Intervento di Günther Pohl, Responsabile Dipartimento Esteri del Partito Comunista Tedesco (DKP)
(a cura di Fosco Giannini)
Care compagne, cari compagni:
il militante e combattivo saluto del Partito Comunista Tedesco, dei suoi militanti, del suo Comitato Centrale e del suo Presidente Patrik Köbele, giunga a tutte e tutti i delegati di questo primo Congresso Nazionale del Partito Comunista Italiano, incluso il Segretario Nazionale del PCI compagno Mauro Alboresi. L’imperialismo tedesco va, con molta forza, recuperando il terreno. Solo dieci anni dopo la caduta del muro di Berlino era entrato nuovamente in una guerra offensiva ( con i serbi aveva due conti in sospeso dal ventesimo secolo ), e al medesimo tempo è riuscito a convincere i popoli che allora facevano parte dell’Unione europea che si doveva creare una moneta unica che in seguito, nell’anno 2002, è divenuta realtà.
È stata una doppia vittoria: con la guerra in Jugoslavia la Germania è riuscita a costituirsi nuovamente come una forza militare, nonostante l’aver dato inizio a due guerre mondiali, e con l’euro la Germania ha sottolineato la sua potenza economica. A volte in concorrenza, a volte in alleanza con l’imperialismo statunitense, la Germania aumenta le sue potenzialità con le due facce di questa stessa moneta –che è il suo carattere imperialista.
Parte della natura dell’imperialismo, secondo Lenin, è che i monopoli devono necessariamente trovare mercati, dato che i propri non bastano. L’economia tedesca vive della vendita dei macchinari, delle automobili fino ad arrivare alle armi. Può sopravvivere solo se riesce a trovare compratori per i suoi beni. Il ruolo nefasto della politica tedesca rispetto all’Europa si è visto chiaramente a partire dalla crisi capitalista del 2007/2008, che non è ancora terminata. Si arrivò al mercato comune con la moneta unica che al principio doveva aiutare i Paesi “periferici” dell’Unione Europea per ottenere crediti blandi – utilizzando la motivazione della moneta forte. Con la crisi è divenuto ovvio il sistema tedesco di offrire crediti con il fine di far comprare all’estero prodotti tedeschi – gli stati sempre più indebitati dovettero chiedere denaro alle istituzioni europee, accettare la Troika e misure coercitive come tagli ai sistemi di salute o dell’educazione o degli affitti, solo per poter restituire il denaro prestato dalla Germania. Chi ha spiegato con maestria queste relazioni e l’imperialismo come modo d’essere del capitalismo di oggi è stato il compagno Domenico Losurdo. Molte volte ha parlato in Germania, mai ha è evitato di andare dritto al punto e separare la forma dal contenuto. Ci inchiniamo davanti a questo compagno!
Oggi l’Unione europea sta dentro differenti tipi di crisi: economica, monetaria, politica, di credibilità e della sua propria giustificazione, dell’ambiente, fra le altre. È dentro una crisi che riguarda i rifugiati – che sono il risultato di queste stesse politiche errate: l’Italia riceve più rifugiati attraverso il Mar Mediterraneo e la conseguenza della convergenza dell’estremismo delle destre, della xenofobia, e dell’offerta di supposte risposte facili ha creato un governo di destra.
Pertanto, per le comuniste e i comunisti italiani, si apre un nuovo campo di battaglia, più complicato da un lato, ma con possibilità nuove. È più che importante, è imprescindibile la critica all’Unione europea da sinistra! Non possiamo lasciare questo terreno alla destra che dice di essere antisistema quando invece nella realtà essa è pienamente parte del sistema con il suo odio, i suoi pregiudizi, la sua aggressività come espressione politica e la sua corruzione.
Dobbiamo sottolinearlo: gli unici che si oppongono al sistema capitalista siamo noi comunisti. C’è bisogno che lo ripetiamo. C’è bisogno che recuperiamo la strada e c’è bisogno che siamo noi quelli che orientano l’opinione pubblica. E ancora c’è bisogno che arriviamo all’unità nei luoghi dove vari partiti si appellano alla “falce e martello”.
In altre parole: c’è bisogno di partiti comunisti forti in Europa e nel mondo.
Viva il primo congresso nazionale del Partito Comunista Italiano!
Viva l’internazionalismo proletario!