Differenze tra un tentativo di colpo di stato e una insurrezione popolare civica

Traduzione di Marica Guazzora

Condivido da Carlos Fonseca Terán un confronto molto interessante tra i processi di insurrezione in Ecuador e il tentativo di colpo di stato che ha avuto luogo in Nicaragua . È un confronto illuminante che merita di essere letto e che fornisce molti materiali per la riflessione comparativa di questi due casi che alcuni giornalisti confondono intenzionalmente. Ecco il documento:

1.
In Nicaragua, la crisi del 2018 è stata innescata da riforme della sicurezza sociale opposte a quelle che il FMI voleva imporre, contrarie agli interessi dei grandi imprenditori e favorevoli agli interessi dei lavoratori.
In Ecuador, l’attuale crisi è stata innescata dall’obbediente applicazione da parte del governo delle politiche dettate dall’FMI a danno della popolazione e a beneficio di grandi imprenditori.

2.
Nelle rivolte in Nicaragua vi fu la partecipazione di gruppi armati che attaccarono le forze di polizia e i sostenitori del processo rivoluzionario, a seguito dei quali ci furono morti su entrambi i lati, il bilancio delle vittime fu più alto tra i sandinisti che tra gli avversari.
In Ecuador le proteste si svolgono senza l’uso di armi e non ci sono attacchi violenti contro i sostenitori del governo, che non sono venuti per dimostrare in difesa delle politiche di un governo traballante che risponde agli interessi delle élite, a differenza del Nicaragua, dove con un governo popolare e rivoluzionario, centinaia di migliaia di cittadini hanno manifestato in difesa del loro governo e del loro progetto rivoluzionario.

3.
In Nicaragua, il governo ha chiesto il dialogo dall’inizio della crisi e, al fine di creare un ambiente favorevole, ha abrogato provvisoriamente le riforme della sicurezza sociale.
In Ecuador, la prima cosa che il governo ha fatto è stata affermare che le misure applicate erano salde.

4.
In Nicaragua, come dimostrazione di buona volontà, il governo ha fermato la polizia, vittima di assedio da parte di gruppi armati violenti, e con la polizia ferma il ​​numero di morti al giorno è aumentato, dimostrando che i morti non erano prodotto della repressione.
In Ecuador, le forze di polizia sono rimaste attive nella repressione permanente dei manifestanti.

5.
In Nicaragua, gruppi armati e violenti, approfittando del fermo della polizia e della volontà dialogante del Fronte sandinista, si sono alleati con il crimine organizzato, prendendo possesso di intere città, sequestrando gli abitanti, catturando militanti sandinisti, torturandoli e uccidendoli, e per questo motivo ci sono stati un maggior numero di morti nei “tranquilli” che negli scontri di strada e nell’offensiva per il recupero delle città, contro gli avversari armati, e lo smantellamento dei “tranquilli”.
In Ecuador non ci sono state rappresaglie da parte dei manifestanti contro i sostenitori del governo, né vi è stato un controllo territoriale armato e violento da parte degli oppositori.

6.
In Nicaragua, dopo l’abrogazione delle riforme della sicurezza sociale, l’opposizione non ha sollevato pretese sociali, poiché è il sandinismo che ha difeso tali affermazioni, che vengono affrontate dal governo attraverso le sue politiche, mentre quando governavano gli attuali oppositori, quelle rivendicazioni venivano ignorate dai governi neoliberisti di quel tempo e i diritti delle persone calpestati.
In Ecuador, i manifestanti difendono una serie di richieste sociali interessate dalle politiche neoliberiste e applicate dall’attuale governo. Tra queste vi sono: il sussidio per il carburante, che è stato eliminato dal governo, causando così un forte aumento dei prezzi dei prodotti di prima necesità; l’applicazione di tasse e tariffe su articoli al di fuori del paniere di base, veicoli e materiali che costituiscono il capitale fisso di grandi imprese, che sono stati eliminati, lasciando allo Stato la possibilità di sfruttare una grande quantità di risorse che potrebbero invece essere utilizzate a beneficio dei settori più poveri; il mantenimento dello stipendio dei lavoratori e i trenta giorni di ferie dei dipendenti pubblici, che sono stati eliminati stabilendo la riduzione del 20% del salario per i rinnovi contrattuali e il regalo allo Stato di un giorno di stipendio per i dipendenti pubblici.

7.
In Nicaragua, le azioni dell’opposizione sono state finanziate da agenzie straniere, tra cui USAID e NED, utilizzate dagli Stati Uniti per destabilizzare il governo sandinista slegato dai loro interessi, e in esse hanno partecipato la grande impresa privata, i media di comunicazione della destra, i politici tradizionali dei partiti “vendepatria” e la cupola della Chiesa cattolica.
In Ecuador, le proteste sono state promosse dalla società, dai sindacati, dagli indigeni e da altri settori organizzati della società, nonché dalla rivoluzionaria militanza politica, identificata con gli interessi del popolo. Al contrario, l’impresa privata, i media di destra, i politici di destra, i loro partiti e la cupola ecclesiastica cattolica, sostengono il governo e ripudiano i manifestanti.

8.
In Nicaragua, sono state rese possibili azioni destabilizzanti grazie in gran parte alla manipolazione dei media e dei social con notizie e montaggi falsi.
In Ecuador, le azioni del movimento popolare in rivolta contro le politiche neoliberali non sono nate dalla realtà virtuale, ma dalla vera realtà affrontata dal popolo ecuadoriano, con un brutale aumento del costo della vita, tra le altre calamità sociali, contro le quali si è levato quel popolo valido e coraggioso.

9.
In Nicaragua non vi era alcuna situazione che giustificasse la richiesta di elezioni, poiché il governo è sempre stato impegnato nel dialogo, che era stato ripetutamente sospeso dall’opposizione, e la Costituzione del nostro paese non contempla questa figura politica.
In Ecuador, la Costituzione contempla la richiesta di elezioni in situazioni di tumulto nazionale e ne stabilisce persino le procedure corrispondenti.

10.
In Nicaragua, le potenze imperialiste capeggiate dagli Stati Uniti, nonché i loro strumenti internazionali come l’OAS, hanno sostenuto pubblicamente l’opposizione nel suo tentativo di rovesciare il governo sandinista.
In Ecuador è l’opposto: le forze reazionarie dei potenti del mondo sostengono il governo neoliberista e respingono le azioni dei settori popolari che rivendicano i loro diritti contro le politiche dell’attuale governo.

Finalmente una breve riflessione. Come abbiamo visto, le differenze sono spaventose, tra il tentativo di rovesciare violentemente un governo legittimo che difende gli interessi del popolo e della nazione contro le pretese dell’imperialismo, che intende imporre la sua volontà e intervenire negli affari interni dei paesi sovrani, e una popolare ribellione disarmata, con richiesta di diritti ridotti da un governo che difende gli interessi dell’oligarchia e risponde ai dettami dell’imperialismo attraverso organizzazioni come l’FMI.

Quasi tutti i governi di sinistra che sono emersi in America Latina e nei Caraibi dal 1999 dopo il trionfo della Rivoluzione Bolivariana in Venezuela, sono emersi dalla lotta popolare, piuttosto che dai processi elettorali, poiché questi erano piuttosto il culmine di quelle lotte, che hanno prodotto in alcuni paesi persino il rovesciamento di governi neoliberali (fino a tre presidenti in una settimana nel caso dell’Argentina, così come furono rovesciati tali governi in Bolivia, Ecuador e Brasile). Nel caso del Venezuela, c’era stata una ribellione armata patriottica di forze militari impegnate negli ideali di Simón Bolívar, poco dopo la rivolta popolare, massacrata dal governo molto democratico di Carlos Andrés Pérez, che nella vita era un grande amico degli oppositori di qui.

È impossibile conquistare il potere da parte del popolo e avviare un processo rivoluzionario, se non attraverso la lotta popolare, indipendentemente dal fatto che si abbiano espressioni politiche di tipo elettorale, che, nelle attuali condizioni politiche del mondo, sono anche necessarie . Nel nostro caso, ad esempio, il sandinismo non sarebbe mai tornato al potere senza le tante lotte popolari combattute contro il neoliberismo, nei diciassette anni in cui la destra governava il nostro paese, nonostante nel nostro caso specifico e a causa delle nostre condizioni politiche, il sandinismo non ha mai deciso di rovesciare nessuno di quei governi fantoccio dell’imperialismo, come era prima Somoza, ma in quest’ultimo caso le nostre condizioni non avrebbero consentito un’uscita elettorale pacifica. Quando ci furono i disordini popolari degli anni novanta contro le politiche neoliberiste, si sarebbe negoziato per raggiungere almeno parzialmente le rivendicazioni popolari che avevano motivato quelle proteste e le rivolte popolari si sarebbero fermate da parte degli stessi volontari e dalla loro disciplina politica, contrariamente a quello che è avvenuto con le forze del colpo di stato dell’anno scorso, il cui unico scopo era il rovesciamento del governo sandinista.

Ora è nato un bellissimo motto, ispirato a quello del periodo della lotta della guerriglia in El Salvador, che diceva: “Se il Nicaragua ha vinto, El Salvador vincerà”. Questo nuovo motto ora è: “Se il Nicaragua ha vinto, l’Ecuador vincerà”. Se il Nicaragua sconfisse le forze oscure guidate dall’imperialismo USA e riuscì a impedire loro di rovesciare il nostro governo rivoluzionario, l’Ecuador sconfiggerà quelle stesse forze, ma nel loro caso sono al governo, proprio come abbiamo fatto noi: con la lotta popolare organizzata, e guidato da un’avanguardia politica rivoluzionaria, pilotando un programma politico volto alle trasformazioni sociali che garantiscano il miglioramento della vita delle persone, attraverso un’equa distribuzione della ricchezza, e con l’esercizio del potere politico ed economico da parte delle forze popolari organizzate, sotto l’ orientamento di una forza politica all’altezza del popolo a cui appartiene e che lotta per ottenere la vittoria popolare. I figliocci dell’imperialismo e i governanti traditori dell’Ecuador NON POSSONO né POTRANNO fronteggiare quel popolo eroico, mobilitato nella lotta popolare permanente e vittoriosa. Hasta la victoria, SIEMPRE MÁS ALLÁ; PATRIA LIBRE O MORIR.

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