In occasione dell’uscita nelle librerie del libro “Il processo Stalin” del compagno Ruggero Giacomini, storico e segretario della sezione di Ancona del nostro Partito, pubblichiamo una breve sintesi della presentazione del libro di pochi giorni fa.
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E’ stato presentato venerdì scorso in Ancona in un saloncino affollato della libreria Feltrinelli il nuovo libro di Ruggero Giacomini, Il processo Stalin, edito da Castelvecchi, presenti con l’Autore i docenti dell’Università di Urbino Stefano Azzarà ed Emiliano Alessandroni.
Il prof. Azzarà, richiamando la lezione di Domenico Losurdo, ha ricordato come la storiografia sulla Rivoluzione francese si sia da tempo lasciate alle spalle vecchie diatribe tra Robespierristi e Dantonisti, per sottolineare come anche il libro di Giacomini, di cui ha curato la prefazione, si caratterizzi per un approccio alla Rivoluzione sovietica che abbandona l’apriorismo ideologico delle dicotomie Trockisti contro Stalinisti e viceversa, preferendo una ricostruzione accurata e attenta ai reali accadimenti. Alessandroni dal canto suo ha evidenziato il carattere innovativo della ricerca di Giacomini, da cui escono confutati molti luoghi comuni della storia sovietica, grazie alla ricognizione della più aggiornata bibliografia e all’utilizzo della più ampia documentazione emersa dagli archivi ex sovietici dopo la fine dell’Urss.
Il processo Stalin è un libro che fa discutere, proprio perché, affrontando in maniera laica l’argomento, scuote e mette in crisi vecchie certezze e “verità rivelate”, dogmaticamente accolte ed entrate nel senso comune. L’Autore infine ha ricordato l’anomalia di un “processo” al morto, di cui si ha un precedente illustre nella storia della Chiesa del IX secolo, e come non sia stata l’ansia di verità a muovere la requisitoria di Chruscev, ma l’aspra lotta politica per il primato tra i successori. Dovere fondamentale degli storici come dei giudici è cercare riscontri e praticare verifiche. Un metodo che Giacomini ha sperimentato con successo nel diretto precedente di questo lavoro presso lo stesso editore, Il giudice e il prigioniero, rivisto e riedito più di recente col titolo Gramsci e il giudice.