“LA CINA DELLA NUOVA ERA”

Presentato a Rieti, dal PCI, il libro che parla del socialismo con caratteri cinesi. Tra gli oratori, il Capo Ufficio Politico dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Roma, il compagno Zhang Yanyu

a cura della Federazione PCI di Rieti

Rieti, sabato 30 novembre u.s., sala del Consiglio Comunale. Mentre a poco a poco questa sala che abbiamo scelto per la presentazione del libro “La Cina della Nuova Era” (curato da Fosco Giannini e Francesco Maringiò ed edito dalla casa editrice “La Città del Sole”, di Napoli) si riempie di, ancor timidi, spettatori, cala l’ansia di quelli che insieme hanno pensato e preparato l’incontro. Non era affatto scontato che l’iniziativa riuscisse, che in tanti avrebbero partecipato alla presentazione di un libro sulla Cina, di sabato pomeriggio, in una città come Rieti, chiusa in sé stessa, addomesticata dai social network. Tra l’altro ci accorgiamo, salendo lo scalone che porta alla sala Consiliare, che al piano terra Vescovo e rappresentanti politici di vari livelli inaugurano un presepe di San Francesco. Eppure il “pubblico” arriva, la sala si riempie: una settantina di interessati, curiosi, molti mai visti prima, altri storici rappresentanti del PCI e dell’ANPI di Rieti. In fondo, in piedi, persino un nutrito gruppo di under 30.

Il rappresentante dell’ambasciata cinese ha chiamato per avvisare del ritardo, una cosa, anche questa, che lascia stupiti: siamo erroneamente abituati al ritardo dei relatori, in qualsiasi iniziativa. Poi, l’ospite d’onore arriva (giovane, alto, col vestito istituzionale, da vero dirigente del moderno partito comunista cinese) ed entra accompagnato da una donna (una compagna) anche lei dell’ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Roma. Passano con lunghe falcate tra le due file di sedie di velluto rosso dalle quali gli astanti regalano loro un applauso spontaneo e pieno di aspettative per ciò che si dirà.

Luca Battisti, del Comitato Centrale del PCI, ringrazia i presenti e introduce i relatori: il sindaco di Roccasinibalda Stefano Micheli, Fosco Giannini, membro della direzione nazionale PCI e coautore del libro, Zhang Yanyu, Responsabile dell’Ufficio Politico dell’ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia.

Il giovane sindaco di Roccasinibalda, comune in provincia di Rieti famoso per il Castello, nota per primo che la partecipazione è ben al di sopra delle aspettative. A lui spetta una prima introduzione agli argomenti del volume. Spiega, il sindaco, che l’obiettivo del libro è quello di raccontare (svelare) all’occidente la Cina di oggi. Il libro, per parlarne, parte dal 19 congresso del Partito Comunista Cinese (ottobre 2017) e prende in esame la lunga, onnicomprensiva, relazione svolta a quel Congresso dal Segretario del PC Cinese compagno Xi Jinping. Una relazione di quattro ore con la quale Xi Jinping delinea, nei dettagli, il progetto della “Cina della Nuova Era”. Una relazione che i curatori del libro che si presenta anche a Rieti dividono per sezioni tematiche ( il socialismo con caratteri cinesi, la centralità del partito comunista cinese come forza d’avanguardia per la “Cina della Nuova Era”, le questioni internazionali e l’imperialismo americano, la Nuova Via della Seta e l’esigenza della pace mondiale che oggettivamente tale linea contiene in sé per svilupparsi, il nuovo e titanico progetto di sviluppo cinese ecocompatibile…), affidando ogni tematica ad un intellettuale marxista italiano, esperto di questioni cinesi. Il Sindaco di Roccasinibalda, nella sua introduzione, si sofferma sul contributo al libro di Domenico Losurdo, dal quale emergono due aspetti: il primo riguarda la diminuzione del consenso globale verso gli Stati Uniti a vantaggio della Cina. Mentre il secondo mette l’accento sul fatto che avere rapporti con la Cina non significa non avere rapporti con l’Occidente. Secondo il sindaco Micheli, La Nuova Via della Seta è un’occasione. “Chiudere le porte alla Cina significherebbe rinunciare allo sviluppo dei nostri Paesi e agli interessi dei nostri popoli”.

Luca Battisti ringrazia e porta i saluti del senatore Stefano Fassina che per sopraggiunti e imprevisti impegni istituzionali non ha potuto partecipare a questo incontro. Lascia la parola al compagno Zhang Yanyu.

Il giovane responsabile dell’ufficio politico dell’ambasciata cinese in Italia, non nasconde la contentezza di essere qui e ricambia l’applauso che lo ha accolto al suo ingresso, raccontando quale grande amicizia lo leghi al PCI italiano. Ci dice che Francesco Maringiò, co-autore del libro, è tra i suoi migliori amici. Racconta che lo stesso Maringiò viaggia e studia molto in Cina e lo fa “perché lì c’è molto da imparare”. Si sente che è orgoglioso di questa considerazione che l’amico italiano riserva al suo paese natale.

Vive in Italia solo da un anno e mezzo e si scusa per non aver ancora imparato la nostra lingua: parlerà in inglese, tradotto dalla compagna professoressa Annapaola Francia. Confessa che dopo essere stato qui, in Italia, paese ricco di tradizioni, qualcosa nella sua mente è cambiato. L’Italia ha però dei seri problemi legati alla crescita: lo 0% negli ultimi dieci anni e anche andando indietro, dal 1984 registra lo 0.87% (GDP). Solo la Grecia ha un tasso di crescita più basso in Europa.

Teme forse di sembrare saccente e specifica che la Cina non vuole interferire nell’ economia italiana, ma vuole condividere l’esperienza cinese per la quale la soluzione per i problemi di ogni Paese sta nello sviluppo. Lo ha detto anche Xi Jinping, che è stato uno degli artefici dello sviluppo della Cina.

Racconta, facendoci fare un salto nel tempo e nello spazio, del lungo periodo di povertà che ha affrontato il Paese dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Lo scopo di tutti i loro sforzi a quel tempo, era combattere la povertà. La Cina doveva risolvere il nodo cruciale di come svilupparsi. Ricorda al pubblico, ora silenzioso e attentissimo, del 1978, quando in Cina c’è stato il grande dibattito sulla trasformazione del partito cinese da partito rivoluzionario a partito anche dello sviluppo. Questa trasformazione è stata difficile e ha richiesto un cambio di mentalità delle persone. Il tema è stato: “come affrontare la verità”. E mentre il delegato parla, le persone, le nostre persone ascoltano e sperano che anche qui qualcuno ponga il tema di “come affrontare la verità”.

Continua Zhang Yanyu: “Dopo un lungo dibattito, Xi Jinping ha ammesso che c’era un problema nel governo cinese. Ciò che mancava era la tecnologia. Non avevamo denaro e c’era un grande gap tra Cina e Occidente. Il problema era: come mostrare agli altri che il comunismo è una cosa buona per l’umanità?”.

Il primo passo che hanno fatto in Cina è stato adattare la società socialista alle caratteristiche cinesi. Da dove hanno iniziato? Per prima cosa hanno investito nella scuola e nell’università.

Quello che in Italia non si fa da anni, pensiamo mentre lui parla.

In Cina, ci ha detto Zhang Yanyu, questi cambiamenti sono stati fatti senza mai dimenticare che tutto quello che si faceva era per le persone, per i lavoratori, Per il partito cinese le persone, i lavoratori, sono la cosa più importante.

Xi Jinping dice che dobbiamo mettere “le persone al centro”.

Membri del Partito Democratico italiano hanno chiesto a Zhang Yanyu sempre e solo una cosa: “qual è il segreto dello sviluppo cinese?” E lui ci dice che i cinesi vogliono condividere con noi il loro successo. La dimostrazione di questa volontà sta per esempio nel 2013 quando Xi Jinping ha proposto la Via della Seta. In realtà, ci spiega, ce ne sono due di vie della seta: una marittima e una terrestre. La via della seta è un’idea antichissima che prevedeva il collegamento tra la Cina e Roma. Ci sono stati, su questo argomento, altri due incontri tra i nostri Paesi nel 2017 e quest’anno (2019) a marzo, quando Xi Jinping e Conte si sono incontrati. I nostri paesi si stanno legando profondamente.

Secondo Zhang Yanyu se andate in Cina oggi e dite che siete europei e ancora di più se dite di essere italiani, i cinesi vi accoglieranno benevolmente perché vi considerano un popolo amico.

Anche se sono più di trenta minuti che parla, confessa che vorrebbe dirci di più. Ci raccomanda di non tralasciare gli argomenti che ha affrontato il sindaco Micheli prima di lui. In Cina il partito comunista è la forza centrrale e in Cina si fanno le riforme. Il marxismo non ci insegna come sviluppare un paese, ma sappiamo che ogni paese ha le sue caratteristiche di sviluppo. Possiamo rinnovare il comunismo.

Prosegue il suo intervento mettendoci a conoscenza del 19° Comitato centrale del Partito Comunista Cinese (CPC), che ha chiuso la quarta sessione plenaria giovedì scorso (28 novembre) a Pechino con un comunicato.

Di questo documento e per il fatto che è stato, qui a Rieti, per la prima volta presentato pubblicamente in Italia, crediamo sia opportuno riprendere alcuni passaggi:

La sessione ha riesaminato e adottato la decisione del Comitato Centrale del PC Cinese su alcune importanti questioni relative a come sostenere e migliorare il sistema di socialismo con caratteristiche cinesi e far progredire la modernizzazione del sistema cinese e la capacità di governance…. Il sistema del socialismo con caratteristiche cinesi è un sistema scientifico sviluppato dal Partito e dalle persone attraverso le loro pratiche ed esplorazioni a lungo termine…

Tutto il lavoro e le attività della governance nazionale cinese sono state fatte in conformità con il sistema del socialismo con caratteristiche cinesi…Il comunicato dice che, come dimostrato nella pratica, il sistema del socialismo secondo caratteristiche cinesi e il sistema della governance della Cina sono sistemi di forte vitalità e grande forza. Aggiunge poi che questi sistemi sono stati capaci di spingere verso un progresso continuo un Paese di circa 1 miliardo e 400 milioni di persone…

Il Comunicato ufficiale del PC Cinese dello scorso 28 novembre (dunque, due soli giorni prima del Convegno di Rieti) è costituito da 12 punti che, per la loro densità politica, ci sentiamo di proporre ai lettori:

  1. Sostenere la leadership centralizzata e unificata del PC Cinese, seguendo le sue teorie scientifiche, mantenendo la stabilità politica e garantendo che il Paese continui a progredire nella direzione del socialismo;
  2. visto che sono le persone a gestire il Paese, promuovere la democrazia popolare, mantenendo stretti legami con le persone e facendo affidamento su di loro per far avanzare lo sviluppo del Paese;
  3. assicurare una governance basata sulla legge in tutti i campi, costruire un Paese che sia uno stato di diritto socialista e garantire l’equità sociale, la giustizia e i diritti delle persone;
  4. garantire l’uguaglianza tra tutti i gruppi etnici, creando un forte senso di comunità affinché la nazione cinese lavori congiuntamente per la prosperità e lo sviluppo comuni;
  5. sostenere il ruolo principale del settore pubblico e il comune sviluppo degli enti economici con le diverse forme di proprietà, il sistema di distribuzione per il quale la distribuzione in base al lavoro è dominante e la varietà degli altri modi di distribuzione esiste a fianco di essa, la sinergia tra il sistema socialista e l’economia di mercato, sbloccando e sviluppando continuamente le forze produttive;
  6. sostenere ideali e convinzioni, valori e standard morali comuni, promuovere l’eccellente cultura tradizionale cinese, la cultura rivoluzionaria e la cultura socialista avanzata, nonché ispirare le persone ad abbracciare ideologie e mentalità condivise
  7. aderire alla visione di creare sviluppo con le persone al centro, e continuamente garantire e migliorare i livelli di sostentamento delle persone e migliorare il benessere delle persone per garantire la prosperità a tutti;
  8. continuare a rinnovare e riformare, al passo con i tempi, e promuovere l’auto-miglioramento e lo sviluppo per costruire una società piena di vitalità;
  9. selezione di funzionari in base all’integrità, alle capacità e in base al merito, indipendentemente dal background per coltivare individui più talentuosi;
  10. mantenere le forze armate sotto il comando del Partito e garantire che le forze armate popolari siano completamente fedeli al Partito e al popolo in modo da salvaguardare la sovranità, la sicurezza e l’interesse dello sviluppo della Cina;
  11. sostenere il principio “un paese, due sistemi” mantenere prosperità e stabilità durature a Hong Kong e Macao e promuovere la pacifica riunificazione della Cina;
  12. aderire all’unità dell’indipendenza e della fiducia in sé stessi e aprirsi al resto del mondo, prendendo parte attiva alla governance globale, e continuare a contribuire alla costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità.

Conclusioni di Fosco Giannini. Fosco è uno studioso di questioni internazionali e un saggista; è membro della direzione nazionale del PCI e con il suo maglione di lana ruvida, lontanissimo dallo stile cachemire bertinottiano, ringrazia per il lucido intervento il compagno Zhang Yanyu e ricorda che il libro è dedicato alla memoria di Domenico Losurdo, che non ne ha potuto vedere la pubblicazione.

Giannini è una calamita di attenzione, nonostante sia passata più di un’ora dall’inizio di questo pomeriggio comunista. Si alza in piedi per parlare e si muove come chi crede in quello che dice e lo vive con il sangue e il sudore. Ci parlerà di tre cose: di come è nato il libro e di cosa parla; dell’impatto del titanico sviluppo economico cinese all’interno del Paese e nel mondo; dei caratteri dello sviluppo del socialismo cinese e della difesa del socialismo cinese.

“La Cina della Nuova Era” nasce da una sua idea, condivisa poi con Domenico Losurdo e Francesco Maringiò, di studiare la relazione di Xi Jinping al 19° Congresso del Partito Comunista Cinese del 2017. Ogni punto di questa relazione è stato poi sviluppato da un intellettuale marxista esperto della Cina. I temi affrontati sono la natura del socialismo con caratteri cinesi, il ruolo d’avanguardia del partito comunista cinese, la nuova aggressività imperialista e lo spostamento della NATO verso i confini russi e cinesi, il valore della Nuova Via della Seta. Secondo Giannini, la nuova Via della Seta è un progetto planetario che prevede la pace, ha necessità della pace. La prefazione del libro è del compagno ambasciatore a Roma S.E. Li Ruiyu, che Giannini ci tiene a ringraziare infinitamente per l’onore accordato.

La stampa in genere e quella italiana in particolare, ha parlato malissimo del 19° Congresso del Partito Comunista Cinese. È stato definito dal quotidiano italiano “la Repubblica” come “una discussione in una ristretta cerchia esoterica”. “Considerato che tra militanti e iscritti al partito comunista 90 milioni di cinesi hanno partecipato al congresso, eleggendo 2800 propri delegati, parlare di cerchia ristretta appare ridicolo e pretestuoso”, ha puntualizzato Giannini.

Lo sviluppo all’interno del Paese inizia nel 1978 con le quattro modernizzazioni di Deng Ziao Ping. Prima del 1978 il Paese è in pieno maoismo. Tutta la storia precedente confluisce nella fase del ’78: non si rinnega il passato ma anzi è come se tutto quello che è successo prima del 1978 fosse il preludio alla grande trasformazione. La grandezza della Cina è anche in questa valorizzazione della storia precedente. Nel 1978 la Cina è un Paese profondamente arretrato: circa un miliardo di persone vive al di sotto della soglia di povertà. L’obiettivo primario è quindi uscire da quella povertà. E settecento milioni di persone effettivamente escono da quella condizione. Questo successo non viene mai riconosciuto dai paesi occidentali. La Cina è riuscita nel suo intento di combattere la povertà.

Dopo il dissolvimento dell’URSS (1991) il mondo è cambiato, in peggio ovviamente. L’occidente, dopo il 1991, è convinto che “il capitalismo è natura, c’è sempre stato e sempre ci sarà” e che non ci sia altro modo di organizzare la società.

Ma accadono alcuni fatti che sono in netto contrasto con questa idea: in poco più di dieci anni, quelli successivi al 1991, l’intera America Latina insorge in senso anti-imperialista; non solo Cuba resiste, ma l’Argentina il Brasile, il Venezuela, virano in senso anti-imperialista; in Africa si crea un asse reale tra Gheddafi e Mandela contro l’imperialismo USA per la costruzione di una banca africana (per questo Gheddafi viene assassinato e la Libia distrutta). In pochi anni si costituiscono i BRICS, e il cuore dei BRICS è la Cina. Questo immenso fronte taglia le unghie al capitalismo e muta radicalmente i rapporti di forza internazionali.

Quando l’imperialismo si accorge che non è vero che “il capitalismo è natura” e che c’è una nuova forza mondiale che lo contrasta, allora reagisce con una violenta espansione militare e produce la guerra in Siria, in Ucraina, i colpi di Stato in America Latina (come contro Lula, come il continuo tentativo golpista in Venezuela, come in Bolivia).

Il neo-protezionismo americano è l’esatto opposto della Nuova Via della Seta: mentre la Via della Seta ha necessità di un mondo allargato e della pace, il neo protezionismo americano promette solo guerra.

Ora Giannini ci ricorda che Lenin aveva anticipato la via cinese al socialismo. Nel 1921, rendendosi conto dell’arretratezza dell’URSS, lancia la NEP. Le teorie di Lenin relative alla NEP sono state poi riprese dal partito comunista cinese.

La parte finale dell’intervento di Giannini è dedicata alla difesa della rivoluzione.

Oggi sul Corriere della Sera c’è scritto che uno dei protagonisti dei fatti di Hong Kong è stato ascoltato dal parlamento italiano e Pechino ha protestato per questo. Allora dobbiamo capire meglio cosa è stato piazza Tienanmen nel maggio del 1989 (solo a dieci anni da quando sono iniziate le quattro modernizzazioni) e perché è collegato a cosa sta succedendo ora ad Hong Kong.

La piazza Tienanmen si riempie di studenti – orientati dal governo americano – che chiedono la fine della repubblica socialista; l’esercito cinese in quella occasione è un esercito rivoluzionario che difende la rivoluzione e che permetterà alla Cina di crescere e svilupparsi e di far diventare la Cina, qualche decennio dopo, il perno del fronte anti imperialista mondiale.

Anche questi giorni siamo di fronte a una situazione simile. Le persone in piazza chiedono che Hong Kong si stacchi dalla Cina, ma nessuno si ricorda che Hong Kong è cinese ed è sempre stata storicamente e profondamente cinese. Solo dopo la prima guerra dell’oppio (1839) passa sotto il dominio del colonialismo britannico: sono gli imperialisti inglesi che la conquistano e la occupano. Questo è il punto. Nel 1997 finalmente c’è un accordo tra Gran Bretagna e Cina che prevedere che dopo 50 anni Hong Kong tornerà alla Cina. Ne sono passati 25 di questi anni e oggi improvvisamente l’imperialismo britannico sembra non voler più stare a quegli accordi e sogna di riprendersi Hong Kong. Anche Hong Kong dimostra quanto gli anglo-americani considerino la Cina il primo avversario dell’imperialismo e la speranza per un “altro” mondo. Socialista.

Anche per questo siamo grati al partito comunista cinese: per la speranza che dà a noi e a tutti i popoli di liberarsi.

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