Il PCI ed il dopo elezioni europee

L’esito del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo è inequivocabile.
Con esso un numero crescente di elettori ha decretato un pesante arretramento delle forze ricondotte ai gruppi parlamentari popolare, socialista, liberale, ossia dei gruppi largamente responsabili delle politiche che si sono affermate negli anni all’insegna del liberismo, dell’austerità, e quindi della crisi dell’Unione Europea che ne è discesa.
Con tale voto escono rafforzate le forze politiche che gli osservatori definiscono generalmente sovraniste, un insieme di forze marcatamente di destra, che da tempo hanno mostrato il loro volto e che pongono pesanti interrogativi per il futuro democratico dei Paesi interessati, dell’Europa stessa. Diverse tra esse risultano al primo posto in paesi quali la Francia, il Regno Unito, l’Ungheria, l’Italia.
Con tale voto si registra anche un pesante arretramento delle forze afferenti al gruppo parlamentare europeo GUE/NGL, la cui proposta politica alternativa, di sinistra, non è stata percepita dall’elettorato come la risposta adeguata alla crisi dell’Unione Europea.
Le ripercussioni del voto sugli equilibri del Parlamento Europeo sono rilevanti, e nelle prossime settimane si evidenzierà un serrato confronto volto a determinarne di nuovi, a condizionare l’attribuzione dei posti chiave, un confronto che dirà molto anche in relazione al se ed in che misura cambieranno le politiche europee, in particolare quelle economiche.
Per quanto riguarda il nostro Paese il voto per il rinnovo del Parlamento Europeo, confermando la volubilità dell’elettorato, il venire meno di ogni rendita di posizione, ha determinato profondi cambiamenti nel quadro politico.
La Lega ha ottenuto oltre il 34% dei voti divenendo il primo partito, seguita dal PD, che pur perdendo oltre 100000 voti rispetto alle ultime elezioni politiche si attesta oltre il 22%, dal M5S, che perde oltre 6 milioni di voti dimezzando il consenso ottenuto nelle medesime elezioni, da Forza Italia, che scende sotto la soglia del 10%, confermando il proprio declino, da Fratelli d’Italia, che con oltre il 6% registra un significativo avanzamento. Queste cinque forze politiche sono le uniche che portano parlamentari in Europa.
In linea con quanto accaduto in tanti altri contesti europei la sinistra registra un risultato assai negativo, solo in minima parte riconducibile al “richiamo al voto utile” che ha premiato il PD, passando da oltre il 4% delle precedenti elezioni europee, che le avevano consentito di eleggere 3 suoi rappresentanti, all’1,7%. Un risultato negativo, quello ascrivibile al “campo largo della sinistra”, completato dallo 0,8% dei voti andati al PC. Un risultato che non può non interrogare circa la prospettiva di tale schieramento.
La situazione determinatasi dopo questo voto, in gran parte confermata dall’esito delle elezioni amministrative svoltesi in concomitanza in diverse realtà territoriali del Paese, non potrà non avere ripercussioni sulla stessa tenuta del Governo Conte. Gli equilibri interni allo stesso, infatti, si sono ribaltati a favore della Lega, a discapito del M5S, che conferma la propria parabola discendente. Quello che si profila è uno scenario dal quale non può essere escluso il ricorso, a breve, a nuove elezioni politiche, nelle quali uno schieramento di destracentro può proporsi come favorito.
Il PCI, che per le note ragioni non ha potuto presentarsi in quanto tale alle elezioni europee, a fronte della situazione data non può che confermare la propria posizione circa l’Unione Europea, sottolineando la necessità di mettere in campo una capacità di analisi, di proposta, d’azione, in grado di contrastare efficacemente le politiche, l’idea stessa di Europa che il grande capitale transnazionale è riuscito ad affermare, le politiche imperanti, e di prospettare un’alternativa possibile, oltre che necessaria.
Ciò che serve è un’altra Europa, dall’Atlantico agli Urali, un’Europa che ha in una dimensione sociale avanzata, tutelante, la propria ragion d’essere, un’Europa della democrazia, della cooperazione tra stati sovrani con uguali diritti, volta alla pace, alla collaborazione, alla solidarietà con il mondo.
In relazione alla realtà italiana il PCI non può che ribadire la propria ferma opposizione alle poltiche del governo in carica, che a fronte dell’esito del voto rischiano di caratterizzarsi ancor più come politiche di destra ( emblematiche al riguardo la questione della flat tax, il decreto sicurezza bis), promuovendo articolate iniziative volte a fare conoscere le proprie proposte alternative per un cambiamento sociale e politico dell’Italia fortemente ancorato alla Costituzione Repubblicana.
In relazione alla situazione data, su tali posizioni, il PCI promuoverà nei prossimi giorni una articolata iniziativa volta alla massima unità possibile con l’insieme delle forze comuniste e della sinistra di alternativa interessate.
L’unità nella diversità è la risposta da dare alla crisi con la quale le stesse sono chiamate a fare i conti.

Roma, 28 Maggio 2019
La segreteria nazionale del PCI

3 Comments

  1. germano perugini

    Cari compagni, oltre alla riunificazione delle sinistre, a mio avviso occorrerebbe che il partito iniziasse a stare nei quartieri, tra la gente, facendo emergere, da un lato le politiche che vengono effettuate dal governo e dall’altro proporre alternative. I mezzi di comunicazione oltre a quelli tradizionali, (giornali, internet ….) potrebbe essere quello di volantinare incontrando e parlando con la gente nei quartieri, nelle scuole, nei posti di lavoro (un po come si faceva una volta).

  2. pavia

    L’unità nella diversità è l’unica strada da seguire per i diversi partiti comunisti presenti in Italia, l’unità deve essere perseguita dalla base perché i vertici testimoniano storicamente che creano una pluralità di partiti, frazionano i lavoratori, sia nei sindacati, sia nei partiti comunisti. La diatriba dirigenti-diretti è fuori dal contesto di un partito comunista, che tra l’altro dovrebbe porsi come primo problema di creare l’intellettuale collettivo, non gerarchie, burocrazie.
    Altro argomento da affrontare è il voto degli italiani all’estero dove da articoli di diversi giornali e dal peso che questi hanno decidono sull’esito elettorale . In alcuni di non grandi dimensioni, dove l’emigrazione è stata massiccia, tale voto rappresenta circa un terzo dei voti; molti di questi voti arrivano dall’Argentina, paese di cui conosciamo le vicende storiche : più di trentamila desaparecidos.
    Bisogna creare, di fronte all’esito elettorale, un comitato di liberazione nazionale dei partiti comunisti, sia in Italia, sia in Europa .
    pv

  3. giovanni

    dare continuità di riferimenti, è imprescindibile per un partito, io suggerirei di trovare una linea comune politica con il pc per il quale voi avete dato indicazioni di voto dopo il vostro mancato raggiungimento di quorum, non cambiare un’altra volta questi benedetti riferimenti, poiché questo continuerà a portare confusione e non si riuscirà mai a venirne a capo della situazione nella sinistra italiana.

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