Care compagne, cari compagni
Ci rivolgiamo a voi, dirigenti del più grande sindacato italiano che fin dalla segreteria di Giuseppe Di Vittorio dimostrò come la forza dei lavoratori organizzati potesse e dovesse essere determinante per la difesa e l’attuazione dei diritti costituzionali, per chiedervi di prendere posizione sul futuro referendum confermativo della cosiddetta “riforma” della Costituzione.
Vogliamo ricordare Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli, uccisi a Reggio Emilia il 7 luglio 1960 perché si opponevano allo sfregio dato alla Costituzione antifascista dal governo Tambroni appoggiato dal MSI. Questo ricordo non è una forzatura ma un doveroso richiamo al dovere che noi tutti abbiamo di portare avanti la lotta in difesa e per l’attuazione della Costituzione nata dalla Resistenza e che vede le sue origini negli scioperi operai del marzo 1943 e del 1944.
Oggi si vuole cambiare la Costituzione con la scusa di semplificarla, modernizzarla e garantire governabilità. Il governo Renzi lo vuole fare modificando ben 47 articoli. Lo fa scrivendo in maniera confusa e poco comprensibile articoli fondamentali. Lo fa forte di un’esigua maggioranza, senza coinvolgere i cittadini, dopo aver imposto con la fiducia l’approvazione di leggi che miravano a “rendere” innocui i principi e i valori della costituzione stessa. Ci riferiamo al jobs act e alla legge elettorale, alla “riforma” della scuola e a tutte quelle leggi e quei decreti che impediscono, di fatto, di garantire ai cittadini i diritti fondamentali al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla casa. Ci riferiamo a quel “pareggio di bilancio” inserito in costituzione con larghissima maggioranza, in sordina, senza coinvolgere i cittadini, con la falsa scusa che era l’Europa a imporcelo.
In autunno saremo chiamati a dare il nostro voto a questa “riforma” costituzionale. Confindustria si è schierata dalla parte del governo e ha annunciato ufficialmente di votare SI. Analogamente, anche la CISL in maniera, a nostro avviso, incomprensibile per un sindacato che dovrebbe difendere i diritti di chi vive del proprio lavoro, ha dichiarato il voto favorevole alla riforma costituzionale. L’ANPI, invece, si è schierata subito contro pronunciando un inequivocabile NO alla riforma “Boschi-Verdini-Napolitano”. La CGIL, al di là di espressioni critiche spesso personali, non ha ancora preso posizione ufficiale e non ha ancora dato indicazione di voto.
Noi crediamo che, di fronte allo scempio formale e sostanziale della prima legge dello Stato, non si possa rimanere indifferenti o neutrali. È obbligo di ognuno, e tanto più di organizzazioni politiche e sindacali, prendere una posizione chiara e netta su una questione fondamentale per l’assetto democratico del nostro paese qual è quella della modifica della Costituzione.
Ve lo chiediamo, compagne e compagni della CGIL, senza con questo voler prevaricare la vostra autonomia e indipendenza. Vi chiediamo in maniera accorata e precisa. che le organizzazioni territoriali e nazionali della CGIL prendano pubblicamente posizione e diano chiara indicazione di voto per il NO al prossimo referendum costituzionale. Fatelo per difendere e attuare i principi sanciti dalla Costituzione antifascista nata dalla Resistenza a partire dal diritto fondamentale a un lavoro garantito, sicuro e giustamente retribuito.
Partito Comunista Italiano – regione Veneto