A cura di Bruno Steri – Redattore della Rivista Ragioni & Conflitti
Condividiamo un abstract dell’articolo pubblicato sulla rivista Ragioni & Conflitti, in seguito il link per accedere alla lettura completa.
L’espressione “territori occupati” (da Israele) è stata usata in primis dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (risoluzione 242) subito dopo la cosiddetta “guerra dei 6 giorni” (5-10 giugno 1967), incursione bellica israeliana giustificata con motivi di sicurezza nazionale e condotta contro Egitto e Siria, a seguito della quale Israele occupava appunto dei nuovi territori: il Sinai e Gaza, la Cisgiordania, le alture del Golan. Con la suddetta risoluzione, l’Onu chiedeva all’occupante il ritiro delle sue forze armate.
In particolare, la Striscia di Gaza, da cui è partita la recente operazione militare di Hamas ai danni di civili, è un territorio di 360 chilometri quadrati (per 2 milioni e 200 mila abitanti), situato lungo il Mediterraneo a Nord-Est della penisola del Sinai, confinante a Ovest con l’Egitto e a Sud-Est con Israele. Si tratta di una delle zone più densamente popolate al mondo. Per 20 anni, fino alla guerra dei 6 giorni, l’Egitto era stato responsabile della Striscia, dopo averla occupata nel 1948 in concomitanza con la creazione dello Stato di Israele e la fine del mandato britannico. La risoluzione 242 è comunque restata lettera morta: infatti dal 1967 in poi Gaza è rimasta sottoposta all’amministrazione militare israeliana. […]
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