una nota di Antonio Macera, Direzione Nazionale PCI
“Il Jobs Act rappresenta un’altra aggressione ai principi costituzionali, oltre che un oltraggio a chi aspira con speranza e aspettative legittime ad un lavoro solido, duraturo e congruamente retribuito. Con le scelte sul lavoro di questo governo si colpisce il diritto al lavoro così come lo hanno voluto i padri costituenti. Il lavoro è l’asse decisiva e fondante della Repubblica, “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” (Art. 1. Comma 1). Il lavoro è un diritto che deve essere garantito a tutti i cittadini, “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” (art. 4, comma 1); il lavoro è lo strumento attraverso cui i cittadini concorrono al progresso materiale e spirituale della società (art. 4, comma 2). Si capisce, dalle norme descritte, che il lavoro è un diritto che ci appartiene perché ci responsabilizza nella più alta delle funzioni, quella di essere partecipi dello sviluppo del nostro Paese. Ridurre il diritto al lavoro a mero diritto soggettivo esposto agli umori del datore di lavoro ed, eventualmente, indennizzabile, qualora gli umori del medesimo datore siano storti, vuol dire demolire la Costituzione nel suo principio più rilevante. Il jobs act, banalmente, persegue questo obbiettivo demolitivo, che si vuole rendere definitivo con la controriforma costituzionale Renzi/Boschi/Verdini.”