Le elettrici e gli elettori della Repubblica Bolivariana del Venezuela hanno eletto, il 25 maggio, la nuova Assemblea Nazionale, i consigli legislativi e i governatori dei 24 stati federati del Paese.
Il Grande Polo Patriottico, guidato dal Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), ha ottenuto l’82,6% dei voti validi nell’elezione del nuovo parlamento e tutti i governatori meno uno nelle Elezioni regionali.
Ha votato il 42,6% (più o meno come in molte Elezioni amministrative italiane e di altri Paesi UE) in un Paese dove il massimo di affluenza raggiunta in Elezioni precedenti è stato del 59%.
Prima dei governi di Hugo Chavez (1999-2012) i nativi non avevano né carta d’identità né, di conseguenza, diritto al voto. Semplicemente non erano considerati cittadini.
Gran parte della cosiddetta opposizione, con alla testa Maria Corina Machado, fautrice del terrorismo e dell’intervento militare USA, non ha partecipato alle Elezioni, preferendo rivendicare il livello di astensionismo piuttosto che confrontarsi nelle urne, nella consapevolezza che sarebbe stata sconfitta come nelle Presidenziali del 2024.
Da quando, nel 1998, Hugo Chavez Frias vinse per la prima volta le Elezioni Presidenziali dando inizio al processo rivoluzionario bolivariano, i cittadini del Venezuela sono stati chiamati alle urne in innumerevoli occasioni per Elezioni Presidenziali, Parlamentari, locali, costituenti e referendum. L’opposizione ha sempre gridato alla frode tranne le uniche due volte in cui ha vinto (in un’elezione parlamentare e nel referendum che proponeva la trasformazione del Venezuela in Repubblica Bolivariana Socialista).
Il sistema elettronico di voto utilizzato è considerato a livello internazionale impermeabile a ogni tentativo di frode.
L’alleanza civico-militare tra masse popolari organizzate e forze armate e di sicurezza bolivariane ha costituito nei venticinque anni di potere rivoluzionario una diga insormontabile contro la restaurazione di un regime antipopolare e dipendente dai voleri degli USA.
Il Venezuela possiede la principale riserva petrolifera mondiale. I proventi derivanti dal petrolio sono stati utilizzati dai governi di Chavez e Maduro per attuare una massiccia redistribuzione del reddito, finanziare programmi sociali fondamentali, sviluppare l’economia. Sul piano latinoamericano e non solo sono state create alleanze e accordi che hanno contribuito ad emancipare molti paesi dalla dipendenza economica dagli USA, favorendo un processo di integrazione latinoamericana.
La politica estera del governo venezuelano, che ha chiesto l’ingresso nei BRICS (purtroppo per ora negato a causa dell’opposizione del Brasile), è un tassello importantissimo della partita mondiale, guidata dalla Cina Popolare, per la creazione di un nuovo equilibrio multipolare, che ponga fine alla supremazia imperiale degli USA e democratizzi i rapporti fra le nazioni ed i popoli, condizione fondamentale di una pace mondiale che può essere fondata soltanto sulla giustizia.
La difesa del processo rivoluzionario bolivariano deve essere un punto fermo per tutti i partiti, movimenti e organizzazioni popolari che lottano in tutti i paesi del mondo contro l’imperialismo e per il socialismo.
Salutiamo quindi con soddisfazione questo nuovo consolidamento della rivoluzione bolivariana del Venezuela.
PCI – Dipartimento Esteri