Incidente mortale sul lavoro a Nocera Inferiore: muore Yassine, 17enne sfruttato in nero

Succede a Nocera Inferiore, nel nostro “bel paese”, che un ragazzo di 17 anni, di origine straniera, abbia avuto un malore o sia stato vittima di un infortunio durante il lavoro (in nero?) presso un’azienda di gestione dei rifiuti operante nell’Agro nocerino-sarnese.

Succede che non si chiami il 118 ma che il giovane venga portato in ospedale da due uomini che, dopo averlo affidato ai medici, si allontanino senza dare spiegazioni.

Succede che il ragazzo sia senza documenti, senza un nome, senza identità … senza niente, e che venga abbandonato come una cosa senza valore.

Succede che si venga a sapere chi fosse solo attraverso le impronte digitali.

Succede che il ragazzo muoia dopo circa mezz’ora nel reparto di rianimazione.

Sul sito internet agro.it si può leggere che è in corso un’indagine per chiarire le condizioni di impiego e che “gli inquirenti vogliono accertare se il ragazzo lavorasse in modo irregolare, senza la visita medica obbligatoria e la formazione prevista dalla legge per i minori. Un’ipotesi che si inserisce nel più ampio fenomeno dello sfruttamento lavorativo di giovani stranieri, spesso impiegati in condizioni precarie e fuori da ogni tutela … “

Poi, il giorno dopo, arriva la conferma che Yassine, questo il nome del giovane, è morto in seguito a un infortunio sul lavoro (che sarebbe giusto considerare “omicidio sul lavoro”) e stava lavorando in nero.

Da ansa.it: “Appena entrato in fabbrica è stato ucciso da un incidente sul lavoro, soli 17 anni. Il ragazzo di origine marocchina, impiegato in nero in un’azienda della provincia di Salerno … “

Da collettiva.it: “Secondo una prima ricostruzione il giovane, di origine marocchina, sarebbe deceduto a seguito di un incidente nel luogo di lavoro, in cui era arrivato da poco, secondo modalità comunque non regolari … “

Il problema è che tutto questo sia considerato non tanto qualcosa di eccezionale ma che sia l’ennesimo esempio di un sistema che ci fanno credere sia l’unico possibile. Un sistema inaccettabile che permette e, anzi, incentiva lo sfruttamento diventato la normalità alla quale ci si deve abituare. È necessario ribellarsi e rifiutare l’assuefazione a questa “normalità del male”.

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