di Lorenzo Cosimi, PCI Toscana
La drammaticità della situazione del mondo del lavoro sta investendo in pieno il nostro paese e la nostra regione. Nel pieno di una pandemia come quella che stiamo affrontando oggi il futuro è sempre più precario e cupo.
La deindustrializzazione della Toscana in vari settori strategici dell’economia è sotto gli occhi di tutti e occorre una svolta di pensiero e di progettazione per salvare posti di lavoro e non distruggere economicamente e socialmente i territori.
La vicenda legata alla Bekaert ha dell’incredibile, la volontà dell’azienda di non attivare la cassa integrazione legata a questo determinato periodo legato al Coronavirus e procedere ai licenziamenti rappresenta l’arroganza padronale nel non voler tener conto delle esigenze di un territorio e nel non dare futuro a lavoratori che svolgono un lavoro qualificato. Si chiude punto e basta, questo è quanto. E invece no, per noi non è possibile che non ci possano essere prospettive di reindustrializzazione per ridare dignità ai lavoratori e non distruggere economicamente l’indotto e la zona del Valdarno.
Come in altre situazioni è indispensabile che intervenga lo Stato, un intervento pubblico che possa ridare fiato e speranza anche in virtù di una possibile autogestione.
Come comunisti non solo siamo vicini umanamente ai lavoratori della Bekaert ma riteniamo fondamentale che sia messa in atto ora la proroga del blocco dei licenziamenti, premessa necessaria perché possano continuare tutte le forme di lotta possibili per la reindustrializzazione di questo sito produttivo, poiché le politiche neoliberiste oggi aggrediscono sempre di più il mondo del lavoro in nome del profitto.
Più Stato e meno mercato. Questa è l’unica soluzione per ridare speranza.