Giuseppe Privitera – Responsabile Lavoro PCI – Federazione di Catania
Ad oggi sono 617 i lavoratori morti sui luoghi di lavoro.
Nel 2018 sono stati 1133 durante tutto l’anno. Nell’ultimo decennio sono stati registrati più di 10.000 lavoratori morti sul luogo di lavoro. Numeri impressionanti, drammatici, più attinenti ad un conflitto armato che ad infortuni sul lavoro. Una domanda, allora, sorge spontanea: perché questo accade? Com’è possibile che si assiste a questa strage nell’indifferenza generale?
Certamente la causa primaria di queste tragedie sta nel Codice degli Appalti e nell’istituto del subappalto.
Ribassi eccessivi, subappalti irregolari senza autorizzazioni e lavori a cottimo sono tra le principali cause degli infortuni sul lavoro. Si cerca di recuperare quanto perduto con le offerte anomale o nell’affidamento, risparmiando sui sistemi di sicurezza.
Il Decreto Sblocca Cantieri, varato dal precedente Governo giallo-verde, ha aggravato ancor di più la drammatica realtà, allentando ancor di più la disciplina del subappalto:
– ha portato dal 30% al 40% il limite delle opere da subappaltare;
– ha sospeso l’obbligo di indicare una terna di subappaltatori alla stazione appaltante;
– ha eliminato l’art. 80 del C.d.A., il quale disciplinava i motivi di esclusione dalle gare per varie ragioni, tra cui per infiltrazioni mafiose (attualmente lo specifico provvedimento risulta per fortuna sospeso fino a dicembre 2020, come deciso in sede di conversione in legge);
– ha modificato, aumentandola da 100.000 € a 200.000 €, la somma per l’affidamento diretto negli EE.PP., aprendo così un’autostrada a possibili infiltrazioni mafiose.
Siamo quindi di fronte ad una strategia che mira a tutelare determinati interessi e a garantire ampi profitti alla categoria imprenditoriale, siano le sue varie componenti sane o in odor di mafia. Tutto a discapito dei lavoratori.
Una strategia nata circa 20 anni fa, nel 1997, con il pacchetto Treu del primo Governo Prodi, quando si intervenne pesantemente per la prima volta a destrutturare il mercato del lavoro, adeguandolo alle esigenze del padronato a scapito dei lavoratori. Con la parolina magica “Flessibilità”, che in vero si leggeva “precarietà”, la quale avrebbe dovuto combattere e debellare la disoccupazione, furono inventate nuove forme di contratti precari: interinale, co.co.co., contratto a progetto. Con il falso mito che la flessibilità avrebbe agevolato l’occupazione si destabilizzò il mercato del lavoro precarizzandolo.
Nel 2003, sotto il Governo Berlusconi, si intervenne ancor più pesantemente con la legge Biagi, che rimodulò e inventò nuove forme di contratti precari: rimodulò i co.co.co., inventò i contratti di somministrazione lavoro, lavoro accessorio, lavoro occasionale, ecc. ecc.
Nel 2012 fu la volta della Fornero durante il Governo Monti, la quale diede il primo colpo all’art. 18 della legge 300, lo Statuto dei Lavoratori; completò l’opera il Governo Renzi con il contratto a tutela crescente “Jobs Act”, che abrogava del tutto l’art. 18, il quale garantiva il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo.
Parallelamente si interveniva su un’altro aspetto fondamentale legato alla tutela dei lavoratori e dei disoccupati: gli uffici di collocamento.
Venne così prima smantellato il diritto di assunzione con chiamata numerica (Treu, 1997), con la scusa che il lavoratore che veniva assunto non sempre corrispondeva alle esigenze professionali; poi vennero istituiti gli uffici di collocamento di natura privatistica (Bassanini, 1997); ed infine si completò l’opera con la legge Biagi, la quale trasferì definitivamente le funzioni di collocamento dal pubblico al privato: molte agenzie di collocamento finirono così nelle mani di imprenditori e politici. Il lavoratore divenne ostaggio delle imprese, privato di qualunque possibilità di difesa, condannato al precariato perenne senza diritti e senza tutele.
Tutto ciò dimostra come sia stata palese in questi ultimi 20 anni l’attuazione di una strategia liberista portata avanti dal padronato, che ha goduto del supporto e della complicità dei vari governi che si sono succeduti negli anni, fossero essi di centrosinistra, di centrodestra o soltanto di destra come l’ultimo Governo giallo-verde.
Tutti i governi hanno portato avanti una strategia che mirava unicamente a liberare gli imprenditori da lacci e lacciuoli, diritti e tutele dei lavoratori per avere le mani libere, in maniera tale che il capitalismo potesse così disporre a suo piacimento della forza lavoro necessaria e adeguare questa ai suoi fini, accrescendo i propri profitti. Non ha avuto importanza per nessuno se in questi anni il lavoro così precario fosse diventato fonte di alienazione, di disperazione, di povertà, di morte morale e trappola per migliaia di lavoratori.
Il lavoro, lo strumento di emancipazione della classe lavoratrice, lo strumento attraverso il lavoratore acquisisse la sua dignità, si è invece trasformato in una trappola mortale dove i lavoratori perdono la propria dignità e spesso la vita stessa.
Diventa dunque prioritario ripristinare un minimo di agibilità democratica per la tutela dei diritti, della dignità, della salute dei lavoratori.
Ma le forze del capitalismo e della conservazione sono tante, forti e potenti, e si opporranno in tutti i modi possibili a qualunque tentativo di cambiamento dello stato attuale.
Si rende, quindi, necessaria l’unione di tutte le forze della sinistra di classe, del sindacato dei lavoratori per intraprendere una battaglia di liberazione dal giogo del capitalismo.