RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE

di Leonardo Caponi

Un fondo di prima pagina di ieri del Corriere della Sera, contenente un attacco di inaudita violenza contro CGIL e UIL è il segnale d’avvio della campagna mainstream dell’informazione di regime contro lo sciopero generale. Per dare un’idea del clima che si sta preparando il giornale della Confindustria ha esercitato una incredibile interferenza nella vita interna del sindacato affermando che lo sciopero è stato indetto dalla casta romana dei dirigenti, in dispregio della volontà della base. Vorrei far notare che il giornale è il più autorevole sostenitore del Pd del quale, oltre che diffusore è anche recettore di notizie. Lo sciopero è giustificatissimo e non ha bisogno di “scusarsi”. Il governo ha preso a sberleffi, tanto nella forma quanto nel merito, tutti i punti della piattaforma rivendicativa sindacale. Un sindacato che è convocato a cose fatte e non ottiene niente, se non protesta, entra in contraddizione con la sua base. Si sentono e leggono cose dell’altro mondo. Si dice che è una manovra espansiva come se qualche decina di euro in più nella busta paga dei lavoratori dipendenti compensassero l’aumento vertiginoso dei prezzi e delle bollette, il pieno ripristino della legge Fornero, la disoccupazione che non smette di crescere e il dilagare del lavoro precario. Fanno il gioco disonesto delle tre carte con numeri buoni da giocare al lotto per negare che la modifica delle aliquote favorisce i redditi alti e lascia al palo quelli bassi. Uno studio, proprio di oggi, dell’OCSE rivela che i giovani italiani che hanno ora 22 anni andranno in pensione, con redditi da fame, a 71 anni! La fotografia dell’Italia che viviamo è quella di uno Stato che ha dato una montagna di soldi (270 miliardi di euro) alle imprese, sostiene in una bolla finanziaria, a spese pubbliche, il grande capitalismo e la Borsa, ha dato aiuti e ristori in quantità alle fasce medio alte del lavoro autonomo e molto poco a quello dipendente e ai piccoli autonomi.

Ma io penso che l’attacco scatenato da lor signori al diritto di sciopero non riguarda solo l’economia. In realtà l’incubo che li turba è che possa riaprirsi un ciclo di lotte e che una nuova coscienza e un nuovo protagonismo dei lavoratori e dell’Italia che soffre, possa guastare il falso quadretto che hanno costruito di un Italia “in ripresa” lanciata verso un radioso avvenire. Vorrei ricordare che i maggiori indici di sviluppo dell’economia il nostro Paese li ha raggiunti nei periodi di alta conflittualità sociale, nei quali l’aumento degli stipendi dei lavoratori e dei loro diritti era la molla che muoveva l’intera società. Se poi tutto questo mette in crisi il disegno del Pd di tenere il governo dei ricchi aggregandoci i poveri, non ce ne pò fregà de meno.

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