori e col popolo, asse essenziale, prioritario e decisivo per la costruzione del risultato elettorale. Fermo nel suo impegno con i lavoratori e il popolo, combinando l’intervento per obiettivi immediati con la lotta per una politica alternativa patriottica e di sinistra e il suo progetto di democrazia avanzata. I valori dell’Aprile nel futuro del Portogallo sono una tappa indissociabile della costruzione del socialismo; il PCP proseguirà il suo intervento per aprire la strada ad una politica capace di assicurare il progresso economico, la giustizia sociale e lo sviluppo sovrano del Paese, consapevoli che questo è il miglior contributo che il popolo portoghese, il Portogallo, possono dare per la conquista di un’Europa di cooperazione, di progresso e di pace.
Compagni e amici, nell’analisi del PCP l’Unione Europea, sommersa in una profonda crisi e in crescenti contraddizioni, incrementa le proprie politiche neoliberali, militariste e federaliste, di concentrazione del potere nelle sue istituzioni sovranazionali, politiche dettate dalle sue grandi potenze e determinate dagli interessi del grande capitale.
Con l’accrescimento dello sfruttamento e dell’impoverimento, l’Unione Europea provoca una concentrazione e una centralizzazione del capitale. Un’offensiva che è accompagnata in diversi Paesi da una crescente e grave restrizione di libertà e diritti democratici, insieme all’anticomunismo.
-Paesi che hanno visto accentuarsi la loro mancanza di protezione, dipendenza e divergenza in conseguenza di decenni di Mercato Unico e di Euro sono sottoposti, a causa del loro indebitamento, ad un inaccettabile ricatto.
-L’Unione Europea provoca accresciuti meccanismi di controllo e di condizionamento sulle politiche di bilancio ed economiche degli Stati.
-La democrazia e la sovranità nazionale, il diritto allo sviluppo, sono messi in discussione dal dominio politico ed economico dell’UE. Gli ultimi anni dimostrano che una politica che difenda i diritti sociali e affermi la sovranità affronterà inevitabilmente l’ingerenza e le pressioni dell’UE e le pesanti restrizioni imposte dall’ UEM e dall’Euro.
-Non senza contraddizioni l’UE persiste nell’approfondire le politiche dell’UEM e la liberalizzazione del Mercato Unico, nella concentrazione di bancaria e nel controllo dei sistemi politici finanziari degli Stati, nei Trattati di libero commercio e dei servizi, a somiglianza del CETA; nella corsa agli armamenti e nella militarizzazione nell’ambito della NATO.
La proclamata “più Unione Europea” significa più integrazione capitalista, ossia una perdita ancora maggiore di diritti, un’accentuazione delle diseguaglianze sociali e delle asimmetrie di sviluppo tra i Paesi; una maggiore aggressione alla sovranità e alla democrazia, l’intensificazione del militarismo, dell’ingerenza e dell’aggressione.
Politiche misure che aprono il campo al nazionalismo, al razzismo, alla xenofobia, all’insorgere e all’avanzata di forze di estrema destra e fasciste, che costituiscono la faccia più reazionaria del capitalismo. Insorgenza e avanzata dell’estrema destra e minaccia fascista che solo le forze che lottano per i diritti dei lavoratori e dei popoli e per la democrazia, valori indissociabili dalla sovranità, possono fermare.
-Per il Partito Comunista Portoghese, la crisi dell’Unione Europea evidenzia che questa non è riformabile nella sua essenza, come struttura e processo neoliberale, militarista e federalista. Un processo di cooperazione e di integrazione di natura progressista in Europa, che rispetti i diritti e le aspirazioni dei lavoratori e dei popoli sarà possibile solo attraverso una rottura profonda dei fondamenti e delle politiche dell’UE.
-Il PCP sostiene che sarà attraverso lo sviluppo della lotta dei lavoratori e dei popoli in ogni Paese e della loro solidarietà internazionalista che sarà possibile aprire la strada alla costruzione di un’Europa di cooperazione, di progresso e di pace.
-E’con questo obiettivo che, dando continuità agli Appelli comuni delle elezioni del 1999, del 2009 e del 2014, il PCP si è associato di nuovo ad altre forze politiche per promuovere l’Appello comune per le elezioni al Parlamento europeo “Per un’Europa dei lavoratori e dei popoli”.
-Gli Appelli comuni hanno costituito importanti momenti di convergenza tra diverse forze politiche, nell’affermazione della possibilità e necessità di una profonda rottura con le politiche dell’UE e nell’indicazione di un’altra direzione nella costruzione dell’Europa, per un’Europa che ponga al centro gli interessi dei lavoratori e dei popoli e non del capitale.
Un processo che si inquadra nello sforzo rivolto alla salvaguardia del GUE/NGL e della sua affermazione come spazio confederale di cooperazione, indipendente da altri spazi politici e che dia voce, al Parlamento Europeo, alle lotte dei lavoratori e dei popoli; affermi una chiara alternativa alle politiche di destra e di estrema destra e della socialdemocrazia, dia il suo contributo alla lotta per un’Europa di cooperazione tra Stati sovrani e uguali neri diritti, nel progresso sociale e nella pace.
Pensiamo che il rispetto per il principio confederale, per la collegialità e per l’identità politica del Gruppo sono state condizioni essenziali, che hanno reso possibile assicurare – negli ultimi 25 anni – la continuità e il funzionamento di questo spazio politico di cooperazione in ambito parlamentare. contrastare
-Il cammino percorso nelle ultime cinque legislature non è stato esente da difficoltà, essendo stato necessario, a volte, contrastare quelle aziono che mettevano in discussione la confederalità e l’identità del Gruppo e, in ultima istanza, la sua stessa esistenza, almeno in relazione alla sua attuale natura politica.
-Il funzionamento confederarle del Gruppo consiste nel rispetto reciproco di ciascuna delle forze politiche che lo costituiscono. Un rispetto che ha la sua espressione pratica, necessariamente, in una modalità di funzionamento del Gruppo che esige altri aspetti.
-Prendere in considerazione la posizione di ciascuna delle sue delegazioni nella costruzione del consenso, specificatamente avendo in vista la presa di posizione in nome del Gruppo;
-d’uguaglianza di trattamento tra delegazioni nel processo decisionale;
-il rifiuto dell’imposizione della volontà degli uni sopra la volontà di altri o, detto diversamente, il rifiuto della dicotomia “maggioranza/minoranza” nel funzionamento del Gruppo.
-In questo modo pensiamo che la naturale constatazione della differenza non è obbligatoriamente un elemento negativo nel processo dell’azione politica del Gruppo, ma una normale, quanto necessaria, espressione della diversità di posizioni delle forze che lo costituiscono. Negativo sarebbe tentare di sovrapporre alla naturale constatazione delle differenze e al rispetto della posizione di ciascuna delle delegazioni un’illegittima e artificiale posizione che, utilizzando e ostentando il nome del Gruppo, fosse in verità il risultato della rottura del principio del consenso nel processo decisionale.
-Pensiamo anche che il principio confederale di funzionamento del Gruppo non debba tuttavia giungere a legittimarlo come spazio di cooperazione privo di principi e identità politica propria, uno spazio dove tutto sia aggiustabile indipendentemente da una posizione politica generale. Questo spazio politico unitario dovrebbe invece agire per un’Europa di Stati sovrani, con uguali diritti di libertà, di democrazia, di progresso economico e sociale ecologicamente sostenibile, di pace, cooperazione e solidarietà con tutti i popoli del mondo.
-E’ sulla base di questa esperienza e consapevoli degli ostacoli da superare che, ancor più, siamo impegnati nella ricerca di soluzioni tendente alla salvaguardia e alla prosecuzione del lavoro del GUE/N del Parlamento europeo, uno spazio di cooperazione che valorizzi il molto che ci unisce nella lotta per un’altra Europa, in uno spirito di uguaglianza e rispetto reciproco per le differenze, i percorsi, le esperienze e le particolarità nazionali.
alle prossime europee non sono stati raggiunte le imposizioni dettate dal potere borghese per presentare liste, per chi voteranno i lavoratori comunisti ????non è venuta l’ora di unificare tutti i partiti comunisti in una “lega dei comunisti£, in un “intellettuale collettivo” ??? i lavoratori, i poveri cristi non si dividono, restano sempre nella loro miseria, sono gli intellettuali borghesi a dividerli, la storia ne è testimone.