41 anni senza Enrico Berlinguer

Sono passati 41 anni da quando il compagno Enrico Berlinguer si spense qualche giorno dopo il malore che lo colse durante un comizio a Padova.

Di fronte al degrado politico e morale che stiamo vivendo ci mancano la sua onestà, la sua coerenza, la sua passione politica. Caratteristiche ormai rare in uno scenario pieno di politicanti che rispondono a gruppi di affari e che hanno, come principale obiettivo, quello di occupare le istituzioni garantendo privilegi a pochi e cancellando progressivamente i diritti costituzionali.

In quello che si potrebbe definire l’imbrunire della democrazia, vogliamo ricordare Enrico Berlinguer con alcune sue riflessioni che fanno capire cosa significhi essere comunisti italiani ieri, oggi, sempre.

“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.”

“Attraverso alcune delle «riforme» di cui si sente oggi parlare si punta a piegare le istituzioni, e perciò anche il parlamento, al calcolo di assicurare una stabilità e una durata a governi che non riescono a garantirsele per capacità e forza politica propria. Ecco la sostanza e la rilevanza politica e istituzionale della «questione morale» che noi comunisti abbiamo posto con tanta decisione. Anche la irrisolta questione morale ha dato luogo non solo a quella che, con un eufemismo non privo di ipocrisia, viene chiamata la Costituzione materiale, cioè quel complesso di usi e abusi che contraddicono la Costituzione scritta, ma ha aperto anche la strada al formarsi e al dilagare di poteri occulti eversivi – la mafia, la camorra, la P2 – che hanno inquinato e condizionato tuttora i poteri costituiti e legittimi fino a minare concretamente l’esistenza stessa della nostra Repubblica. Di fronte a questo stato di cose, di fronte a tali e tanti guasti che hanno una precisa radice politica, non si può pensare di conferire nuovo prestigio, efficienza e pienezza democratica alle istituzioni con l’introduzione di congegni e meccanismi tecnici di dubbia democraticità o con accorgimenti che romperebbero formalmente l’equilibrio, la distinzione e l’autonomia (voluti e garantiti dalla Costituzione) tra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, e accentuerebbero il prepotere dei partiti sulle istituzioni.”

“Oggi, lo sforzo della classe operaia (e del partito) per affermare la propria autonomia ideale e politica rispetto alla società capitalistica, nasce dalla ripulsa dei ‘valori’ dominanti. Per esempio, uno dei valori costitutivi e fondanti delle società capitalistiche è l’individualismo, la contrapposizione fra gli individui, la lotta di ciascuno contro tutti gli altri, di ciascun gruppo o corporazione chiusa in se stessa contro tutte le altre. La classe operaia, e noi comunisti, tendiamo ad affermare invece il valore della solidarietà di classe e della solidarietà di tutti gli oppressi e gli sfruttati. Con ciò è chiaro che noi apriamo una lotta, perché siamo convinti della necessità, della possibilità e della utilità generale di costruire rapporti nella società e nello Stato fondati sul ribaltamento di quel valore, di quella idea base del capitalismo, che è appunto l’individualismo. Ma l’affermazione e la dichiarazione non bastano: bisogna calare questo valore della solidarietà dentro la politica di trasformazione, altrimenti tale valore rivoluzionario si trasforma in quel banale e qualunquistico detto secondo il quale ‘stiamo tutti nella stessa barca’. La difficoltà in cui si sono imbattuti i partiti socialdemocratici sta proprio in ciò: che la loro politica, illudendosi di essere ‘realistica e concreta’, nei fatti è diventata spesso adeguamento alla realtà così come essa è, e ha portato alla messa in parentesi dell’impegno al cambiamento dell’assetto dato, li ha portati cioè all’offuscamento e alla perdita della propria autonomia ideale e politica dal capitalismo. La nostra ‘diversità’ rispetto alla socialdemocrazia sta nel fatto che a quell’impegno trasformatore e a quella autonomia ideale e politica noi comunisti non rinunceremo mai.”

“La fantasia non è solo propria dei bambini, ma è anche dei rivoluzionari perché senza fantasia non si può immaginare il mondo di domani.”

Noi continueremo la sua lotta perché vogliamo costruire un futuro che sia migliore del nostro sogno più bello.

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