RETE FERROVIARIA AL SERVIZIO DELLA GUERRA?

A Dicembre i paesi europei e l’Italia in prima fila, festeggiavano il nuovo patto d stabilità. Unica novità vera rispetto al passato, l’esclusione delle spese militari dal computo del debito.
Ma il risiko della NATO e dei suoi vassalli non è finito.
Nel feudo italiano, per esempio, è di qualche giorno la notizia di un accordo tra Leonardo e Rete ferroviaria italiana per “…aumentare le capacità infrastrutturali e digitali esistenti, per assicurare la movimentazione di risorse militari, all’interno e all’esterno dell’Europa, anche con breve preavviso e su larga scala, garantendo capacità di trasporto sicure, sostenibili e resilienti…”. Non c’è bisogno di tradurre o di spiegare niente: semmai possiamo semplificare il nodo dell’accordo.
Hanno urgente necessità di rendere la nostra infrastruttura ferroviaria pronta per la guerra, con buona pace dell’articolo 11 della nostra Costituzione.

Quello che possiamo aggiungere è un punto politico. Anzi, una domanda politica: come è possibile, oggi, definirsi pacifisti eppure accettare la NATO? Il nostro governo e le opposizioni istituzionali, accettano e sostengono senza critiche l’aggressività della NATO e dell’imperialismo occidentale. Intanto, l’inflazione galoppa, i salari diminuiscono, le fabbriche chiudono.

Ultima breve nota tocca a RFI. Invitiamo anche loro a ripassare la Costituzione. L’art. 34 recita: “La Repubblica garantisce a tutti, mediante un sistema di trasporto pubblico, le condizioni di mobilità essenziali in relazione all’esercizio dei diritti fondamentali dell’individuo e al perseguimento dell’interesse della collettività”. Non ci sembra che ci sia scritto da nessuna parte la parola armi.
Costruiamo l’alternativa alla guerra. Costruiamo il Partito Comunista Italiano.

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