Non in nostro nome!

di Mauro Alboresi, Segretario Nazionale PCI

Nell’ambito della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale delle Marche, tra il materiale di propaganda che le diverse liste concorrenti hanno prodotto a sostegno delle proprie proposte politiche, è stato diffuso un manifesto/volantino a firma “Comunista per le Marche”, che antepone i diritti sociali ai diritti civili.

Ciò sino a rimarcare il disinteresse per le minoranze culturali, per la libertà di stampa e la controinformazione,  per i diritti LGBT, per i cambiamenti climatici, sino a quando i diritti sociali non si saranno affermati.

Tale posizione non rappresenta, né può rappresentare in alcun modo, la posizione del Partito Comunista Italiano, che ne prende pertanto le distanze formalmente e risolutamente, essendo  in palese contrasto con la stessa storia dei comunisti in Italia, che sempre si sono battuti per l’affermazione degli uni e degli altri, conseguendo grandi risultati.

A fronte dell’offensiva  capitalista in atto, tesa a smantellare, a negare i diritti sociali, a mettere in  discussione i diritti civili acquisiti, a negarne di nuovi, la soluzione non è quella prospettata,  contro la quale, inevitabilmente, si stanno levando parole di ferma condanna, innanzitutto da parte del blocco sociale che si dichiara di volere  rappresentare, quanto quella di promuovere forme di resistenza, di lotta in difesa degli uni e degli altri, iniziative atte a rimettere in campo quanto necessario alla loro riaffermazione, al loro sviluppo.

Non è in discussione la centralità del conflitto tra capitale e lavoro, né la denuncia dell’ipocrisia di quanti rivendicano propagandisticamente la difesa dei diritti civili abbandonando però quella dei diritti sociali, ma una posizione che, come sottolineato, antepone i diritti sociali ai diritti civili.

No, quella posizione non appartiene al PCI, ma ad una diversa cultura politica che, inevitabilmente, ne rimarca la distanza.

https://www.facebook.com/ComunistaMarche/posts/153970419686261
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