Un nuovo governo Conte è alle porte.
Infatti, a seguito dell’accordo intercorso tra il Movimento Cinque Stelle ed il Partito Democratico, lo stesso è stato indicato quale candidato a Presidente del Consiglio dei Ministri di un futuro governo “giallo-rosso” ed in tale veste, ricevuto l’incarico dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, definita la compagine governativa, si presenterà nei prossimi giorni in Parlamento per sottoporsi al voto di fiducia che, stante i rapporti di forza in campo, appare scontato.
Quanto si profila, pur rispettando le prerogative proprie di una Repubblica Parlamentare, è uno sbocco all’attuale crisi di governo, aperta dalla Lega e sancita dalle dimissioni di Conte da presidente della compagine governativa Movimento Cinque Stelle- Lega lo scorso 20 Agosto, assolutamente inedito, difficilmente immaginabile fino a qualche tempo prima.
Che il governo “giallo-verde” a guida Conte sia giunto al termine dopo circa 15 mesi è per il PCI, come già sottolineato, un fatto positivo.
Le politiche messe in campo dallo stesso, sorretto da due forze politiche assai diverse tra loro, ma accomunate da un marcato approccio populista, si sono infatti da subito dimostrate largamente incapaci di rispondere ai bisogni del Paese, segnatamente del mondo del lavoro, delle masse popolari, ed a seguito dell’esito del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo, le stesse si sono sempre più evidenziate a “trazione leghista”, marcatamente di destra (emblematici al riguardo le scelte e gli orientamenti assunti relativamente all’immigrazione, alla finanza, all’economia) e con la questione dell’autonomia differenziata sono giunte perfino a porre in discussione l’unità statuale.
Quanto va profilandosi, ossia un nuovo governo Conte, ad oggi sorretto anche da Liberi ed Uguali, dichiaratamente votato a concludere la legislatura, mette all’angolo la Lega, e per tanta parte determina le condizioni per il superamento della politica dalla stessa perseguita, inquietante sullo stesso terreno della democrazia.
Anche se ad oggi non si conoscono i dettagli del programma del governo che molto probabilmente verrà, non è lecito attendersi una politica di reale “ rottura” rispetto al recente passato, un progetto per il Paese in grado di rispondere per davvero ai bisogni dei cittadini, che continuano a misurarsi con gli effetti della crisi capitalistica, la cui recrudescenza è sotto gli occhi di tutti, delle politiche scelte per governarla, che oltre alle responsabilità conclamate dei governi di centrodestra e di centrosinistra che si sono succeduti alla guida del Paese, annoverano da oggi anche quelle di Lega e Movimento Cinque Stelle.
Noi, i comunisti, non possiamo che essere all’opposizione di tale governo e ribadiamo che siamo e saremo in campo per un’alternativa alle politiche che non rappresentano la risposta ai bisogni del mondo del lavoro, delle masse popolari, del Paese, a sostegno di un progetto di reale cambiamento, politico e sociale, per l’Italia, che passa innanzitutto attraverso il rilancio del ruolo dello Stato nella finanza e nell’economia, che assume il lavoro, la sua tutela e valorizzazione, come discriminante, che rompe con la centralità del mercato, con la sudditanza euro-atlantica dell’Italia, con l’acquiescenza alle politiche dell’Unione Europea ( ed il voto di PD e M5S a favore del nuovo Commissario Europeo dice molto al riguardo) con la cultura liberista imperante. Come già sottolineato va in tale direzione l’appello “Per l’unità comunista entro un fronte della sinistra di classe” lanciato dal PCI, l’attenzione ad esso riservata da più parti.
Nelle prossime settimane il partito sarà quindi impegnato ad allargare tale processo unitario, a promuovere iniziative e mobilitazioni, a carattere generale e particolare, atte a sostanziarlo, ed in tale ottica occorre la messa in campo di una manifestazione nazionale che raccolga tutti coloro che si oppongono, in coerenza con quanto sottolineato, nella convinzione che ciò è funzionale ad affermare le risposte necessarie alla crisi in atto.
Il PCI è e resta in campo per una vera svolta politica e sociale.
Roma, 31 Agosto 2019
La segreteria Nazionale del PCI
Tutto giusto. Spero che quanto si profila vi convinca della necessità di non avere più, se mai lo avete avuto, alcun dialogo politico con quelle forze che si autodefiniscono “di sinistra” , Fratoianni, Bersani, Rifondazione et similia, e che sono in realtà la ruota di scorta di un partito, il Pd, che una forza rivoluzionaria quale il PCI aspira ad essere, dovrebbe considerare il nemico numero uno. E’ il partito di fiducia del capitale della borsa della finanza e degli aguzzini di Bruxelles che infatti hanno poche settimane fa contribuito ad eleggere.
[…] A volte ritornano… […]
nei partiti populisti vi sono elementi di socialismo, la storia, il fascismo insegna, non per niente riescono ad avere il consenso elettorale di massa; compiti di un partito PER il comunismo è di saper cogliere gli elementi che possono rendere coscienti, educare le masse pere toglierle dalla manipolazione del capitale e delle sue arti per farsi votare. La teoria dei consigli, della partecipazione diretta delle masse è la linea che porta all’acquisizione della coscienza di classe, all’erudire ed organizzare. La piattaforma R…. e i comizi continui ne sono la prova, perché fanno partecipare, pur non facendo decidere. Un partito di massa deve essere per il comunismo, non autodefinirsi comunista, deve avere commissari del popolo non dirigenti e diretti, non deve partecipare alle elezioni col metodo delle partitocrazie, ecc.….Non siamo più nel 1917, in una moltitudine di analfabeti, né siamo negli anni del PCI-1989 in cui si adottavano per gli attivisti i metodi delle rivoluzioni fallite mentre i dirigenti si autocandidavano in ogni luogo e in continuazione per amministrare il capitale.